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Il procuratore Nicola Gratteri

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CATANZARO – «Penso che uno Stato democratico non si possa permettere il lusso di liberalizzare ciò che provoca danni alla salute dei cittadini». Lo dice alla Stampa il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri sull’ipotesi di una legalizzazione delle droghe leggere. E non ne fa solo una questione etica: «Il guadagno che si sottrarrebbe alle mafie è quasi ridicolo rispetto a quanto la criminalità trae dal traffico di cocaina e eroina. Un grammo di eroina costa 50 euro, un grammo di marijuana costa 4 euro. Non c’è paragone dal punto di vista economico».

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DI NICOLA GRATTERI ALLA PROCURA DI CATANZARO

«Ogni 100 tossici dipendenti solo il 5% usa droga leggere. Di questa percentuale solo il 25% viene utilizzato da maggiorenni, l’altro 75% sono minorenni. Se noi pensiamo di liberalizzare e vendere droghe leggere e allora dovremmo ipotizzare di vendere hashish e marijuana anche ai minorenni. Di sicuro non risolveremmo il problema di contrasto alle mafie», sottolinea.

«Le mafie per coltivare canapa non pagano luce, acqua e soprattutto personale, se si legalizza invece bisogna assumere operai, pagare acqua, luce, il confezionamento, il trasporto. Si è fatto un esperimento a Modena creando delle serre, si è capito che in questo modo un grammo costerebbe 12 euro, tre volte in più di quanto costa al mercato nero. È evidente che il ‘consumatorè andrà comunque dove paga meno».

Le droghe leggere per il mondo della criminalità organizzata spesso sono «il primo passaggio», dice. «Nel momento in cui una piccola organizzazione criminale si conquista una piazza di spaccio con la marijuana il passo poi è breve per utilizzare quella stessa piazza per vendere eroina e cocaina».

Per Gratteri il contrasto allo spaccio di hashish e marijuana non sottrae tempo e risorse a obiettivi più importanti: «Le attività investigative dimostrano che le organizzazioni criminali che vendono al dettaglio gli stupefacenti diversificano e quindi spacciano cocaina, eroina, ma anche marijuana, hashish e droghe sintetiche. Non vedo una dispersione di uomini e mezzi».

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