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L’inchiesta della Squadra mobile di Rionero, soprannominata “Il grido dell’Ade”, ieri ha portato all’arresto di sei persone

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POTENZA – Al cimitero di Rionero c’era da stare attenti a non fare appassire i fiori davanti alle lapidi dei propri cari. Se se ne fosse accorto chi lo gestiva, infatti, c’era il rischio che i defunti “dimenticati” fossero sgomberati e gettati di nascosto in una «fossa comune», per vendere i loculi svuotati anche al 300% del loro prezzo “normale”.

E’ lo scenario sconcertante emerso dall’inchiesta della Squadra mobile di Rionero soprannominata “Il grido dell’Ade” (LEGGI LA NOTIZIA), che ieri ha portato all’arresto di sei persone.

In carcere sono finiti: il titolare della ditta che gestiva il cimitero di Rionero, Emilio Aiuola; il funzionario comunale Angelo Napolitano, sempre di Rionero; e il consigliere comunale di Orta Nova, Damiano Colonna, accusato di aver intascato una mazzetta da Aiuola per continuare a gestire anche il cimitero del piccolo centro del foggiano.

Il gip Lucio Setola ha concesso i domiciliari, invece, per altri tre dipendenti comunali, Lorenzo Di Lucchio, Amedeo Colangelo e Nicola Cratere. Tutti di Rionero. Infine ha disposto il divieto di esercitare attività imprenditoriali per la figlia di Aiuola, Carmela, e il sequestro preventivo di 20mila euro complessivi tra beni e disponibilità finanziarie del padre, e dei coindagati Napolitano e Colonna.

Le accuse, a vario titolo, sono di corruzione, concussione, peculato, turbata libertà degli incanti, induzione indebita a dare o promettere utilità, falso in atto pubblico, abuso in atto d’ufficio e soppressione di cadavere.

A far partire le indagini è stata la denuncia di un cittadino sulla compravendita dei loculi nel cimitero di Rionero. Partendo da qui gli investigatori hanno individuato «un sistema che di fatto orientava e monopolizzava l’aggiudicazione dei servizi e dei lavori pubblici del Comune di Rionero in Vulture», tra cui la gestione del cimitero, a favore della famiglia Aiuola, per un totale di circa due milioni di euro.

Le verifiche hanno riguardato anche i servizi funerari da parte dell’impresa amministrata da Michela Pagano (indagata a piede libero), ma gestita, di fatto, da Emilio Aiuola, che non compariva per evitare incompatibilità con l’appalto del cimitero.

Secondo la procura, quindi, «grazie a complicità all’interno del Comune di Rionero», i cittadini erano costretti, gioco forza, a rivolgersi ad Aiuola: vuoi per ottenere subito un loculo dove seppellire il proprio caro pagando 3/4mila euro, in luogo dei 1.800 previsti dalla tariffazione comunale; vuoi per i servizi funebri o per il pacchetto completo di lapide. Ma anche solo per un trasferimento da un loculo a un altro, considerato «più comodo».

Durante la conferenza stampa convocata ieri mattina per illustrare i risultati dell’operazione il procuratore capo di Potenza, Francesco Curcio, ha annunciato l’immediata partenza delle ricerche per individuare la fossa comune, all’interno del cimitero, in cui sarebbero stati nascosti alcuni dei cadaveri riesumati dai loculi contrabbandati. Curcio ha inoltre annunciato l’intenzione di effettuare l’esame del Dna sui resti che verranno ritrovati per verificarne l’identità e restituirli ai familiari.

Tra i capi d’imputazione contestati, però, non c’è soltanto la turbativa per le illegittime proroghe del contratto di gestione del cimitero alle ditte di Aiuola (risalente al 2010).

Negli ultimi anni, infatti, l’imprenditore si sarebbe aggiudicato tutta una serie di commesse del Comune, per un totale di 2 milioni di controvalore e oltre 6mila di «ingiusto profitto». Tutti affidamenti illegali, secondo i pm, che talvolta sarebbero stati viziati anche da relazioni personali che avrebbero dovuto suggerire ad alcuni dipendenti comunali di astenersi. Come nel caso di Nicola Cratere e del suo presunto legame sentimentale con la figlia di Aiuola. Di qui l’accusa di turbativa d’asta per luio, Colangelo, Di Lucchio e Rosanna Telesca.

Più pesante, però, la posizione di Napolitano, che in qualità di componente della commissione della gara del 2017 per la gestione del cimitero è accusato di corruzione per aver incassato da Aiuola «mille euro, il prestito di un autoveicolo, nonché l’esecuzione gratuita a opera di un muratore impiegato nella società di Aiuola di lavori edili presso l’abitazione di una zia (…) a Barile, oltre a ortaggi consegnati da Aiuola direttamente a casa». Mentre Francesco Traficante, impiegato servizio tecnico comune, è accusato di favoreggiamento per aver avvertito Emilio Aiuola di un decesso avvenuto al Crob per permettergli di «accaparrarsi lo svolgimento dei servizi funebri» tramite la ditta della sua prestanome.

Fino a che punto si spingessero Aiuola e i suoi complici lo spiegano bene le trascrizioni di alcune intercettazioni contenute nell’ordinanza di misure cautelari eseguita ieri. Come quella in cui l’imprenditore dà indicazioni a un suo dipendente di «mettere nel terreno una salma sopra a un altra salma, fingendo con i parenti del defunto presenti alle operazioni di estumulazione di riporre la salma in un fosso a parte».
«Facci un fosso a parte e buttalo dentro, fai finta che fai un altro fosso e dici… “adesso lo buttiamo nell’altro fosso…”»
Così l’imprenditori dava disposizioni sul da farsi. «Poi prendi e lo butti su quell’altro».

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