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Presentato il volume di Antonio Santochirico
Medici che hanno fatto la storia
 
«A VOLTE succede che chi si occupa di alcune vicende storiche diventi esso stesso parte di quella storia»: è quanto scrive Enrico Mazzeo Cicchetti, Presidente dell’Ordine dei Medici della Basilicata, nella prefazione al pregevole e corposo volume di Antonio Sanchirico dal titolo “Medici e malattie tra la Basilicata e Napoli Borbonica” Dibuono Edizioni. Sanchirico, medico conterraneo di Sinisgalli, nel libro ricostruisce con particolare rigore e metodo storico la biografia di duecentocinquanta medici lucani all’interno del più vasto contesto storico del periodo Borbonico e del Mezzogiorno postunitario. L’autore, attraverso un lavoro imponente e certosino, coniuga il quotidiano lavoro di medico con la passione per la storia patria restituendo così alla Basilicata uno spaccato storico importante . La storia dei medici costituisce una pietra miliare non solo nell’ambito della medicina lucana ma dell’intera comunità.  «Quest’opera è solo un piccolo tassello che ho voluto mettere in qualità di membro dell’Ordine dei Medici della Basilicata – afferma Sanchirico – ritengo sia molto utile riscoprire e riaccendere la passione insita nella nostra professione. L’orgoglio mi ha spinto a compiere questo lavoro». «Guardare al nostro passato, alla storia della medicina lucana, è davvero significativo – dice Mazzeo Cicchetti – in questo modo possiamo superare il provincialismo che ci attanaglia e siamo in grado di consolidare le nostre radici, consegnando degna memoria alle future generazioni». Nel testo, infatti, ci sono storie di medici che hanno fornito contributi scientifici rilevanti e che hanno lasciato il segno nel tessuto sociale delle comunità nelle quali hanno operato.  Alla descrizione della professione medica si affianca l’amara rappresentazione delle malattie, delle sofferenze, di condizioni igienico-sanitarie precarie di una Basilicata ritratta da Levi. Il libro è,  dunque, la storia di un riscatto sociale di una comunità che ha a lungo lottato e che anche grazie al progresso in ambito medico è andata avanti. «Il merito di Sanchirico – dice Giampaolo D’Andrea – è quello di aver ricostruito con grande precisione e rispetto delle fonti le vicende di medici noti ad altro titolo. Tanto per citarne alcuni: Michele Lacava, noto per aver curato Garibaldi nella guerra d’Indipendenza; Gaetano Albini, più famoso per essere il padre di Giacinto Albini che non per la sua professione. Le figure censite, conosciute per altri aspetti ,sono recuperate nella loro dimensione professionale. I grandi medici lucani – continua D’Andrea-  anche quando non sono andati fuori hanno mantenuto vivi e saldi i rapporti con l’esterno. La qualità in medicina è data proprio dal continuo confronto: una volta raggiunta la maturità professionale è fondamentale continuare ad aprirsi e a confrontarsi altrimenti il rischio che si corre è l’impoverimento dell’attività e il rallentamento del progresso».
Angela Salvatore

«A VOLTE succede che chi si occupa di alcune vicende storiche diventi esso stesso parte di quella storia»: è quanto scrive Enrico Mazzeo Cicchetti, Presidente dell’Ordine dei Medici della Basilicata, nella prefazione al pregevole e corposo volume di Antonio Sanchirico dal titolo “Medici e malattie tra la Basilicata e Napoli Borbonica” Dibuono Edizioni. 

Sanchirico, medico conterraneo di Sinisgalli, nel libro ricostruisce con particolare rigore e metodo storico la biografia di duecentocinquanta medici lucani all’interno del più vasto contesto storico del periodo Borbonico e del Mezzogiorno postunitario. L’autore, attraverso un lavoro imponente e certosino, coniuga il quotidiano lavoro di medico con la passione per la storia patria restituendo così alla Basilicata uno spaccato storico importante. 

La storia dei medici costituisce una pietra miliare non solo nell’ambito della medicina lucana ma dell’intera comunità.  «Quest’opera è solo un piccolo tassello che ho voluto mettere in qualità di membro dell’Ordine dei Medici della Basilicata – afferma Sanchirico – ritengo sia molto utile riscoprire e riaccendere la passione insita nella nostra professione. L’orgoglio mi ha spinto a compiere questo lavoro». «Guardare al nostro passato, alla storia della medicina lucana, è davvero significativo – dice Mazzeo Cicchetti – in questo modo possiamo superare il provincialismo che ci attanaglia e siamo in grado di consolidare le nostre radici, consegnando degna memoria alle future generazioni». 

Nel testo, infatti, ci sono storie di medici che hanno fornito contributi scientifici rilevanti e che hanno lasciato il segno nel tessuto sociale delle comunità nelle quali hanno operato.  Alla descrizione della professione medica si affianca l’amara rappresentazione delle malattie, delle sofferenze, di condizioni igienico-sanitarie precarie di una Basilicata ritratta da Levi. Il libro è,  dunque, la storia di un riscatto sociale di una comunità che ha a lungo lottato e che anche grazie al progresso in ambito medico è andata avanti. «Il merito di Sanchirico – dice Giampaolo D’Andrea – è quello di aver ricostruito con grande precisione e rispetto delle fonti le vicende di medici noti ad altro titolo. Tanto per citarne alcuni: Michele Lacava, noto per aver curato Garibaldi nella guerra d’Indipendenza; Gaetano Albini, più famoso per essere il padre di Giacinto Albini che non per la sua professione. 

Le figure censite, conosciute per altri aspetti ,sono recuperate nella loro dimensione professionale. I grandi medici lucani – continua D’Andrea-  anche quando non sono andati fuori hanno mantenuto vivi e saldi i rapporti con l’esterno. La qualità in medicina è data proprio dal continuo confronto: una volta raggiunta la maturità professionale è fondamentale continuare ad aprirsi e a confrontarsi altrimenti il rischio che si corre è l’impoverimento dell’attività e il rallentamento del progresso».Angela Salvatore

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