X
<
>

La botola dove vennero ritrovati i resti di Ventura

Condividi:
3 minuti per la lettura

LAMEZIA TERME – E’ stato condannato a 30 anni di carcere Domenico “Mimmo” Cannizzaro, ritenuto il mandante dell’omicidio del fotografo ed ex carabiniere lametino Gennaro Ventura. La sentenza è stata emessa dalla Corte d’Assise di Catanzaro che ha condannato Cannizzaro anche al risarcimento dei danni alle parti civili (i familiari di Ventura) rappresentate dall’avvocato Italo Reale. Nei giorni scorsi era stato condannato con il rito abbreviato a 10 anni Gennaro Pulice, collaboratore di giustizia, che ha rivelato di essere stato lui il killer di Ventura su mandato di Cannizzaro.

LEGGI LA SVOLTA NELLE INDAGINI

Due collaboratori di giustizia, come si ricorderà, hanno riaperto il caso Ventura fino all’arresto (a giugno 2016) del presunto mandante, Antonio Domenico Cannizzaro, detto Mimmo, 51 anni, finito a processo insieme a chi si è autoaccusato di aver ucciso il fotografo ed ex carabiniere Gennaro Ventura. Oltre a Pulice, ha dato un contributo alle indagini anche Pietropaolo Stranges, collaboratore di giustizia da gennaio 2014, sulle cui dichiarazioni si era incentrata l’udienza scorsa del processo in Corte d’Assise contro Mimmo Cannizzaro, ritenuto il capo dell’omonima cosca, difeso dagli avvocati Lucio Canzoniere e Salvatore Staiano che avevano chiesto e ottenuto che al processo venissero ascoltati l’ex moglie di Pietropaolo Stranges, Giuseppina Cannizzaro (sorella di Domenico) e il cognato di Stranges, Domenico Cannizzaro (cugino dell’imputato).

LA DECISIONE SUL RITO ABBREVIATO

E questo perchè l’ex moglie di Stranges e Domenico Cannizzaro (teste) avrebbero riferito a Pietropaolo Stranges il movente dell’eliminazione di Ventura. Circostanze che ieri in aula i due testi hanno smentito. E cioè di non aver parlato mai con Stranges dell’omicidio anche perchè «non sapevano nulla». Le indagini della Squadra mobile di Catanzaro si svilupparono anche attraverso i riscontri fra le dichiarazioni di Pulice e di Stranges. Il fotografo ed ex carabiniere lametino Gennaro Ventura fu ucciso il 16 dicembre del 1996.

SCOPRI I CONTENUTI SULL’OMICIDIO DI GENNARO VENTURA

La svolta alle indagini a luglio 2015 (dopo un primo procedimento archiviato) dopo le rivelazioni di Gennaro Pulice (e prima ancora di Stranges) che a quasi 20 anni dall’omicidio rivelò il presunto mandante e il movente, indicando Antonio Domenico Cannizzaro che avrebbe ordinato l’eliminazione di Ventura per vendetta poichè – secondo le accuse – la vittima da carabiniere in servizio a Tivoli, fece arrestare e condannare (per una rapina di un quantitativo di droga da un laboratorio di un perito chimico a Roma), Raffaele Rao, cugino di Cannizzaro. Ventura fu uno dei testimoni chiave nel processo che portò alla condanna di Rao.

Ventura e un altro carabiniere nel 1991 avevano incrociato sulle scale del palazzo un uomo vestito da poliziotto e uno in borghese. Trovarono il perito massacrato di botte e rapinato di un quantitativo di eroina e cocaina che aveva in consegna. Ventura contribuì a definire l’ identikit fotografico del finto poliziotto, che portò a incriminare due uomini, uno di questi era Rao. I resti di Ventura furono ritrovati il 25 aprile del 2008 in un vecchio casolare di campagna in località Carrà – Frasse in una cisterna sotto il pavimento utilizzato per la vendemmia. Ventura fu ucciso in questo luogo dove Pulice lo portò con la scusa di un servizio fotografico, uccidendolo con un colpo di pistola in testa.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE