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Loredana Tauriello

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POTENZA – Una capoclan temuta e rispettata, capace di gestire le piazze di spaccio di “ Scanzano Jonico e Bernalda, e attirare nella “rete” del clan imprenditori ricattabili da sottoporre a estorsione. Ma più in generale una donna «estremamente pericolosa», che non si sarebbe fatta scrupoli a drogare di nascosto il compagno. Per tenerlo buono mentre lei si occupava dei suoi affari.

C’è anche questo nel ritratto di “lady mafia” Loredana Tauriello, la 39enne di Pisticci che secondo la Dda di Potenza e i carabinieri della cittadina ionica sarebbe stata alla guida dei traffici di droga colpiti, martedì mattina, con l’esecuzione di 19 ordinanze di misure cautelari tra Bernalda, Pisticci e le province di Bari, Taranto e Roma.

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Oggi dovrebbero partire gli interrogatori di garanzia per i destinatari delle misure in questione. Ma anche se tra questi lei non c’è, in quanto raggiunta da un precedente ordine di carcerazione, è evidente che molte delle domande di pm e gip saranno dedicate al suo ruolo. Sempre che qualcuno tra gli indagati decida di non avvalersi della facoltà di restare in silenzio.

Di fatto tra gli elementi a sostegno dell’esistenza di una vera e propria associazione a delinquere, finalizzata allo spaccio e aggravata dal metodo mafioso, ci sono diverse testimonianze raccolte sul conto della carismatica leader del gruppo. Inclusa quella dell’ex compagno, che è stato sentito dagli inquirenti dopo l’arresto di lei, a ottobre dell’anno scorso.

«Stava con me perché io la mantenevo economicamente». Questo il racconto al pm antimafia, Annagloria Piccininni, del giovane uomo, titolare di un’impresa agricola di Bernalda, che ha riferito di essere stato informato in più occasioni di un’altra relazione allacciata da Tauriello, con un noto costruttore di Pisticci, e di essere stato messo in guardia da lei. Quindi l’ha accusata di averlo incastrato, piazzando della droga all’interno della sua azienda, come ritorsione perché lui l’aveva lasciata. Una rottura traumatica, dopo il primo blitz dell’Antimafia contro il clan degli scanzanesi, guidato dall’ex carabiniere Gerardo Schettino, a cui la compagna, accusata di far parte del clan, era scampata soltanto per un soffio, perché il gip non aveva creduto alle accuse nei suoi confronti.

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«Lasciai Loredana verso ottobre 2018, dopo l’arresto di Schettino Gerardo ed altri». Così prosegue il verbale con le rivelazioni dell’imprenditore. «La mia famiglia dopo questi arresti in cui venne coinvolta anche la Tauriello fece di tutto per aprirmi gli occhi sulla mia relazione con la stessa e sul fatto che lei, come sapevano tutti, aveva una relazione con un vecchio (…) Quindi decisi di lasciarla e lei dopo avermi tempestato di telefonate e messaggi per convincermi a ritornare con lei, non riuscendoci, fece in modo da farmi arrestare».

«Sono stato arrestato per colpa della Tauriello, infatti io non ho mai fatto queste cose». Ha aggiunto l’uomo. «Sono stato consigliato più volte dalla mia famiglia di lasciare la Tauriello. Quando sono stato arrestato, lo stupefacente sequestrato è stato trovato nella stalla dove io facevo tenere il cavallo (…) della Tauriello. Io, in quel momento pur sapendo che lo stupefacente del tipo hashish e marijuana trovato nella stalla era stato occultato dalla Tauriello, mi sono preso la responsabilità perché ero innamorato di lei».

A un certo punto del racconto l’uomo pare lanciare una specie di avvertimento al pm, con una concitazione che traspare anche dalla fredda sintassi di un verbale.

«Le dico che è una donna estremamente pericolosa, tanto è vero che il fratello Pasquale ebbe a dire ai miei genitori che durante la nostra convivenza, la Tauriello spesso mi somministrava sostanze soporifere ed infatti c’erano dei giorni che io non facevo altro che dormire».

A metterlo in guardia sui rischi che correva con “lady mafia”, d’altronde, ci sarebbe stato persino un altro presunto appartenente del clan degli scanzanesi, il pisticcese Mario Lopatriello.

«Mario ha sempre cercato di allontanarmi da Loredana Tauriello perché mi diceva che era pericolosa e che mi avrebbe rovinato la vita». Si legge ancora nel verbale. «Anche lui mi disse che Loredana mi somministrava a mia insaputa dei soporiferi. In una occasione Mario mi rivelò che Loredana non mi diceva mai la verità, un giorno infatti Loredana andò a Scanzano Jonico senza avvisarmi e vidi su un profilo facebook una foto di lei con tale – omissis, ndr – e – omissis, ndr -, io le chiesi spiegazioni in merito e lei mi fece credere che era andata li per vendere dei profumi (…) Mi disse anche che Loredana con dei calabresi stava organizzando di rubarmi dei finimenti per i cavalli per un valore di 30/40 mila euro circa. Tale episodio avvenne prima del mio arresto e Mario un giorno davanti a me accusò Loredana di questa situazione, ma lei se ne discolpò».

In finale l’uomo ha riferito di una minaccia tutt’altro che velata ricevuta dall’ex compagna, dopo il primo assaggio di carcere da presunto innocente. A riprova del carattere vendicativo che “lady mafia” avrebbe mostrato a chi osava opporsi alla sua volontà.

«Un giorno Loredana Tauriello mi disse, dopo il mio arresto, che ancora non mi aveva fatto niente. Perché mi voleva vedere morto dietro le sbarre».

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