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MARATEA – Spaccio di cocaina nell’area del lagonegrese, in provincia di Potenza e anche nei paesi limitrofi. Il Tribunale del centro lucano ha emesso la sentenza a carico di cinque imputati con condanne fra i cinque e i 3 anni a fornte delle richieste del procuratore della Dda che variavano dai 20 ai 10 anni.


Questi gli indagati: Alfonso D’Amore, 55 anni di Maratea, assistito dagli avvocati Gemma Guerrera e Natalia Branda; Mattia Pisani, 25 anni, di Maratea; Franco Mollica, 60 anni, dello stesso centro lucano; Dino Montesano, 44 anni, di Maratea, assistito dall’avvocato Anna Laino; Biagio Velardi, 53 anni, di Maratea, assistito dall’avvocato Cesare Albanese.
Il tribunale collegiale di Lagonegro, presieduto da Silvio Maria Piccinno, a latere Carmela Pagano e Filippo Lombardi, ha riqualificato il primo capo di imputazione ed ha dichiarato colpevoli Alfonso D’Amore, Dino Montesano e Mattia Pisani. Queste le decisioni del tribunale collegiale: Alfonso D’Amore è stato condannato alla pena di 5 anni e 4 mesi di reclusione, il procuratore della Dda aveva chiesto la reclusione a vent’anni di carcere; Dino Montesano, Mattia Pisani, Franco Mollica sono stati condannati a 3 anni di reclusione, il pm aveva chiesto la condanna a 10 anni.


Gli imputati sono stati anche condannati al pagamento delle spese processuali. Alfonso D’Amore e Franco Mollica sono stati assolti per il capo di imputazione n.8 con formula ampia: «perché il fatto non sussiste»; Biagio Velardi è stato assolto dal reato continuato ascritto al capo 6, «perché il fatto non sussiste». Alfonso D’Amore è stato inoltre dichiarato interdetto in perpetuo dagli uffici e in stato di interdizione legale durante la pena; Montesano, Pisani e Mollica sono stati interdetti dai pubblici uffici per 5 anni.
E’ stata disposta la confisca e la distruzione della sostanza stupefacente recuperata durante le attività di indagine dei carabinieri.


Entro 90 giorni sarà pubblicata la motivazione della sentenza.
I fatti si riferiscono ad episodi di spaccio e trasporto della sostanza stupefacente, accertati nel 2017 e 2018. Di fatto, secondo l’accusa, era stato creato un regime di monopolio del mercato della cocaina a Maratea e nei paesi limitrofi. Nel corso delle indagini sono emersi anche presunti collegamenti con persone legate ad un sodalizio criminoso operante a Napoli. Per i pagamenti delle partite di stupefacente veniva utilizzato il metodo «ritenuto più agevole e sicuro” della postepay e venivano utilizzate schede telefoniche intestate a cittadini stranieri per creare comunicazioni “sicure”».

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