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Angelo Salinardi

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POTENZA – Sperava nella prescrizione e in un giudice amico l’ex consigliere regionale Luigi Scaglione, per salvarsi dalle accuse di peculato e falso, e affondare il processo sui rimborsi pazzi del parlamentino della Regione Basilicata. Lo stesso processo in cui sono imputati, tra gli altri, due esponenti di spicco del Partito democratico lucano, come l’ex governatore Marcello Pittella e il deputato Vito De Filippo. Un auspicio, quello di Scaglione, che in qualche modo sembra essersi realizzato. Almeno in parte. Dopo due anni di rinvii delle udienze con un nulla di fatto, e le prime prescrizioni maturate proprio nelle scorse settimane.

Sono ombre pesanti quelle che si allungano sul Palazzo di giustizia di Potenza man mano che si illuminano le centinaia di ore di intercettazioni effettuate dagli agenti della Squadra mobile di Potenza tra la primavera e l’estate del 2020. Nell’ambito dell’inchiesta che martedì scorso ha portato agli arresti domiciliari l’ex sindaco di Ruoti, Angelo Salinardi, e altre 15 persone tra cui lo stesso Scaglione, che è poi tornato a piede libero col solo divieto di avvicinarsi all’attuale prima cittadina di Ruoti, Anna Maria Scalise. Un’inchiesta dai contorni ancora da definire, che a un tratto ha preso di mira la «macchina del fango» attivata da Salinardi per costringere alla dimissioni la “traditrice” Scalise, da lui stesso candidata ed eletta, e mazzette varie. Quelle date per accaparrarsi commesse nell’indotto Stellantis, e quelle ricevute come ricompensa per i favori concessi al gestore della casa di riposo comunale di Ruoti.

IL SISTEMA DI RELAZIONI DI SALINARDI E LA MOGLIE DEL RETTORE DI BARI

Che non fossero del tutto limpide le intenzioni alla base del vasto sistema di relazioni coltivato da Salinardi in ambienti altolocati, infatti, emerge in maniera nitida da almeno un paio conversazioni registrate nella primavera del 2020. Soprattutto dalle microspie piazzate nelle sue auto. Prima che una provvidenziale fuga di notizie lo mettesse sul “chi va la”.

Come quando è alle prese con l’avvio della produzione di mascherine chirurgiche in una delle aziende “di famiglia”, e deve ottenere una certificazione di qualità da un laboratorio di San Severo, in provincia di Foggia. Motivo per cui avrebbe contattato la moglie del rettore dell’Università di Bari, l’avvocato Giuliana Cartanese, per chiedere la sua intercessione, e poi avrebbe promesso “un brillante che te lo porti fino a Natale” alla responsabile del laboratorio in questione.

O quando spiega a una non meglio identificata «Maria Rosaria» di non volersi fare vedere in giro con un giudice amico in servizio nella sezione penale del Tribunale di Potenza, Federico Sergi, per non alimentare sospetti di imparzialità. Dal momento che avrebbe già condannato «un paio di volte» il suo acerrimo nemico, nonché assessore della giunta Scalise, Franco Gentilesca.

LA SERATA CON L’AMICO MAGISTRATO

A destare le maggiori perplessità, tuttavia, è una conversazione registrata alle 22.40 del 25 luglio 2020 tra Salinardi e Scaglione, attuale capo ufficio stampa della Provincia di Potenza oltre che referente regionale di Centro democratico, che per gli inquirenti avrebbe manovrato, dietro compenso, la «macchina del fango» messa in piedi per demolire gli avversari politici di Salinardi. Conversazione in cui i due discutono dell’incontro appena avvenuto con un magistrato, che sulla base delle circostanze riferite parrebbe riconoscibile nello stesso Sergi. Proprio il giudice che tre settimane prima aveva presieduto il collegio che aveva dichiarato la prescrizione delle accuse di concorso esterno in associazione a delinquere per Scaglione e altri. Nel processo sui rapporti tra la mala potentina e la politica nato dalla collaborazione con la giustizia, nel 2010, dell’ex boss Antonio Cossidente, e dal riascolto di una serie di intercettazioni tra l’ex braccio destro di quest’ultimo, Carmine Campanella, e l’allora vice presidente della giunta regionale Agatino Mancusi (Udc).

Una vicenda eclatante, quella finita al centro del processo, che nel 2012 aveva portato alle dimissioni di Mancusi dalla giunta guidata dall’ex governatore De Filippo, ma poi è andata sgonfiandosi, sulla scorta delle pronunce della Corte di cassazione che hanno escluso la mafiosità del presunto clan “basilischi”, e delle sue “gemmazioni”. Come quella che avrebbe fatto capo a Cossidente. Con uno strascico di recriminazioni, più meno velate, da parte di diversi imputati, tra cui Scaglione, nei confronti del pm che aveva coordinato quelle indagini. Vale a dire l’ex procuratore aggiunto di Potenza, Francesco Basentini, poi diventato direttore del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e attualmente in servizio come pm a Roma.

«Figurati se Egidio non glielo dice che ero io (…) Gli dovevo dire: “Tu sei amico di Basentini, quindi… sai bene (…) Che cazzo gli vuoi dire… (incomprensibile) Meno male a Dio come è andata».

Così Scaglione commenta il comportamento, durante la serata appena trascorsa, di un comune amico, in rapporti anche con l’ex procuratore aggiunto, che avrebbe informato Sergi di trovarsi di fronte a un suo pluri-imputato.

Al che Salinardi rilancia chiedendogli di un’altra vicenda giudiziaria che parrebbe essere stata menzionata davanti al giudice («Tu mò questa qua di settembre che cos’è?»). E Scaglione gli spiega per sommi capi del processo “calciopoli”, in cui era finito sul banco degli imputati assieme allo stesso Cossidente e all’ ex patron del Potenza calcio, nonché editore radio e web, Giuseppe Postiglione, e delle sue aspettative di un’ulteriore sentenza di prescrizione («Certo che è prescritta! Tale e quale (…) però la devono fare. Perciò mi sono mantenuto, se no gli avrei pure detto…»).

Dunque un secondo processo al vaglio del medesimo collegio “B” presieduto da Sergi, tarantino di nascita ma a Potenza dal 2016. Dopo alcune vicissitudini disciplinari costategli anche un periodo di sospensione da parte del Consiglio superiore della magistratura.

L’OFFERTA DI UN CONTRIBUTO PER L’AUTO E IL JOLLY GIUDIZIARIO DI SALINARDI

A questo punto sarebbe stato l’ex sindaco – imprenditore a dirsi disponibile ad «accennare» la questione al giudice. Lui che un mese prima era stato intercettato con Sergi in persona, in quella stessa auto, mentre si offriva di contribuire all’acquisto della nuova Mercedes del magistrato, caricandosene parte del costo. Il tutto tramite una fattura che l’officina della concessionaria prescelta avrebbe dovuto emettere come spesa per la riparazione – fittizia – di un furgoncino di proprietà di una delle aziende gestite da Salinardi. Un’offerta che il giudice non deve aver considerato del tutto fuori luogo, dal momento che le microspie hanno captato, subito dopo, i suoi ringraziamenti («grazie mille»), e una chiosa sul fatto «che poi tutto torna nella vita», e che questo è «quello che molta gente non capisce». Gente «che magari è irriconoscente…»

Salinardi avrebbe consigliato a Scaglione, in particolare, di giocarsi il “jolly” del giudice amico per le situazioni più complicate, dove non ha ancora raggiunto il salvagente della prescrizione.

«Ma io glielo posso accennare, a settembre glielo posso dire (…) “Guarda con attenzione”.» Prosegue la trascrizione del dialogo effettuata dal consulente tecnico dei pm. «Però se va in prescrizione non conviene manco dire niente, hai capito? Se va in prescrizione… a questi qua non conviene dirgli niente, li puoi utilizzare nel caso c’è un problema… “Dai un occhio particolare”. Hai capito? Se no è meglio non…»

I TIMORI DI SCAGLIONE PER RIMBORSOPOLI

Colto al volto il ragionamento di Salinardi, quindi, l’ex consigliere regionale avrebbe introdotto il tema del terzo processo, “rimborsopoli”, pendente a carico suo, e di una ventina di ex consiglieri ed ex assessori rinviati a giudizio, tra maggio e novembre del 2014 («Poi quando sarà finisce quella di rimborsopoli»). Inclusi De Filippo, Pittella, ma anche l’attuale consigliere regionale di Italia viva, Luca Braia, il direttore generale dell’Arpab, Antonio Tisci, e l’attuale consigliere comunale dei Fratelli d’Italia di Potenza, Michele Napoli.

Un’altra vicenda “scottante”, quella dei rimborsi pazzi incassati tra il 2009 e il 2012 dai membri della giunta e del parlamentino lucano, che nel 2013 portò alle dimissioni di De Filippo e alla fine anticipata della consiliatura regionale, e ha visto coinvolto Scaglione per una serie di spese sospette portate a rimborso come costi per l’attività politica collegata all’esercizio del mandato elettivo. Tipo il noleggio di un auto in Costa Smeralda in altissima stagione, o 160 euro di «scampi freschi». Tanto più a seguito delle pesanti condanne inflitte a dicembre del 2019, sempre da parte del collegio presieduto da Sergi, ai 7 dei 9 ex consiglieri ed ex assessori che hanno avuto la sfortuna di finire imputati, per le medesime contestazioni di falso e peculato, in un secondo processo, più piccolo e forse con nomi meno “pesanti”. Processo che è partito in ritardo ma arrivato a sentenza con molta più rapidità del processo principale.

Si pensi, ad esempio, all’ex deputato ed attuale coordinatore provinciale di Forza Italia, Nicola Pagliuca, condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione, e alla dirigente nazionale e regionale di Confartigianato, Rosa Gentile (2 anni e 2 mesi). Tutte posizioni che tra un mese esatto, il 18 marzo, saranno al vaglio della Corte d’appello.

«GLI DICIAMO DI TRASCINARE ALLA PRESCRIZIONE»

«Se arriva a fine del 2021 è prescritto pure quello (…) Non so se è lui, ma mi sa che è lui pure, sempre lui». Queste le parole di Scaglione, ancora incerto sul fatto che il presidente del collegio giudicante sia proprio Sergi o il presidente della sezione penale del Tribunale, Rosario Baglioni («non so se ce l’ha lui o Baglioni»), che Salinardi apostrofa in malo modo raccontando di averlo denunciato per ragioni non meglio precisate.
«Ah. Allora si può parlare con lui di trascinare…» Gli risponde l’ex sindaco di Ruoti. «Se fosse lui, diciamo: “Trascinalo per due o tre mesi… e va in prescrizione”.»

Solo che «due o tre mesi» non bastano, secondo Scaglione, per accuse come quelle contestate.

«Quello era riferito al 2010, 2011». Spiega. «Ha capito? Perciò sto dicendo… Se toglie il peculato è già finito, se resta il peculato sono di più (…) Dovrebbe durare almeno un altro anno e mezzo».

Eppure Salinardi si mostra fiducioso lo stesso, e lo tranquilizza sul fatto che «questo se ti deve fare un piacere te lo fa… e senza dirgli niente».

GLI INTERROGATIVI APERTI

Negli atti a sostegno delle misure cautelari eseguite la scorsa settimana non c’è traccia di riscontri raccolti dagli investigatori, coordinati dal procuratore capo di Potenza Francesco Curcio e i vari pm che si sono avvicendati nella gestione del fascicolo, sull’avvenuta comunicazione dell’ambasciata al giudice nei termini concordati tra Scaglione e Salinardi. Né risultano iscrizioni di ipotesi d’accusa a carico di Sergi, per cui comunque, in quanto magistrato in servizio in Basilicata, sarebbero competenti a indagare i pm guidati della procura della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro, guidati dal procuratore Nicola Gratteri. Tribunale di Catanzaro dove Sergi è stato a lungo in servizio prima di approdare in Basilicata.

Non è chiaro, pertanto, se il progetto di affondare il processo sulla “rimborsopoli” del Consiglio regionale lucano sia rimasto una chiacchiera tra due amici, o sia stato condiviso in una cerchia più ampia di persone. Specie dopo la scoperta delle indagini in corso, che sarebbe avvenuta giusto un paio di giorni dopo la serata trascorsa assieme all’amico giudice.

INTANTO I PROCESSI…

A settembre 2020, ad ogni modo, si è chiuso come previsto, con un proscioglimento per prescrizione, il processo sulla cosiddetta calciopoli rossoblu a carico di Scaglione, Postiglione e il resto degli imputati.
Mentre il processo sui “rimborsi pazzi” a carico di Scaglione e degli altri assessori e consiglieri regionali imputati dovrebbe riprendere il 17 marzo per proseguire con l’esame dei testi del pubblico ministero, dopo circa due anni di rinvii senza svolgere attività dibattimentale. Perlopiù motivati da problemi attinenti all’emergenza sanitaria.

A fine 2021, inoltre, risultano già maturati i termini di prescrizione per le accuse di peculato al vaglio del Tribunale datate 2009. Per quelle più recenti, invece, la prescrizione dovrebbe intervenire per la fine del 2023.

L’AUMENTO DELLE SENTENZE DI PRESCRIZIONE NELLA RELAZIONE DELL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO

Meno di un mese fa, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, un significativo aumento delle sentenze per prescrizione emesse dai collegi del Tribunale di Potenza è stato segnalato anche nella relazione presentata dal presidente della Corte d’appello di Potenza, Rosa Sinisi.

Nel 2020-2021, in particolare, sarebbero state 19 le sentenze di proscioglimento per estinzione del reato contro le 8 dell’anno precedente. Un dato che il presidente della sezione penale, stando a quanto si legge nella relazione, avrebbe ricondotto a: «limitati capi d’imputazione di processi di particolare complessità, nell’ambito dei quali è stato disposto lo stralcio in relazione ai reati interessati».

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