X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

LAMEZIA TERME – La Comunità Progetto Sud di Lamezia Terme di nuovo sotto attacco. Due notti fa, tra il 4 e il 5 luglio è stato appiccato un incendio ad una parte di un terreno di Nicastro, gestito dalla cooperativa “Le Agricole” (una delle realtà figlie della Comunità): in tre ettari di terra sono state bruciate le canne per l’irrigazione, la recinzione e una serra per la coltivazione dei pomodori. (LEGGI LA NOTIZIA SULL’ATTENTATO) Un gesto che ha provocato danni per un valore di circa 6mila euro all’associazione fondata da don Giacomo Panizza, il prete bresciano “adottato” da questa terra fin da quando ha dato vita, alla fine degli anni ‘70 al centro che si occupa di assistenza ai diversamente abili, agli ex tossicodipendenti e a chiunque si trovi in condizioni di disagio sociale.

GUARDA IL VIDEO CON L’INTERVISTA A DON PANIZZA

 

Tutte attività che lo hanno reso fin dall’inizio una persona “scomoda” per i clan della zona, che non accettano chi prova a creare condizioni di sviluppo sano per la società.

«Da quando esiste Progetto Sud gli episodi del genere sono innumerevoli – spiega don Giacomo – anche in questo appezzamento di terra che prima era abbandonato e noi lo abbiamo destinato a una nostra cooperativa, in passato abbiamo trovato le recinsioni tagliate, pastori che venivano a pascolare il bestiame o, a volte, alcuni mezzi danneggiati. Certo, un danno simile non lo avevamo ancora subito, ma chi prova a metterci i bastoni tra le ruote sa benissimo che noi puntualmente denunciamo, non capisco cosa vogliano ancora».

[editor_embed_node type=”photogallery”]69753[/editor_embed_node]

In alcuni punti dell’area persiste la puzza di bruciato e le chiazze nere di erba incendiata sono la firma di chi ha tentato di dare alle fiamme l’impegno dei volontari della Comunità che, invece, di fermarsi, non ne hanno alcuna intenzione. Stanno lì chinati sull’erba, sotto il sole cocente, quasi incuranti del caldo estivo, a prendersi cura dei frutti del loro lavoro e della natura. «L’altra mattina, come sempre sono stato io ad aprire il cancello – racconta Marco Lio, uno dei ragazzi che collabora con don Giacomo – e ho trovato alcuni focolai ancora accesi. Non so se si tratti di ignoti o, più propriamente, di idioti. Noi però andiamo avanti e qui siamo impegnati nella coltivazione di verdure, ortaggi e melanzane. Faremo anche dei trasformati da immettere sul mercato, certificati biologici da un laboratorio con cui collaboriamo».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE