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Lo stabile di via Raffaele Acerenza che un tempo ospitava l’Ospizio di Mendicità

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POTENZA – Finiranno in aula davanti al giudice per le indagini preliminari le accuse alla diocesi di Potenza sulla gestione della Società Cooperativa Sociale a responsabilità limitata Raffaele Acerenza, e del patrimonio immobiliare destinato dal cavaliere Acerenza, nel 1886, al mantenimento dell’omonima casa di riposo per i poveri.

A fine ottobre, infatti, l’avvocato Clemente Delli Colli ha depositato per conto della liquidatrice della cooperativa, Luigina Tassone, un atto di opposizione alla richiesta di archiviazione della sua originaria querela. Atto in cui si contesta la derubricazione a questioni di natura civilistica delle accuse formulate, come pure la mancata iscrizione sul registro degli indagati dei nomi di quanti hanno avuto un ruolo nella vicenda. Prelati e non.

Le principali doglianze di Tassone restano rivolte alle «presunte condotte fraudolente volte a scaricare sulla previdenza pubblica il costo del trattamento di fine rapporto dei dipendenti della cooperativa», lasciata fallire, nel 2015, dopo il passaggio della titolarità di tutti i rapporti giuridici riconducibili alla casa di riposo alla quasi omonima Fondazione Ospizio Raffaele Acerenza.

Nell’opposizione alla richiesta di archiviazione si parla di un «catalogo» di «atti truffaldini e falsificatori» compiuti per nascondere «la sostanziale identità tra fondazione e cooperativa, che condividevano lo stesso titolare effettivo (la Curia arcivescovile potentina)».

La scelta di affondare la cooperativa che ha gestito la casa di riposo dal 1986, quindi, sarebbe stata programmata non solo per «scaricare sull’Inps costi di trattamento di fine rapporto altrimenti propri», ma anche per ottenere la liberazione dello storico complesso immobiliare al confine del centro storico cittadino, dove ha sede la casa di riposo stessa. Per poi affidarne la gestione a un’altra entità, la fondazione, «ritenuta più vicina» ai nuovi vertici della diocesi. Quindi nel «frapporre uno schermo solo formale» tra le obbligazioni oggi in capo alla coop in liquidazione «e la cospicua patrimonialità degli enti ecclesiastici di fatto coincidenti con la debitrice».

«Il tutto – ribadisce l’avvocato Delli Colli – tramite la sostanziale identità degli organi amministrativi e gestori e la loro comune dipendenza alle scelte della Curia Arcivescovile».

«Il progetto – insiste ancora l’avvocato – ha avuto non breve sviluppo, è nato presumibilmente dalla volontà di risolvere una situazione in cui contrasti interni sull’incameramento di beni ereditari d’ospiti avrebbero potuto portare nocumento all’immagine della Curia».

Nell’atto di opposizione si lamenta anche la mancata considerazione della segnalazione sulla morte, durante la nuova gestione e in particolare i primi mesi della pandemia da covid 19: «di decine di ospiti della casa di riposo, avvenuta anche nella denunciata assenza dei presidi medici e sanitari legalmente dovuti».

L’avvocato Delli Colli non rinuncia a una certa ironia rispetto al prospettato epilogo, con un nulla di fatto, delle accuse della sua assistita.

«La vicenda, fosse avvenuta un millennio addietro, sarebbe stata archiviata per carenza di giurisdizione dello Stato in fatti del clero». Spiega.

Di qui la richiesta di un supplemento di indagini, se non già di un’imputazione coatta, che dovrà essere discussa in aula.
A giugno, replicando a un primo articolo del Quotidiano del Sud sul caso, la Fondazione Ospizio Raffaele Acerenza aveva replicato ribadendo la distinzione «oltre che dal punto di vista formale anche sul piano sostanziale» tra il soggetto giudirico- fondazione e il soggetto giuridico-cooperativa.

«Le scelte di gestione della cooperativa ed i risultati di questa – avevano aggiunto dalla fondazione – sono imputabili esclusivamente al proprio organo amministrativo (di cui ha fatto parte per lungo tempo la stessa signora Tassone)». Un’affermazione seguita da un elenco di presunte inadempienze della cooperativa che avrebbero portato all’estromissione della stessa dalla gestione della casa di riposo.

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