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Aveva spiccatissimo il senso della famiglia. Era infatti bigamo ed oltre. (Giulio Andreotti)
Il Calendario della Cornacchia (in attesa dell’Avvento) giorno 19
Non so se qui vi ho già parlato delle famiglie a Natale. Di quei due o tre giorni di incontri coatti quando, a fuori di sforzarti a  pensare che devi essere più buono, ti esaurisci e litighi anche con chi mai avresti pensato di farlo. Del pranzo del 25, cui arrivi con ancora sullo stomaco la cena di “magro” del 24 e in attesa di quello del 26, che almeno fino al 31 sera sei tranquillo. Almeno speri. Del sorriso entusiasta davanti al pigiama in pile della mamma e le calze della nonna. Dei sospiri e dei no, ancora niente, non si è sposata. E sai che parlano di te.  Del pensiero che ti va a Parenti Serpenti di Mario Monicelli, con quel botto finale. (Tranquilli nonni, che qui il vero è verosimile, ma in questo caso falso. Non ve la regaliamo la stufa a gas per Natale). Di quei certi momenti in cui pensi che la tua famiglia sia un insieme, diciamolo pure, piuttosto articolato di personaggi, di cui tu, non sei manco il peggio. Ecco in questi certi momenti dovreste leggere La famiglia Winshaw di Jonahtan Coe (Feltrinelli) e poi vi sentirete meglio. Anche perché se vi sentirete peggio allora vuol dire che davvero nella vostra famiglia più di qualcosa non gira per il verso giusto. Perchè loro, i Winshaw sono delle vere merde, ma non basta, perché loro comandano un’intera nazione: il Regno Unito. Sono tutti posizionati in ruoli apicali e rappresentano il lato più retrivo del potere. In tutti i campi: economico, finanzario, editoriale, giornalistico e politico. Il soggetto narrante è Mark, scrittore, o aspirante tale, che per sopravvivere è disposto a scrivere di tutto e viene contattato da Tabitha, la matriarca della famiglia, per raccontare la storia dei Winshaw, ma soprattutto  per indagare e scoprire se suo fratello Godfrey sia morto in guerra, oppure sia stato ucciso da uno dei fratelli. Tabitha, tra l’altro distrutta dal dolore alla notizia della morte del fratello fu, con il consenso dell’intera famiglia, rinchiusa in manicomio. Sono così, loro, e il libro racconta di come erano gli inglesi sotto la Thatcher, e non solo gli inglesi. Abbiamo un chimico, brillante, che comincia a vendere armi chimiche a Saddam Hussein, una grande manager dell’editoria che riempie di gossip i tabloid e un medico che trasforma gli ospedali in “unità di distribuzione” di cure da vendere ai cittadini in cambio di forti somme di denaro. Sembra un po’ l’Italia di oggi? Forse. Ah, mi ricorda anche Uomini che odiano le donne, di Stieg Larsson, anche lì si parla di famiglia, parlandone da vivi. Il libro è davvero divertente, soprattutto viaggia fra ironia e satira, raccontando un mondo che non c’è più. Forse. Un libro dove c’è un’intera famiglia di pecore nere. Dove il più pulito ha la scabbia, parafrasando un detto di casa mia. 
La ricetta perfetta mi è sembrata una che è un accozzaglia, dolce e buonissima, di rimasugli. Un po’ come quando ti ritrovi sul divano, il 25 pomeriggio e ti racconti la giornata tra un pettegolezzo e un rimbrotto, ma sei felice. 
E’ il Semifreddo del riciclo https://www.greenme.it/mangiare/di-stagione/6640-riciclare-dolci-natale-semifreddo-torrone-panettone
Ingredienti: 
mezza stecca  di torrone bianco duro fatto a scaglie 
3 fette di panettone sbriciolate finemente 
600 g di ricotta fresca 
3 cucchiai di miele di acacia 
15 gocce di acqua di fiori di arancio 
mezza stecca di torrone al cioccolato (opzionale)
Preparazione: 
Realizzare questo dolce è semplicissimo: unite tutti gli ingredienti in un grande recipiente e mescolate fino a quando non avrete ottenuto un composto omogeneo e compatto.
Versate tutto in uno stampo da plum-cake ben foderato con della pellicola trasparente e con una paletta (o il dorso di un cucchiaio) livellate bene la superficie, poi battete il fondo del recipiente su un piano duro e resistente per eliminare eventuali voti d’aria, coprite con altra pellicola e riponete in freezer per 2 ore circa.
Tiratelo fuori dal congelatore 20 minuti prima di servirlo e accompagnatelo, se volete, con del torrone al cioccolato fuso, colato sulla superficie.

Aveva spiccatissimo il senso della famiglia. Era infatti bigamo ed oltre. (Giulio Andreotti)


Il Calendario della Cornacchia (in attesa dell’Avvento) giorno 19

Non so se qui vi ho già parlato delle famiglie a Natale. Di quei due o tre giorni di incontri coatti quando, a fuori di sforzarti a  pensare che devi essere più buono, ti esaurisci e litighi anche con chi mai avresti pensato di farlo.

 Del pranzo del 25, cui arrivi con ancora sullo stomaco la cena di “magro” del 24 e in attesa di quello del 26, che almeno fino al 31 sera sei tranquillo. Almeno speri. 

Del sorriso entusiasta davanti al pigiama in pile della mamma e le calze della nonna. Dei sospiri e dei “no, ancora niente, non si è sposata”. E sai che parlano di te.  Del pensiero che ti va a Parenti Serpenti di Mario Monicelli, con quel botto finale. (Tranquilli nonni, che qui il vero è verosimile, ma in questo caso falso. Non ve la regaliamo la stufa a gas per Natale).

 Di quei certi momenti in cui pensi che la tua famiglia sia un insieme, diciamolo pure, piuttosto articolato di personaggi, di cui tu, non sei manco il peggio. Ecco in questi certi momenti dovreste leggere La famiglia Winshaw di Jonahtan Coe (Feltrinelli) e poi vi sentirete meglio. Anche perché se vi sentirete peggio allora vuol dire che davvero nella vostra famiglia più di qualcosa non gira per il verso giusto. Perchè loro, i Winshaw sono delle vere merde, ma non basta, perché loro comandano un’intera nazione: il Regno Unito. Sono tutti posizionati in ruoli apicali e rappresentano il lato più retrivo del potere. In tutti i campi: economico, finanzario, editoriale, giornalistico e politico.

 Il soggetto narrante è Mark, scrittore, o aspirante tale, che per sopravvivere è disposto a scrivere di tutto e viene contattato da Tabitha, la matriarca della famiglia, per raccontare la storia dei Winshaw, ma soprattutto  per indagare e scoprire se suo fratello Godfrey sia morto in guerra, oppure sia stato ucciso da uno dei fratelli. Tabitha, tra l’altro distrutta dal dolore alla notizia della morte del fratello fu, con il consenso dell’intera famiglia, rinchiusa in manicomio. Sono così, loro, e il libro racconta di come erano gli inglesi sotto la Thatcher, e non solo gli inglesi. Abbiamo un chimico, brillante, che comincia a vendere armi chimiche a Saddam Hussein, una grande manager dell’editoria che riempie di gossip i tabloid e un medico che trasforma gli ospedali in “unità di distribuzione” di cure da vendere ai cittadini in cambio di forti somme di denaro. Sembra un po’ l’Italia di oggi? Forse.
Ah, mi ricorda anche Uomini che odiano le donne, di Stieg Larsson, anche lì si parla di famiglia, parlandone da vivi.
 Il libro viaggia fra ironia e satira, raccontando un mondo che forse non c’è più.
 Un libro dove c’è un’intera famiglia di pecore nere. Dove il più pulito ha la scabbia, parafrasando un detto di casa mia. 

La ricetta perfetta mi è sembrata una che è un’accozzaglia, dolce e buonissima, di rimasugli. Un po’ come quando ti ritrovi sul divano, il 25 pomeriggio e ti racconti la giornata tra un pettegolezzo e un rimbrotto, ma sei felice. E’ il Semifreddo del riciclo 

Ingredienti: 

mezza stecca  di torrone bianco duro fatto a scaglie
 3 fette di panettone sbriciolate finemente 
600 g di ricotta fresca
 3 cucchiai di miele di acacia 
15 gocce di acqua di fiori di arancio 
mezza stecca di torrone al cioccolato (opzionale)

Preparazione: 
Realizzare questo dolce è semplicissimo: unite tutti gli ingredienti in un grande recipiente e mescolate fino a quando non avrete ottenuto un composto omogeneo e compatto.Versate tutto in uno stampo da plum-cake ben foderato con della pellicola trasparente e con una paletta (o il dorso di un cucchiaio) livellate bene la superficie, poi battete il fondo del recipiente su un piano duro e resistente per eliminare eventuali voti d’aria, coprite con altra pellicola e riponete in freezer per 2 ore circa.Tiratelo fuori dal congelatore 20 minuti prima di servirlo e accompagnatelo, se volete, con del torrone al cioccolato fuso, colato sulla superficie.

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