X
<
>

Condividi:
7 minuti per la lettura

POTENZA – Ogni euro finanziato nel settore cinema ne ha generati 7 nell’economia locale. Questo dato, presente in uno studio della Fondazione Mattei, oggi fa ancora più male: si tratta di economia che – con la regione giustamente in quarantena – non si genera, ma che rischia di liquefarsi anche nel caso in cui lo stallo della Fondazione Lucana Film Commission dovesse trascinarsi ancora per molto.

La politica farà il suo tempo – nei giorni scorsi Forza Italia ha annunciato un dossier sull’operato della Lfc, tuttora senza presidente e impiegati e con un Cda azzoppato – ma intanto c’è un settore che soffre, proprio come nel resto d’Italia succede ad artisti della musica e dello spettacolo, ma in Basilicata un po’ di più per un futuro che minaccia nubi ancora più dense.

Cosa resta di un set
Come per ogni prodotto finale, nella fase di preparazione sono molteplici i passaggi da consumare: nel settore audiovisivo questo equivale a maestranze e manodopera – dunque occupazione – ma anche servizi di contorno che coinvolgono altre persone e creano altra economia. Pensiamo a un set: dal trasporto – per i piccoli spostamenti è antieconomico anche per una grande produzione non poggiarsi ai privati locali – alla macchinetta del caffè a cialda passando per noleggio, commercio, vitto e alloggio c’è un universo che fa leva su piccole e anche piccolissime realtà del posto. Figure come i location manager – anch’essi prevalentemente lucani dal momento che la conoscenza del territorio dev’essere la base – sono l’esempio di come sia possibile drenare la fuga di risorse e cervelli che moltiplicata in modo esponenziale causa lo spopolamento della regione: sono più d’uno i casi di ragazzi che hanno studiato fuori per poi, una volta formati, prestare la loro competenza alle produzioni lucane.

C’è anche una ricaduta immobiliare che ai più sfugge: le case in cui si è girata anche solo una scena acquistano più valore sul mercato. Su un piano meno materiale ma ugualmente importante, un set lascia – in uno con la possibilità di creare mete di cine-turismo come per il fenomeno Montalbano in Sicilia (a Matera ha fatto scuola il caso “Sorelle”, con tanto di corsa ai selfie nei luoghi della fiction) – anche la consapevolezza dei territori: una ricchezza di coscienza per chi abita i luoghi che poi finiscono in tv.

Qualche cifra
Nello studio della Fondazione Eni Enrico Mattei su “L’impatto economico del cinema in Basilicata”, in riferimento a 20 produzioni finanziate dal progetto Bando alla Crisi è stato valutato un «impatto diretto» notevole: «A fronte di un contributo regionale alle produzioni di 653.000 euro, vi è stata una spesa sul territorio di 1.848.000 euro», vale a dire un «rapporto di 1: 2,8 tra finanziamento e spesa»; rapporto che cresce (1:7) se si collegano finanziamento e impatto complessivo (diretto e indiretto): 1 euro di finanziamento ne ha generati 7 nell’economia locale. 544 i lavoratori locali impiegati tra artisti, tecnici, maestranze e comparse in circa 300 giorni di riprese sul territorio.

L’investimento principale è costituito dalle risorse umane: il 30% del budget; la spesa per vitto e alloggio di troupe e cast, considerate insieme, rappresenta il 16% della spesa; il noleggio e acquisto della strumentazione tecnica e dei costumi (13%), la costruzione di scenografie e l’affitto di location (11%), il lavoro di postproduzione (12%) valgono complessivamente il 35%. «L’effetto indiretto generato sul territorio, ovvero la ricchezza generata nel sistema economico è di 2,68 milioni, ovvero ha un moltiplicatore totale di 1,45», si legge ancora nel dossier della Feem. Ma anche al di fuori del bando della Lfc, alcune produzioni internazionali extra-bando a Matera (Ben Hur, The Young Messiah e Wonder Woman) hanno generato un impatto diretto di 6,57 milioni di euro e indiretto di 9,52 milioni: la principale ricaduta economica è nel settore ricettivo e ristorativo.

Quant’è lontano il 2019
Matera, appunto. Come il Coronavirus ha ridimensionato le attese dell’onda lunga del 2019 sul turismo tra i Sassi, così il settore dell’audiovisivo deve rivedere al ribasso le sue aspettative. Una situazione che fa ancora più male proprio se si pensa quanto straordinario sia stato l’anno scorso per Matera (LEGGI LA NOTIZIA), non solo come Capitale europea della Cultura ma anche come città del cinema, della televisione e della pubblicità: in tutto l’anno scorso sono state 56 le produzioni (26 di carattere internazionale, 24 nazionali e 6 locali) tra cui spiccano ovviamente i ciak per i film “No Time to Die” di Cary Fukunaga sulla saga di 007 James Bond (la prima è stata rimandata a novembre proprio causa Covid) e “The Last Planet” di Terrence Malick. Matera, inoltre, è stata ammirata nella serie televisiva “Imma Tataranni – Sostituto procuratore” girata l’anno scorso. Fiction già cult che ora rischia di non poter bissare (LEGGI LA NOTIZIA), con un grave danno economico oltre che per l’indotto e l’immagine di Matera, vogliosa di ripartire quanto prima dopo la flessione delle presenze turistiche (LEGGI LA NOTIZIA).

Nello specifico sono stati 5 i lungometraggi, 9 i programmi televisivi di rilevanza nazionale e internazionale (per reti francesi, giapponesi e tedesche), 10 i documentari sulle suggestioni e il valore storico-culturale di Matera, 6 i video istituzionali commissionati da diversi soggetti e 15 i prodotti audiovisivi tra videoclip, spot promozionali del territorio, spot pubblicitari e output tecnologici, tra cui le riprese in occasione dell’esibizione del gruppo musicale Il Volo e la digitalizzazione del patrimonio culturale realizzata con il progetto “Matera Immersiva” della Regione Basilicata. Infine 11 autorizzazioni per scatti fotografici finalizzati alla realizzazione di mostre, cataloghi di settore e servizi su riviste (dati dell’Ufficio cinema del Comune).

La fuga delle produzioni
Lo stallo della Lucana Film Commission, al netto degli equilibri politico-istituzionali che ne sono alla base, rischia di avere ripercussioni anche sulle produzioni programmate in passato e attualmente “congelate” in attesa che le attività dell’organismo regionale riprendano. Nei giorni scorsi il direttore della Lfc, Paride Leporace, nel lamentare la situazione di vacatio negli uffici e di personale ridotto a zero segnalava che tra le riprese a rischio ci sarebbero anche quelle della fiction su Imma Tataranni, la serie dedicata alla pm materana partorita dalla fantasia di Mariolina Venezia. Uno dei casi virtuosi dell’ultima stagione televisiva Rai, con record di audience anche nella domenica del calcio e dell’intrattenimento.

Non sarebbe l’unico caso: in una lettera pubblicata recentemente dal nostro giornale, Andrea Occhipinti – attore e oggi produttore e figura di spicco della Lucky Red – segnalava proprio un rischio simile per un suo progetto: «In questo momento di fermo forzato stiamo pianificando i progetti da produrre appena sarà possibile. Abbiamo un progetto che pensavamo di ambientare in Basilicata, volevo fare delle prime verifiche e sono venuto a sapere che c’è un’ipotesi che la Lucana Film Commission possa fermarsi».

Non solo film: l’attività della Fondazione
Sono circa 60 i prodotti audiovisivi sostenuti dalla Lucana Film Commission nella sua giovane esperienza. Grandi film di successo (I Moschettieri del Re, Veloce come il Vento, un Paese quasi perfetto, Noi e La Giulia che hanno molto rafforzato il brand Basilicata), documentari, la serie Sorelle, tanti cortometraggi che hanno permesso il debutto di molti giovani e autori lucani. La Basilicata, nel 2015 è stata la seconda regione d’Italia per sostegno a questa particolare palestra di formazione. Ancora, la Basilicata è stata una delle prime regioni a sostenere il cinema con la misura del “bando alla crisi” utilizzando due milioni di fondi europei. La Regione ha fatto nascere la film commission con un finanziamento di 500.000 euro (ben più alte le cifre messe in campo da regioni più popolose come Piemonte, Lazio e Puglia). Ogni anno è stato concesso un budget di un milione di media con cui sono state pagate le spese di funzionamento e sostenuti film, internazionalizzazione, educazione all’immagine, sostegno agli operatori, formazione e festival. Particolarmente originale l’operazione del Festival di Maratea che con la presenza di star e grandi professionisti ha fatto diventare la kermesse lucana estiva una delle più emergenti in Italia, con ospiti ed eventi di impatto e visibilità.

Un altro introito in meno
Concludendo con un rapido coast-to-coast da Maratea a Matera, c’è da sottolineare infine che nei mesi scorsi erano stati perfezionati i meccanismi di attuazione del regolamento per le autorizzazioni alle riprese cinematografiche, audiovisive e fotografiche nella città dei Sassi: una piattaforma che permette di incamerare gli introiti derivanti dalla riscossione dei diritti nel rispetto del marchio “Immagina Matera” e consente di monitorare tutte le fasi. Manco a dirlo, si tratta di altri introiti al momento non riscuotibili dal pubblico. Unite alle perdite micro e macro dei privati coinvolti nel settore audiovisivo, si tratta di cifre ragguardevoli, tanto più in una regione che cerca di pensare a un dopo-quarantena che non sia fatto di solo petrolio e automotive.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE