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Il termovalorizzatore Fenice di Melfi

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POTENZA – C’è un nuovo giallo nella falda sotto il termovalorizzatore di San Nicola di Melfi. È quanto emerge dal contenzioso avviato dalla società che ha rilevato l’impianto soprannominato Fenice, Rendina Ambiente, contro la diffida notificatale a novembre dell’anno scorso dalla Regione Basilicata. Diffida in cui via Verrastro ha contestato l’«inosservanza delle prescrizioni autorizzatorie» per quanto riguarda il sistema di raccolta dei reflui, ponendo le basi per provvedimenti più incisivi, nel caso di reiterazione delle condotte contestate. Come la sospensione o la revoca dell’autorizzazione all’esercizio.

Agli inizi di gennaio Rendina Ambiente ha presentato un ricorso al Tar chiedendo l’annullamento di quel provvedimento adottato dalla Regione. Per questo, a febbraio, i giudici amministrativi hanno disposto una perizia su una serie di circostanze oggetto di contesa, affidando l’incarico, del valore di 2mila euro, alla Scuola di ingegneria dell’Università della Basilicata. Lunedì scorso, però, gli stessi giudici hanno dovuto prendere atto dell’indisponibilità dell’Università della Basilicata, e hanno disposto un nuovo incarico a favore del Dipartimento di ingegneria civile, edile e ambientale dell’Università degli studi “Federico II” di Napoli.

Tre i quesiti al centro della perizia: «a) acclarare se il corso dei reflui provenienti delle acque di falda Tecneco 1 e 2 sia conforme alle prescrizioni dell’autorizzazione integrata ambientale rilasciata alla ricorrente e ai relativi allegati e schemi grafici; b) acclarare se tale corso presupponga il rilascio di appositi titoli autorizzatori in materia di scarichi (…) ; c) acclarare se le prescrizioni della avversata diffida siano compatibili coi contenuti tecnici della vigente autorizzazione integrata ambientale, illustrando analiticamente eventuali profili di criticità».

Il Tar ha acconsentito anche alla partecipazione ai lavori peritali dei consulenti nominati dall’Agenzia regionale per l’ambiente della Basilicata, Arpab, e dai Carabinieri forestali, che si sono costituiti per difendere la legittimità della diffida spiccata dalla Regione Basilicata. Assenti, invece, proprio i legali di via Verrastro. La prossima udienza per la discussione dell’esito della perizia è stata già fissata per il 9 novembre.

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