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7 minuti per la lettura

Sul Lago dei cigni
con Luigi Piovano
 
di FRANCESCO ALTAVISTA
MATERA –   E’ il primo violoncellista solista  nell’orchestra dell’Accademia nazionale  Santa Cecilia di Roma. E’  uno dei musicisti più bravi al mondo, una sorta di leggenda vivente. La dodicesima  edizione di “Matera in Musica” organizzata dal festival Duni e dall’Orchestra della Magna Grecia   si aprirà proprio con un suo concerto: Luigi Piovano si esibirà in un concerto dal titolo “Il Lago dei cigni”  domenica, a partire dalle ore 21 nell’auditorium “Gervasio”  della città dei Sassi. Sarà coadiuvato dall’Orchestra della Magna Grecia , di cui Piovano è direttore musicale, diretta nella serata materana da Piero Romano. In anteprima il maestro si concede ad alcune domande per il Quotidiano della Basilicata. 
Maestro,  è appena tornato dal Giappone dove si è esibito in diversi concerti. Intanto come sono andati i concerti e perché secondo lei gli italiani sono così apprezzati nella nazione nipponica?
«I concerti sono andati benissimo Il Giappone è una nazione straordinaria anche se adesso si sta leccando alcune ferite legate non solo al disastro ma anche alla crisi che sta colpendo tutti. Il mio legame con questa nazione è ormai  consolidato da tanti anni e io cerco di fare il mio meglio, consapevole di non raccontare bugie al pubblico. Loro non hanno questa vena di follia che abbiamo noi italiani. Questa vena di follia che ci fa vivere con una instabilità pazzesca a loro li manda fuori di testa. Loro che sono abituati a pianificare tutto, a considerare alla perfezione anche l’imprevisto. Tokio credo abbia  12 orchestre ufficiali, a Roma ce ne sono tre. Ma ci apprezzano perché da sempre esportiamo il bello, noi siamo abituati a svegliarci la mattina e vedere il bello.  A Tokio è costruito tutto con funzionalità, noi costruiamo invece alla ricerca della Bellezza, e loro sono contagiati dal nostro modo di essere, ne sono affascinati».
Dal Giappone alla città dei Sassi. Che tipo di concerto farà a Matera?
«E’ un programma bellissimo che abbiamo fortemente voluto insieme a Piero Romano, il “deus ex machina” di tutta  l’operazione “Magna Grecia”. E’ un programma a due facce proprio come una moneta con due lati totalmente differenti. La prima parte ci sarà  il concerto di Schumann con un’overture della “Luisa Miller”  di Verdi;  la seconda parte sarà dedicata al “Lago dei cigni”  di  Tcajkovskij. Quest’anno faremo molto Brahms e Tcajkovskij con l’Orchestra della Magna Grecia».
Lei  con questi grandi autori è praticamente cresciuto. Addirittura  a soli  tre anni si innamora del violoncello.  Cosa spinge a 17 anni a prendere già un diploma del conservatorio in violoncello con tutti i sacrifici e lo studio che comporta?
«Nel mio caso la spinta è mio padre, compositore e pianista grandioso. Mio padre tutti i giorni dalle 8 di mattina partiva con i suoi esercizi al pianoforte, credo lo faccia anche oggi. Ovvio che non è automatico, ma il più grande dono di mio padre è la passione per la musica. Quando hai una passione è il regalo più grande che ti possa fare la vita. Io ho finito i miei studi accademici  a 17 con il diploma del conservatorio, con il quale non fai ovviamente niente se non giri il mondo per perfezionarti, ma ero consapevole che la mia vita sarebbe stata la musica, a qualsiasi livello, anche suonando per strada».
Maestro, cosa fa la differenza tra un bravo musicista e un primo violoncello di un’orchestra importante?
«E’ il “primo”. La difficoltà sta nel diventare il primo, nel dimostrare di essere il primo e nell’avere il rispetto degli altri perché sei primo,  perché  c’è un lavoro di squadra. Suoni il violoncello su quella sedia che scotta e devi avere il carattere per starci e le conoscenze musicali per  starci». 
Concludiamo. Cosa è la Bellezza?
«La Bellezza è l’armonia delle cose, tutto ciò che è in armonia crea Bellezza». 
 

MATERA –   E’ il primo violoncellista solista  nell’orchestra dell’Accademia nazionale  Santa Cecilia di Roma.  E’  uno dei musicisti più bravi al mondo, una sorta di leggenda vivente. La dodicesima  edizione di “Matera in Musica” organizzata dal festival Duni e dall’Orchestra della Magna Grecia   si aprirà proprio con un suo concerto: Luigi Piovano si esibirà in un concerto dal titolo “Il Lago dei cigni”  domenica, a partire dalle ore 21 nell’auditorium “Gervasio”  della città dei Sassi. Sarà coadiuvato dall’Orchestra della Magna Grecia , di cui Piovano è direttore musicale, diretta nella serata materana da Piero Romano. In anteprima il maestro si concede ad alcune domande per il Quotidiano della Basilicata. 

Maestro,  è appena tornato dal Giappone dove si è esibito in diversi concerti. Intanto come sono andati i concerti e perché secondo lei gli italiani sono così apprezzati nella nazione nipponica?

«I concerti sono andati benissimo Il Giappone è una nazione straordinaria anche se adesso si sta leccando alcune ferite legate non solo al disastro ma anche alla crisi che sta colpendo tutti. Il mio legame con questa nazione è ormai  consolidato da tanti anni e io cerco di fare il mio meglio, consapevole di non raccontare bugie al pubblico. Loro non hanno questa vena di follia che abbiamo noi italiani. Questa vena di follia che ci fa vivere con una instabilità pazzesca a loro li manda fuori di testa. Loro che sono abituati a pianificare tutto, a considerare alla perfezione anche l’imprevisto. Tokio credo abbia  12 orchestre ufficiali, a Roma ce ne sono tre. Ma ci apprezzano perché da sempre esportiamo il bello, noi siamo abituati a svegliarci la mattina e vedere il bello.  A Tokio è costruito tutto con funzionalità, noi costruiamo invece alla ricerca della Bellezza, e loro sono contagiati dal nostro modo di essere, ne sono affascinati».

Dal Giappone alla città dei Sassi. Che tipo di concerto farà a Matera?

«E’ un programma bellissimo che abbiamo fortemente voluto insieme a Piero Romano, il “deus ex machina” di tutta  l’operazione “Magna Grecia”. E’ un programma a due facce proprio come una moneta con due lati totalmente differenti. La prima parte ci sarà  il concerto di Schumann con un’overture della “Luisa Miller”  di Verdi;  la seconda parte sarà dedicata al “Lago dei cigni”  di  Tcajkovskij. Quest’anno faremo molto Brahms e Tcajkovskij con l’Orchestra della Magna Grecia».

Lei  con questi grandi autori è praticamente cresciuto. Addirittura  a soli  tre anni si innamora del violoncello.  Cosa spinge a 17 anni a prendere già un diploma del conservatorio in violoncello con tutti i sacrifici e lo studio che comporta?

«Nel mio caso la spinta è mio padre, compositore e pianista grandioso. Mio padre tutti i giorni dalle 8 di mattina partiva con i suoi esercizi al pianoforte, credo lo faccia anche oggi. Ovvio che non è automatico, ma il più grande dono di mio padre è la passione per la musica. Quando hai una passione è il regalo più grande che ti possa fare la vita. Io ho finito i miei studi accademici  a 17 con il diploma del conservatorio, con il quale non fai ovviamente niente se non giri il mondo per perfezionarti, ma ero consapevole che la mia vita sarebbe stata la musica, a qualsiasi livello, anche suonando per strada».

Maestro, cosa fa la differenza tra un bravo musicista e un primo violoncello di un’orchestra importante?

«E’ il “primo”. La difficoltà sta nel diventare il primo, nel dimostrare di essere il primo e nell’avere il rispetto degli altri perché sei primo,  perché  c’è un lavoro di squadra. Suoni il violoncello su quella sedia che scotta e devi avere il carattere per starci e le conoscenze musicali per  starci». 

Concludiamo. Cosa è la Bellezza?

«La Bellezza è l’armonia delle cose, tutto ciò che è in armonia crea Bellezza».   

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