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CHE fine ha fatto l’indagine sulla sezione arbitrale di Bernalda e sul suo presidente Luigi Faraldi?

Gli sviluppi ci sono stati e, in pochi giorni, giungeranno a una conclusione. Nonostante la malconsueta cappa di silenzio che regna su ogni questione di dubbia genesi.

Siamo riusciti a scoprirlo grazie alla segnalazione in una lettera anonima, dei giorni scorsi, che ovviamente meritava di essere approfondita e verificata. Oggi abbiamo contezza di particolari e possiamo ritornare sull’argomento del quale ci siamo occupati addirittura il 18 settembre (ossia 5 mesi fa), “scomodando”, vista la delicatezza degli argomenti (si trattava  di presunte irregolarità nella gestione amministrativa di fondi federali e nella gestione tecnica di arbitri sezionali e regionali), il presidente nazionale Marcello Nicchi.

Il numero uno degli arbitri ci aveva garantito: che si trattava di una bufala; che era una questione personale e di invidia;  che i tempi sarebbero stati brevissimi; che gli organi ispettivi interni erano già al lavoro.

Inevitabile fu il coinvolgimento del presidente regionale Michele Di Ciommo (in odore di promozione ai vertici nazionali, qualora Nicchi restasse al suo posto al termine di questa stagione, ndr), del quale Faraldi rappresenta un vero e proprio delfino. Di Ciommo, nel raduno  prestagionale difese a spada tratta il suo presidente di sezione (anche tra l’incredulità di chi non era a conoscenza dell’indagine) affermando che qualsiasi cosa fosse venuta fuori era da considerare una sua sconfitta personale.

 E’ necessario, quindi,  fare il punto della situazione a livello cronologico, ribadendo quanto avevamo già scritto a settembre.

La denuncia anonima sul malfunzionamento – e qualche altra fattispecie di reato –  della sezione di Bernalda è di giugno; il servizio nazionale ispettivo per una verifica va a Bernalda ad agosto (e il nostro informatore nutre  dubbi sulla legittimità delle verifiche, quasi fossero aggiustamenti di carte); a settembre noi rendiamo pubblica la notizia; a novembre (a 5 mesi dalla denuncia) la Procura arbitrale inizia a muoversi, stando ai ben informati per una ragione semplicissima: quelle carte in maniera anonima erano giunte anche sul tavolo della Procura Federale di Stefano Palazzi, quindi non solo su quello di Nicchi. L’organo ispettivo della Figc sarebbe andato su tutte le furie perchè non tempestivamente (ossia a giugno) avvisato della denuncia e anche perchè alla richiesta di trasmissione degli atti si rispose con troppa lentezza. Diciamo che si è verificato una sorta di scontro istituzionale tra procure sportive.

Quella di Palazzi si è quindi mossa in autonomia e il giorno 3 e 4 gennaio scorsi  ha convocato all’Hotel Palace di Matera una ventina tra dirigenti  e giacchette nere lucane. Tre sostituti procuratori, provenienti da Roma, Napoli e Salerno hanno interrogato tutte le persone utili a fare chiarezza. Nei giorni successivi la Procura arbitrale ha fatto lo stesso, e con le stesse persone. Indagini parallele, convergenti, o semplice curiosità di saperne di più?

Fatto sta che il cerchio si sta stringendo e sembra che i deferimenti stiano per essere firmati a carico dei vertici regionali e di sezione e anche di semplici tesserati, in qualche modo coinvolti in una situazione non chiara. Anche perchè la denuncia originaria – quella di giugno – chiamava in causa un bel po’ di persone ed era anche  circostanziata. Se poi ci mettiamo qualche “omessa denuncia”, visto che è stato trovato chi sapeva e non ha parlato, il quadro è completo e  allarmante per la credibilità dell’intera categoria. E questo in aggiunta al fatto che abbiamo ricevuto anche una serie di lamentele sulla gestione-Di Ciommo (il quale, abbiamo saputo, ha persino premiato con un tablet  Faraldi quale migliore presidente sezionale, nonostante ci sia in corso un’indagine  sulla sua sezione). Insomma, il capo nazionale Nicchi – quello della bufala, dell’invidia e dei pochi giorni per risolvere la questione Bernalda –  rischia di dover fare i conti con qualcosa di più grande di una burla di paese.

Twitter @alpecoraro

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