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LAMEZIA TERME – Il 24 maggio del 1991 Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte vengono assassinati a Lamezia Terme poco dopo aver preso servizio nell’azienda che gestiva la raccolta dei rifiuti. Una vicenda che ha segnato la vita di due famiglie e che ha fatto registrare un punto di non ritorno della criminalità locale, perché, se è vero che ad oggi giustizia non è stata ancora fatta, è altrettanto certo che si è trattato di un omicidio di ‘ndrangheta. A venticinque anni di distanza Libera ha ricordato le due vittime di mafia con una iniziativa che si è svolta alle cinque di stamattina, ora presunta della mattanza, a cui hanno preso parte circa duecento persone.

Molti gli interventi in scaletta, con un parterre istituzionale di tutto rispetto. C’erano infatti il sindaco di Lamezia Paolo Mascaro, il vicepresidente della giunta regionale Antonio Viscomi, Don Giacomo Panizza, i giornalisti Pasqualino Rettura, Gaetano Mazzuca e Maria Scaramuzzino, il vescovo di Lamezia Antonio Cantafora, docenti universitari, artisti, letterati ed i vertici provinciali e regionali di Libera guidati dal sacerdote Ennio Stamile che è a capo dell’organizzazione in Calabria. Buona parte del mondo antimafia si è dunque ritrovato a Lamezia a fianco delle famiglie dei due netturbini che non hanno mai smesso di cercare la verità su quanto accaduto. Per loro le parole che Libera ha voluto diventassero il motto della giornata: «se non possiamo cambiare quello che è stato, possiamo cambiare quello che sarà»

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