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Il luogo dell'omicidio di Angela Ferrara a Cersosimo (foto Vincenzo Diego)

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«L’anziana aveva il volto coperto di sangue». I momenti convulsi dopo i colpi sparati dalla guardia giurata Vincenzo Valicenti contro moglie e suocera.

CERSOSIMO (PZ) – «Una tragedia che ci colpisce profondamente, un fulmine a ciel sereno che devasta la nostra piccola comunità». E’ la tarda mattinata di un sabato iniziato come tanti ma finito nel lutto: il sindaco Antonio Armando Loprete, sconvolto, a stento riesce a trattenere le lacrime. La gente lo avvicina, gli si stringe forte. Occhi bassi, rivoli di lacrime segnano volti increduli.
Dopo il terrore  a due passi dalla scuola e dall’ufficio postale, davanti alla Fiat 600 bianca ancora circondata dagli inquirenti alle prese con i rilievi, si raccoglie la piccola comunità di questo centro abbarbicato sulla sponda del Pollino che guarda alla Calabria.
Qui le notizie di nera lasciano da sempre il posto a quelle sullo spopolamento. Almeno fino a ieri mattina.

Il sindaco Loprete: «Un fulmine a ciel sereno che devasta la nostra piccola comunità»

Tra le 600 anime che qui sono rimaste, circolano le prime indiscrezioni, raccapricciante l’immagine dell’uomo, la guardia giurata Vincenzo Valicenti, che avrebbe colpito da vicino la moglie e la suocera sparando numerosi colpi con una pistola.
Qualcuno, sconvolto, ha ancora davanti agli occhi la madre di Angela Ferrara (portata in elisoccorso a Potenza ma scampata alla tragedia), con il sangue che le copriva il viso, un braccio e i vestiti, «una maschera di dolore e di disperazione», secondo il racconto dei primi soccorritori, che hanno pensato a un incidente stradale. Solo dopo qualche minuto ci si è accorti del dramma.
Nessuno ha visto l’uomo sparare. E’ successo tutto in fretta, lontano da testimoni. Così come nel silenzio rotto dal rimbombo degli spari, l’omicida, a pochi metri dalla piazza principale, accanto al suo magazzino, seduto sui gradini di un’abitazione, dopo un po’ di tempo ha deciso di farla finita, rivolgendosi la pistola sulla tempia.

Il terrore a due passi dalla scuola e dall’ufficio postale

I primi soccorritori hanno avvisato il 118 e i carabinieri, che seguono le indagini con la Procura di Lagonegro mentre non si è fatto attendere l’elisoccorso: «L’anziana donna ha perso molto sangue» ripete qualcuno nella concitazione del momento.
«Non era mai successo, non doveva succedere», questo si ascolta da fili di voci che a fatica raccontano l’accaduto e forse il movente: una separazione da pochi mesi, mai accettata da Valicenti, che partiva la mattina per raggiungere il luogo di lavoro, verso Policoro.
Spesso sorridente, seguiva il calcio, la Juventus, la sua squadra preferita, come quella del figlio, ma da un po’ di tempo qualcosa era cambiato. L’incomprensione non rientrava, non si ricomponeva, la speranza che tutto tornasse a posto, come prima, si allontanava sempre più, e il ricordo dei giorni felici con la moglie, quando si passeggiava mano nella mano, sembrava lontano nel tempo, senza speranza.

Fino a ieri le cronache parlavano di questo borgo solo per il rischio spopolamento

I giorni passavano e la tragedia si faceva largo nella mente di un ragazzo che a detta di tutti amava la vita, ma che in un attimo l’ha tolta, cancellando ricordi e futuro.
Angela Ferrara è la cinquantesima vittima di femminicidio dall’inizio dell’anno, una catena che non si riesce a spezzare, una catena che questa volta ha portato giù nell’oblio la giovane donna e mamma. La ricordano tutti come bella, intelligente, preparata, scriveva poesie, libri, fiabe per bambini. Molto nota e apprezzata nell’ambiente letterario, numerosi i riconoscimenti anche a livello nazionale. L’ultimo libro, “Le sette fantastiche meraviglie del mondo antico”, faceva incontrare personaggi mitici con le storie di oggi, dove l’immaginazione si fondeva con la morale. E poi “L’alfabeto degli animali”, dedicato al figlio, una pubblicazione di successo, una brillante idea che faceva avvicinare i giovani lettori ai libri, attraverso gli animali. Un “libro gioco” l’aveva definito, un’opera educativa di venti filastrocche scritte per lo più di notte, con l’intento di insegnare l’alfabeto attraverso le lettere che diventavano gioco e personaggi.
«I piccoli animali con i colori e i disegni – disse all’epoca della presentazione del libro – entrano a far parte di un giardino incantato dove Geltrude la gallina o Zoe la zebra juventina diventano amiche e maestre dell’alfabeto e della vita». Quella vita che da sempre cantava e che per un tragico destino le ha girato per sempre le spalle, in una giornata che sembrava come le altre, calda per il periodo, anche se qualche nuvola velava i raggi del sole, quel sole che non riscalderà più i giovani visi, non accarezzerà più le folte chiome. Il sole da oggi sarà cupo e malinconico per una comunità chiusa nel silenzio e segnata da un terribile lutto.

Vincenzo Diego
Eugenio Furia

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