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Il primo cittadino di Botricello, Tommaso Laporta, aveva ricevuto lettere minatorie, cartucce, una bottiglia incendiaria e subito danni alla sua auto. Ma alla Procura di Catanzaro la sua posizione è cambiata

BOTRICELLO (CZ) – Prima la lettera minatoria, poi le cartucce. Quattro, per la precisione, lasciate, insieme ad una bottiglia incendiaria, nell’auto di servizio in uso al sindaco di Botricello, Tommaso Laporta. Sulla fiancata, una scritta con uno spray di colore rosso: “Scegli tu”. (LEGGI LA NOTIZIA) Nessun dubbio, dunque, sulla matrice del gesto legata al suo ruolo politico piuttosto che di dipendente Sorical. O così è stato fino a qualche giorno fa. Perché adesso, invece, c’è chi i dubbi li nutre, eccome.

Dubbi sulla stessa perpetrazione del reato e dalla stessa Procura della Repubblica di Catanzaro, che, per mano del sostituto procuratore, Graziella Viscomi, ha rimescolato le carte e trasformato la posizione della vittima delle minacce in quella di indagato per “simulazione di reato”. Proprio così. Un’accusa grave per un sindaco di un Comune già stritolato da un clima politico pesante, che lo diventerà ancora di più alla luce degli sviluppi investigativi scaturiti dalle indagini portate avanti dai carabinieri della stazione di Botricello, ai quali Tommaso Laporta si era rivolto per denunciare l’episodio, che, peraltro, era stato preceduto già da una lettera minatoria pervenuta in Comune e nella quale era scritto: “Non hai capito niente Laporta. Non hai capito niente Laporta, quello che è stato deciso non cambia. Non ti salva nessuno”. E la proposizione sarebbe stata accompagnata dalla parola “morte” ripetuta più volte. Il tutto firmato dalla dicitura “Il tribunale del popolo”.

Ancora prima era toccato al responsabile dell’ufficio tecnico comunale, Domenico Potami, ricevere una missiva sulla quale era stata disegnata una pistola, tanto da indurlo a concludere il suo rapporto di lavoro in anticipo.

Non si arrende, invece, il sindaco, Laporta, che, raggiunto telefonicamente dal Quotidiano, limitandosi a manifestare fiducia nella giustizia, non ha voluto aggiungere alcuna dichiarazione, preferendo delegare, in tal senso, i suoi legali di fiducia, gli avvocati Michele Gigliotti e Franco Catanzaro, rispetto ad una vicenda che lo ha già visibilmente provato.

«Sotto un profilo squisitamente tecnico-giuridico – hanno detto i legali – ci preme evidenziare che nell’immediato riesce oggettivamente impraticabile approntare un’adeguata linea difensiva, perché, come noto, nell’attuale fase processuale è precluso alla parte privata l’accesso agli atti investigativi appunto coperti da segreto istruttorio. Anche per tale ragione, confidando nella professionalità della Procura della Repubblica di Catanzaro, e della forza di polizia giudiziaria delegata, si auspica una definizione dell’indagine, in un senso o nell’altra, quanto più spedita possibile».

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