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Presentati a Senise i risultati della campagna d’ascolto condotta dalla Spi Cgil sulla sanità in Basilicata e i dati non sono confortanti

«IL 74,5% dei lucani ritiene che il sistema sanitario pubblico regionale sia peggiorato rispetto al passato. L’87,9% ha un giudizio pessimo sulle liste di attesa e un terzo (33,9%) ha fatto ricorso a prestazioni fuori regione».

Sono alcuni dei dati emersi da “Il diritto ad essere curati”, la campagna di ascolto sulla sanità lucana avviata lo scorso aprile dallo Spi Cgil Basilicata grazie al contributo attivo delle strutture provinciali di Potenza e Matera.
I risultati della ricerca, che avrebbe coinvolto otre 4.100 persone ascoltate nei 118 comuni compresi nei 9 Ambiti sociosanitari regionali, sono stati presentati ieri a Senise in occasione della prima tappa della Festa di LiberEtà.

Ha aperto i lavori il segretario generale dello Spi Cgil di Potenza, Pasquale Paolino. Dopo i saluti della segretaria della Camera del Lavoro di Senise Pina De Donato e del sindaco Giuseppe Castronuovo, coordinati dalla segretaria Spi Cgil Basilicata Giovanna Galeone, al tavolo sono intervenuti anche il professore Sabatino Aliberti che ha condotto la campagna di ascolto, Gianni Bochicchio, direttore sanitario Auxilium, Vincenzo Esposito segretario generale Cgil Potenza e Lorenzo Mazzoli, segretario nazionale Spi Cgil.

Dalla ricerca della Spi Cgil sulla Sanità è emerso che la percentuale di chi ha usufruito del servizio sanitario fuori dalla regione Basilicata tende ad abbassarsi tra le persone con una scarsa disponibilità economica per nucleo familiare, al di sotto dei 1000 euro mensili (27,5 %), ed è leggermente più alta per i nuclei familiari che hanno più di 4000 euro mensili (38,7%). I motivi principali sono: l’aver seguito il consiglio di un medico (30%), tempi di attesa meno lunghi (25%) e la percezione di una migliore organizzazione delle strutture sanitarie fuori regione (21,4%). Stando ai dati, i lassi di tempo che intercorrono tra la data di prenotazione e l’effettiva erogazione di una prestazione sanitaria raramente si esauriscono nel giro di un mese (9,4%) e arrivano a superare i 6 mesi per circa un quarto dei casi (25,2%).

«Sono stati oltre tre mesi di incontri e confronti con i cittadini nelle piazze dei piccoli e grandi comuni – ha spiegato il segretario generale dello Spi Cgil Basilicata, Angelo Summa – con l’obiettivo di riportarne al centro le primarie esigenze sociosanitarie e provare ad orientare le politiche regionali per dare una reale ed efficace risposta ai veri bisogni dei lucani. I principi fondamentali del servizio sanitario pubblico, universalità, uguaglianza ed equità, richiedono un sistema vicino alla comunità, progettato per le persone e con le persone».

«Bisogna difendere, riprogettare e costruire una sanità e un welfare pubblico inclusivi e di prossimità partendo dai bisogni delle persone, dalla loro condizione, dall’accesso alle prestazioni, dal diritto alla salute, dalle questioni relative alle liste di attesa, alla domiciliarità, alle case di riposo e alla non autosufficienza. Questo è ancora più importante di fronte alle crescenti diseguaglianze e alle trasformazioni dei nostri sistemi sociali ed economici indotte dal declino demografico, dall’aumento dei tassi di invecchiamento, dall’inclusione della popolazione immigrata».

«Queste trasformazioni modificano i fabbisogni legati alla salute e alle cure, rendendo fondamentale la crescita di qualità, sostenibilità e vicinanza alla comunità dei servizi sanitari. Sostenere il percorso di rafforzamento della sanità lucana partendo dalle esigenze delle persone e delle comunità è reso ancora più urgente dallo stato di difficoltà in cui versa la nostra regione, per effetto della mancanza di visione e di programmazione».

«In questo quadro e con questi obiettivi – ha proseguito Summa – lo Spi Cgil ha lanciato la campagna di ascolto e di indagine per rilevare, analizzare e valutare l’esperienza e la soddisfazione dei cittadini lucani relativamente ai servizi sanitari presenti sul territorio. Noi vogliamo partire dalla realtà. La Regione Basilicata non può alterare con la mistificazione il racconto di ciò che realmente accade. La Basilicata per anni più di altre regioni si è contraddistinta per la capacità di programmazione e innovazione. È stata la prima regione a effettuare gli screening e con la legge 4 del 2007 tra le prime a legiferare sui servizi socio assistenziali. Oggi siamo nella condizione in cui l’accesso alle cure è negato a causa di scelte politiche che vanno in una direzione opposta. Siamo gli ultimi in Europa per l’assistenza ai non autosufficienti, no abbiamo un piano sanitario, non abbiamo un piano assunzionale».

«Da tempo come Spi Cgil – insiste il sindacalista – chiediamo che le risorse del petrolio vengano investite nel welfare e nella sanità e non in bonus energetici. Bisogna investire nel personale, nella rete tra medici di continuità assistenziale e 118, che oggi, dopo 20 anni, è stato desertificato e dequalificato. Il servizio di emergenza urgenza va oggi potenziato per garantire ai cittadini delle aree interne gli stessi diritti di cura».

«Le scelte politiche effettuate negli ultimi quattro anni, invece, hanno fatto collassare il nostro sistema sanitario regionale, spostando le risorse dai bisogni dei cittadini al ricorso alla sanità privata. Se la mobilità passiva, che è un diritto, arriva a costare quasi a 70 milioni di euro, vuol dire che non ci si cura fuori regione per un principio di libertà, ma perché costretti a causa della scarsa offerta sanitaria territoriale». «La sanità pubblica – ha concluso Summa – la manteniamo solo se investiamo risorse».

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