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Francesco Piro

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Il consigliere regionale Francesco Piro coinvolto nell’inchiesta Malapolitica Lucana va da gip per chiedere di tornare in Consiglio Regionale

POTENZA – È attesa tra oggi e lunedì mattina la decisione sulla nuova istanza presentata al gip di Potenza dal consigliere regionale Francesco Piro per partecipare ai lavori del parlamentino lucano. Ma anche se gli verrà concessa non è detto che il governatore Vito Bardi abbia i numeri per approvare i provvedimenti all’ordine del giorno della seduta di lunedì pomeriggio. A partire dalle modifiche alla legge sul “bonus gas”.

L’avvocato Sergio Lapenna, difensore di Piro, ha formalizzato la richiesta dopo che già la scorsa settimana aveva chiesto e ottenuto un permesso speciale per il suo assistito. Ad oggi, infatti, il consigliere regionale di Forza Italia resta sottoposto all’obbligo di dimora a Lagonegro per le accuse mossegli nell’ambito dell’inchiesta dei pm di Potenza sulla “mala politica lucana”.

Determinante, per la concessione o meno del permesso, saranno le valutazioni del gip e del pm titolare del fascicolo, Vincenzo Montemurro, sulla revoca delle dimissioni dal Consiglio regionale che Piro aveva formalizzato agli inizi di ottobre, durante il suo interrogatorio di garanzia, subito dopo l’arresto e il trasferimento in carcere.

MALAPOLITICA, PIRO DAL GIP PER TORNARE IN CONSIGLIO REGIONALE

Proprio l’annuncio della sua intenzione di chiuderla con la politica «a vita, d’altronde, era stato tra le ragioni della sostituzione del carcere con gli arresti domiciliari concessagli dal gip. Come pure del parere favorevole del pm al suo ritorno in aula, la scorsa settimana, per quello che sarebbe dovuto essere un semplice discorso di congedo rivolto ai suoi elettori e agli altri eletti della legislatura regionale iniziata nel 2019. Quanto andato in scena, invece, sarebbe stato qualcosa di molto diverso. Con l’enunciazione da parte di Piro dei motivi del ritiro delle sue dimissioni, e l’indicazione tra le stesse proprio dei provvedimenti del gip che hanno gradualmente attenuato le restrizioni nei suoi confronti.

Il ritorno del capogruppo azzurro tra gli scranni dell’aula Dinardo rappresenterebbe una boccato d’ossigeno per l’amministrazione regionale guidata dal governatore Vito Bardi, da mesi alle prese con lo strappo apertosi con 2 dei 13 consiglieri eletti nel 2019: i dissidenti leghisti Massimo Zullino e Pasquale Cariello.

Senza il sostegno di questi o di una parte della minoranza, tuttavia, al governatore potrebbero mancare ancora i numeri per garantire la presenza degli 11 consiglieri necessari alla validità della seduta. Resta ancora sottoposto alla misura cautelare del divieto di dimora a Potenza, infatti, un secondo consigliere regionale finito al centro dell’inchiesta sulla “mala politica lucana”. Ovvero il meloniano Rocco Leone.

LA POSIZIONE DI LEORE E CUPPARO

Nei giorni scorsi i difensori di entrambi, Piro e Leone, avevano confidato nel deposito tempestivo delle motivazioni alla base del verdetto con cui il Tribunale del riesame, a fine ottobre, aveva inferto un duro colpo all’impianto dell’inchiesta dei pm potentini. Rimettendo il libertà seduta stante l’ex assessore regionale all’Agricoltura Franco Cupparo, l’ex sindaca di Lagonegro Maria Di Lascio, che intanto si era vista sciogliere l’amministrazione comunale, e il direttore generale dell’Azienda ospedaliera regionale San Carlo, Giuseppe Spera.

In conseguenza di quel verdetto il gip aveva già concesso a Piro l’obbligo di dimora a Lagonegro in luogo degli arresti domiciliari. Ma si era spinto oltre nell’annullare del tutto la misura cautelare proprio nel dubbio che le valutazioni del Riesame non fossero «estensibili» in tutto e per tutto alla sua posizione. Stesso discorso per Leone, a cui però il gip non ha voluto nemmeno attenuare le restrizioni in essere, ovvero il divieto di dimora a Potenza, data la fermezza con cui dal primo momento aveva respinto anche solo l’ipotesi di dimissioni. Rivendicando la sua totale estraneità ai fatti contestati.
Lo spettro che aleggia sull’aula di via Verrastro, insomma, resta quello della paralisi delle attività in attesa del Riesame, che potrebbe depositare le sue motivazioni anche agli inizi di dicembre.

I TRE FILONI DI INDAGINE DI MALAPOLITICA LUCANA

Sono tre i filoni d’indagine emersi dall’ordinanza di misure cautelari eseguita agli inizi di ottobre nell’ambito dell’inchiesta sulla “mala politica lucana”.
Il primo ha preso di mira il progetto del nuovo polo ospedaliero di Lagonegro, mai sorto. Il secondo, i pacchetti di voti “scambiati” in occasione delle elezioni comunali vinte da Di Lascio a Lagonegro, nel 2019, con promesse di trasferimenti, nomine, promozioni, affidamenti di servizi pubblici, favoritismi. Il terzo, infine, l’esistenza di una corsia preferenziale per i “vip” e gli amici dei “vip” della politica regionale della Basilicata per l’accesso ai tamponi diagnostici del covid 19 durante le prime terribili settimane della pandemia. Per quest’ultimo, però, non sono state disposte misure cautelari.

A far partire le verifiche sui primi due filoni d’indagine era stata la denuncia, a novembre 2019, dell’allora direttore generale del San Carlo, Massimo Barresi, che ha riferito di aver ricevuto pressioni indebite dall’allora assessore alla Sanità, Leone, e poi ha preso di mira anche il suo successore, Spera.
In seguito, malgrado alcune perplessità al riguardo tra gli investigatori, i pm hanno “eletto” a superteste dell’accusa anche un altro co-indagato nella medesima inchiesta, l’ex segretario del governatore Bardi, Mario Araneo, che ha riscontrato le dichiarazioni del suo “protetto” Barresi, riferendo di una «compagine» interna all’amministrazione regionale e guidata da Cupparo, Leone e Piro, che «quotidianamente offendeva la reputazione e la professionalità» del dg.

Offese che, a detta di Araneo, non sarebbero state ispirate dalle oggettive criticità emerse durante la sua gestione dell’azienda ospedaliera regionale, ma dalla volontà di destituirlo per «le mancate adesioni (…) alle continue richieste di sistemazione di amici che provenivano dagli assessori e/o richieste inerenti la regolamentazione dei cospicui interessi sottesi alla realizzazione del nuovo ospedale di Lagonegro secondo il volere degli stessi assessori».

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