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LATRONICO (POTENZA) – «Catturati i primi 4 cinghiali nella gabbia con la trappola innescata da ieri sera. In 12 ore gli animali sono stati recuperati e trasportati in Puglia dall’azienda a cui è stato affidato l’incarico», ha fatto sapere via social il sindaco di Latronico Fausto De Maria. «Nelle prossime ore – prosegue il post – sarà di nuovo innescata la trappola e poi tra una settimana la gabbia sarà spostata in altri punti importanti. Puntiamo nel giro di un mese di far tornare la normalità nei nostri centri urbani e nelle strade principali. Un ringraziamento per la collaborazione ad Antonio Alagia Giannini e a Sandrino Caffaro della polizia ambientale regionale».La gabbia era stata posizionata nei pressi del centro abitato alla fine dello scorso mese di ottobre, preceduta da un’ordinanza ad hoc.

Il sistema è a ghigliottina e prevede che i cinghiali vengano attirati all’interno con la classica esca alimentare, in modo che siano poi gli stessi animali a far scendere la sbarra di chiusura che ne impedisce la fuga. Le motivazioni alla base dell’adozione del provvedimento sono state davvero tante e, accanto all’esasperazione degli agricoltori, abbiamo registrato anche il bisogno di «evitare danni alla viabilità», unito alle necessità di «tutela dell’incolumità pubblica e privata» e di «impedire il diffondersi di specifiche malattie infettive». Circa la possibilità di intraprendere questa strada, che non piace agli animalisti, il via libera era arrivato in seguito a una riunione in Prefettura a Potenza alla quale avevano partecipato, in pratica, tutte le Istituzioni regionali e locali della Basilicata, insieme ai rappresentanti delle aree protette: come quelli dell’Ente Parco Nazionale del Pollino e del Parco dell’Appennino Lucano.

L’emergenza cinghiali non accenna a placarsi e lo dimostrano i continui incidenti stradali provocati dal loro passaggio, lo scopo di quel tavolo era proprio quello di individuare soluzioni che possano arginare un fenomeno ormai dilagante.L’incremento degli abbattimenti e la sterilizzazione erano state due delle ipotesi formulate durante quell’incontro, voluto dal prefetto Vardè – su richiesta di Anci e di quasi tutti i 131 sindaci della Basilicata – appunto per provare a limitare il diffondersi di una specie la cui presenza, in tutto il territorio lucano, supera i 200 mila esemplari.Per quanto concerne, invece, la questione dello smaltimento delle carcasse si era fatta strada l’ipotesi di ricorrere all’incenerimento nei casi in cui le stesse non rientrassero nella filiera delle carni.

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