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Franco Iacucci (a destra) con Mario Oliverio

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Iacucci è stato ascoltato dal pm Prontera in qualità di indagato. Il suo legale: «Ha risposto a tutte le domande»

CATANZARO – Franco Iacucci, presidente della Provincia di Cosenza, è stato interrogato in Procura nella veste di indagato. Ciò nell’ambito dell’inchiesta su Calabria Verde. Dopo il coinvolgimento di Gaetano Pignanelli in un fascicolo parallelo sull’azienda ex Afor incardinato presso la procura di Castrovillari – notizia riportata dal Quotidiano diversi mesi addietro – un altro stretto collaboratore del governatore Mario Oliverio, finisce sotto la lente della magistratura. E per il governatore la cosa comincia a diventare quantomeno imbarazzante. Iacucci, infatti, è stato chiamato in causa per fatti che si sarebbero verificati nel periodo in cui ricopriva il ruolo di capostruttura del presidente della Regione, prima di essere eletto al vertice dell’amministrazione provinciale cosentina.

Iacucci, che è pure sindaco di Aiello Calabro (Cosenza), è stato interrogato per oltre tre ore negli uffici della Procura di Catanzaro, alla presenza del suo avvocato Gregorio Barba. L’interrogatorio, iniziato nel primo pomeriggio, è stato condotto dal pm Alessandro Prontera, titolare del maxi-fascicolo, assieme al procuratore aggiunto di Catanzaro, Giovanni Bombardieri, che ha aperto il caso dopo due articoli del nostro giornale, entrambi pubblicati nell’autunno del 2015.

«Il mio assistito – ha detto l’avvocato Barba – che peraltro aveva formalmente chiesto all’autorità giudiziaria di essere ascoltato dopo alcune recenti notizie di stampa, ha risposto e chiarito su tutte le questioni sollevate dal pm». Il legale ha inoltre espresso piena fiducia nei confronti degli inquirenti.

Il presidente della Provincia di Cosenza è stato iscritto nel registro degli indagati due mesi fa. L’elenco delle persone sottoposte ad indagine nel procedimento su Calabria Verde è stato aggiornato lo scorso mese di maggio, in funzione delle dichiarazioni di Paolo Furgiuele, ex manager di Calabria Verde, finito agli arresti e poi liberato dopo la sua decisione di collaborare con la procura. Gli indiziati, al momento, sono almeno diciotto. Iacucci è stato tirato in ballo da Furgiuele in merito all’incarico conferito all’agrotecnico Gennarino Magnone, che figura fra gli indiziati. Quest’ultimo, secondo la ricostruzione degli investigatori, non avrebbe il necessario titolo di studio per poter svolgere la mansione affidatagli nel 2015 da Furgiuele. L’ex direttore generale di Calabria Verde, nel corso di uno dei suoi lunghi interrogatori, ha sostanzialmente riferito ai magistrati, che il nominativo di Magnone, per l’incarico incriminato, gli era stato indicato da Iacucci. Ma le domande del pubblico ministero rivolte al presidente della Provincia di Cosenza, secondo indiscrezioni trapelate, avrebbero riguardato pure ulteriori argomenti. Furgiuele, si ricorda, ha svelato tutta una serie di retroscena. In più ha citato nel suo racconto altri autorevoli esponenti politici e del Pd. Nei verbali ci sarebbe anche il nome di un noto avvocato calabrese. Non si esclude, quindi, che presto o tardi, la soglia della procura di Catanzaro, possa essere varcata pure da nuovi soggetti chiamati a rispondere su determinati punti.

L’inchiesta su Calabria Verde va, dunque, avanti. Dopo la chiusura di una prima tranche dell’indagine, si sta sviluppando la seconda e più corposa parte del procedimento penale: al vaglio dei pm abbiamo profili di peculato, incarichi, gare d’appalto milionarie, distrazioni di fondi europei e interferenze della politica nella gestione dell’azienda sub-regionale, che dà lavoro a circa settemila dipendenti.

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