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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Mano pesante del pm Elio Romano che ha chiesto 6 anni e 8 mesi per l’ex vicepresidente del Consiglio comunale Giuseppe Paladino (chiedendo invece l’assoluzione per l’ipotesi di corruzione elettorale) accusato di aver chiesto l’appoggio elettorale alla cosca Torcasio alle comunali del 2015 (fu uno dei motivi dello scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazione mafiose decretato a novembre 2017 e confermato definitivamente dal Consiglio di Stato a ottobre scorso).

Il pm ha infatti concluso la sua requisitoria del processo di primo grado “Crisalide” (che si sta celebrando davanti il tribunale di Lamezia) nei confronti di 10 imputati (per altri 52 imputati si è già celebrato il processo con il rito abbreviato) chiedendo pene fra i 14 e i 2 anni e 6 mesi di carcere e per alcuni (Vincenzo Strangis, Francesca Antonia De Biase, Antonio Torcasio e Alfonso Calfa), l’assoluzione dall’accusa di associazione mafiosa finalizzata al narcotraffico. Per gli altri 9 imputati, accusati originariamente, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di droga, armi, esplosivi, estorsione, danneggiamento aggravato e rapina, il pm ha invocato 3 anni per Vincenzo Strangis, 2 anni e 6 mesi per Alex Morelli detto “ciba”, 3 anni nei confronti di Antonio Torcasio, assoluzione per Ivan Di Cello, alias “Ivanuzzu”, 2 anni e 6 mesi per Alfonso Calfa, alias “paparacchiu”, 3 anni per Francesca Antonia De Biase, 13 anni nei confronti di Giuseppe Costanzo, Flavio Bevilacqua e Piero De Sarro, e 14 anni nei confronti di Danilo Fiumara.

Dopo la requisoria del pm, il processo riprenderà il 5 maggio con l’inizio delle arringhe dei difensori degli imputati (sentenza prevista per l’8 maggio). Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Lucio Canzoniere, Salvatore Cerra, Antonio Larussa, Aldo Ferraro, Tiziana D’Agosto, Francesco Amantea, Nicola Veneziano, Giuseppe Di Renzo e Diego Brancia. A maggio 2019, come si ricorderà, fu emessa la sentenza di primo grado nel processo “Crisalide” celebratosi con il rito abbreviato davanti al gup di Catanzaro, Pietro Carè (che a distanza di quasi un anno non ha ancora depositato le motivazione della sentenza) che su 52 imputati ne condannò 43 mentre 9 furono assolti fra i quali due imputati eccellenti, assolti “perché il fatto non sussiste”.

Pasqualino Ruberto, ex consigliere comunale e il medico Giovanni Paladino, entrambi accusati di concorso esterno in associazione mafiosa. Le accuse non caddero per i “picciotti” e nuovi capi del clan, ma non per il politico Pasqualino Ruberto e il medico Giovanni Paladino (padre di Giuseppe, ex vicepresidente del Consiglio comunale). Secondo le accuse, i congiunti Paladino, Giuseppe e Giovanni, nonché Pasqualino Ruberto, avrebbero richiesto ed ottenuto l’appoggio elettorale, sotto forma di procacciamento dei voti e di attività di propaganda elettorale, quale attività di attacchinaggio.

Accuse però che non hanno retto tant’è che il 15 maggio del 2019 Ruberto e Giovanni Paladino furono assolti. Ora si attende la sentenza per i 10 imputati che scelsero di essere giudicati con il rito ordinario.

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