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Il Comune di Lagonegro

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POTENZA – Ha scombussolato i giochi quando tutto pareva già definito, o quasi, l’intesa abbozzata nelle ultime 48 ore tra l’ex governatore Marcello Pittella e i dissidenti di centrodestra “ammutinatisi” di fronte alla nuova candidatura a sindaco di Maria Di Lascio. Per tutta la serata di ieri è proseguita, come prevedibile, tutta una serie di incontri per provare a chiudere l’accordo benedetto dall’ex governatore, e a far rientrare, allo stesso tempo, la rivolta dell’ala sinistra della coalizione, che si era andata consolidando fino a ieri mattina. Con l’annuncio della candidatura dell’ex vicesindaco Giovanni Santarsenio.

Ad accendere gli animi è stata, in particolare, l’insistenza dei dissidenti per la candidatura in lista di Anita Buldo, membro della Commissione regionale pari opportunità in quota Forza Italia, che il mese scorso si è dimessa dalla segreteria politica del capogruppo azzurro in Consiglio regionale, il lagonegrese Francesco Piro, per rivolta contro la richiesta di candidarsi a sostegno di Di Lascio. Il risultato è stata la ripartenza del cantiere avviato nelle ultime settimane a sinistra con gli esponenti di Lagonegrese possibile e altri, che avevano già individuato il profilo ideale come candidato sindaco nel democratico Salvatore Falabella. Lo stesso Falabella che più di recente aveva ritirato la sua disponibilità a correre per la fascia tricolore in favore di Santarsenio, nel nome dell’unità, ma al cospetto dei nuovi scenari sarebbe tornato sui suoi passi.

«Si è passati dal tentativo di cambiare il candidato sindaco a quello, poi riuscito, di inserire in lista i transfughi di destra, per mettere me e Salvatore in condizione di uscire dalla lista, che, con grande spirito di sacrificio, eravamo riusciti a costruire». Così ha spiegato l’accaduto, dal suo punto di vista, Pina Manzolillo, militante dem particolarmente vicina a Falabella. In un lungo post su Facebook cancellato dopo qualche minuto ma continuato a circolare lo stesso. «Nelle ultime ore, in fase di ultimazione della lista, si sono moltiplicati gli attacchi esterni, i tentativi di sabotaggio e forse di affossamento della lista». Ha aggiunto Manzolillo. «A Lagonegro – ha aggiunto – è in atto un chiaro tentativo di “pulizia etnica” che, attraverso l’estromissione di Pina Manzolillo e Salvatore Falabella, mira a cogliere tre obiettivi: ridurre il centrosinistra a n organo puramente pittelliano, attraverso l’estromissione di chi non è allineato; delegittimare la segretaria provinciale, Maura Locantore, cancellando con un colpo di spugna quanto da lei costruito; fa vedere chi comanda nel Pd di Lagonegro e non solo».

«Avevamo (…) raggiunto una mediazione sulla figura di Santarsenio – ricorda ancora l’esponente dem –, mettendo una sola pregiudiziale: la non inclusione in lista di soggetti usciti da altri schieramenti». Un veto che «non derivava da un giudizio sulle persone». Ha provato a spiegare Manzolillo. «Bensì dalla consapevolezza dei danni arrecati negli ultimi anni in politica e in amministrazione, proprio da quei soggetti, che, utilizzando una sorta di porta girevole, passando da destra a sinistra e viceversa, avevano occupato il potere impedendo quel cambiamento richiesto dalla comunità e perpetuando gli stessi errori di cui oggi tutti paghiamo lo scotto».

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