X
<
>

il lugo dell'omicidio

Condividi:
6 minuti per la lettura

Omicidio Francesco Berlingieri, diventano condanne definitive per i Bonnie e Clyde lametini: Ergastolo per Marco Gallo, 15 anni alla moglie Federica Guerrise

LAMEZIA TERME – Un’azione di morte definita in stile “Bonnie & Clyde” costa la conferma anche dalla Cassazione della condanna all’ergastolo per lui e a 15 anni di carcere per lei (a maggio 2022 le condanne erano state confermate dalla Corte d’Appello).

Diventa quindi definitivo l’ergastolo per Marco Gallo, 37 anni (primo ergastolo definitivo su quattro omicidi che gli vengono contestati). Definitiva anche la condanna a 15 anni per la moglie (che si trova ai domiciliari) Federica Guerrise di 35 anni, infermiera (originaria della frazione Accaria di Serrastretta). I due sono accusati dell’omicidio del fruttivendolo 57enne Francesco Berlingieri (Gallo sarebbe stato l’esecutore materiale e la moglie avrebbe fatto da “specchietto” dando il via al coniuge per entrare in azione al momento propizio) ucciso con tre colpi di pistola in testa la sera del 19 gennaio 2017 davanti il suo negozio di frutta in via Fiume a Lamezia.

Decisive per la svolta di questo omicidio furono le immagini delle telecamere private di videosorveglianza e l’analisi di alcune celle telefoniche. Tramite le immagini, infatti, gli inquirenti hanno individuato la proprietaria di una Fiat 600 che la sera dell’omicidio (ma anche il giorno prima) si era più volte vista far manovre nei pressi del luogo del delitto seguita da una moto enduro. Individuando le lettere CZ della targa dell’auto (le sole visibili dalle telecamere) gli investigatori della Polizia di Stato sono risaliti alla targa completa di quella 600 (un unico modello in provincia di Catanzaro) intestata appunto alla infermiera.

CONDANNE DEFINITIVE PER L’OMICIDIO BERLINGIERI, I CONTATTI TELEFONICI TR MOGLIE E MARITO

Altri elementi importanti per il delitto Berlingieri sono stati i numerosi contatti telefonici tra moglie e marito la sera del delitto (ma anche il giorno prima). Dalle analisi del traffico telefonico globale della cella nei pressi del luogo del delitto, emerse la contemporanea presenza dei telefoni di marito e moglie nei momenti in cui risultava presente la moto utilizzata dal killer (Gallo aveva acquistato una moto da cross il 4 gennaio 2017, 15 giorni prima dell’omicidio) e quella dell’autovettura di supporto, nei pressi del luogo dell’omicidio. 

La donna, in particolare, avrebbe assunto il ruolo di “specchietto”, effettuando dei sopralluoghi a bordo della sua Fiat 600, appostandosi nei pressi del negozio di frutta avvisando poi al telefono il marito dell’arrivo della vittima affinché entrasse in azione nel momento propizio. Il killer (giunto da solo a bordo di una moto da cross e con il volto coperto dal casco) quella sera aveva premuto quattro volte il grilletto, tre proiettili colpirono la testa della vittima e il rimbalzo del quarto proiettile ferì di striscio alla gamba un bambino di 12 anni, nipote della vittima. Una coppia insospettabile (perito elettronico e presunto killer a pagamento lui, infermiera professionale in una clinica privata di Catanzaro lei), per un delitto il cui movente sarebbe da ricercare nei trascorsi criminali di Berlingieri, dedito ai furti di mezzi con la pratica del “cavallo di ritorno”.

Dalle indagini emerse anche che marito e moglie, dopo l’omicidio Berlingieri, avevano chiesto e ottenuto il passaporto.

OMICIDIO BERLINGIERI, LE ALTRE CONDANNE ANCORA NON DEFINITIVE E I PROCESSI A CARICO DI MARCO GALLO

A marzo scorso, i giudici hanno condannato in appello Gallo al terzo ergastolo. Mentre per un quarto delitto ha subito la condanna a 30 anni in primo grado. Passato da insospettabile killer a killer seriale a luglio del 2017 quando è finito in carcere per uno dei quattro omicidi consumatisi fra il 2015 e 2017 di cui è accusato di essere stato l’autore materiale (oltre che di un tentato omicidio).

A Gallo, dopo l’ergastolo in primo grado a luglio 2021, la Corte d’Assise d’Appello a marzo 2023 ha confermato il carcere a vita (oltre al risarcimento delle parti civili, moglie e figlie della vittima) poiché avrebbe ucciso per una vendetta trasversale anche il dipendente delle ferrovie della Calabria Gregorio Mezzatesta, di Soveria Mannelli, freddato da cinque colpi di pistola nella sua auto in sosta davanti la sede delle Ferrovie della Calabria di Catanzaro.

Ad incastrare Gallo, anche questa volta, le immagini delle telecamere di videosorveglianza che hanno immortalato il tragitto della moto usata dal killer per seguire la vittima da Soveria Mannelli fino a Catanzaro. Gallo, a novembre 2022, solo per uno dei quattro omicidi seriali di cui è accusato (quello dell’imprenditore edile di Lamezia, Domenico Maria Gigliotti, ucciso e bruciato a gennaio del 2015), ha evitato l’ergastolo. Ciò in quanto in primo grado il gup di Lamezia in abbreviato lo aveva condannato a 30 anni di carcere. Condannato in primo grado all’ergastolo anche per l’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso (il processo d’appello è in dirittura d’arrivo), freddato in auto nella tarda serata del 9 agosto 2016 nel giardino della sua abitazione di via Marconi a Lamezia.

IL TENTATO OMICIDIO DI RENATO BERLINGIERI

Ma oltre che per quattro omicidi Gallo è accusato anche del tentato omicidio di Renato Berlingieri, 47 anni, parente del fruttivendolo, verificatosi la sera del 22 febbraio 2017 in via Cerasuolo, un mese dopo l’omicidio dI Francesco Berlingieri. Tra l’altro Gallo è imputato anche al processo “Reventinum” scaturito dall’omonima operazione della Dda contro il “gruppo della montagna” capeggiato dagli Scalise (scattata a gennaio 2019 quando le indagini dei carabinieri avrebbero consentito di delineare gli assetti, nonché gli interessi criminali di due distinte e contrapposte cosche, con sullo sfondo il delitto Pagliuso, quella degli Scalise e dei Mezzatesta) e che vede alla sbarra anche Pino e Luciano Scalise, padre e figlio, tutti accusati di associazione mafiosa, estorsioni e Gallo (al quale l’8 marzo scorso il pm ha chiesto 20 anni di carcere) anche di intestazione fittizia di beni. I due Scalise avrebbero ordinato a Gallo di uccidere l’avvocato a Lamezia.

A giugno scorso la corte d’Appello ha parzialmente riformato la sentenza per i mandanti dell’omicidio Pagliuso. In primo grado i giudici avevano inflitto due ergastoli. Nel processo d’appello, infatti, ergastolo confermato solo per Luciano Scalise che avrebbe dato l’ordine a Gallo di uccidere l’avvocato Francesco Pagliuso. Assolto in appello per l’accusa di essere anche lui il mandante del delitto di Pagliuso, Pino Scalise, padre di Luciano, dopo la condanna all’ergastolo in primo grado. Condannato invece a 20 anni di carcere per l’accusa di associazione mafiosa e a 3 anni, 10 mesi e 20 giorni per sequestro di persona contro l’avvocato, oltre ad essere assolto anche per violenza privata contro l’avvocato ucciso nel 2016.

GLI OMICIDIO DI GREGORIO MEZZATESTA E FRANCESCO PAGLIUSO

Gli omicidi di Gregorio Mezzatesta e dell’avvocato Francesco Pagliuso sarebbero collegati fra loro e rientranti in una faida fra Domenico Mezzatesta e gli Scalise (Pagliuso avrebbe pagato con la vita i contrasti fra i gruppi dei Mezzatesta e degli Scalise e anche la difesa al processo di Domenico e Giovanni Mezzatesta).

Gregorio Mezzatesta, era un amico dell’avvocato Pagliuso e i due omicidi farebbero parte di una spirale che si è dipanata partendo dal duplice omicidio Vescio – Iannazzo uccisi all’interno del bar del Reventino di Decollatura a gennaio 2013 da Domenico Mezzatesta (fratello di Gregorio, che per gli inquirenti pagò con la vita le colpe del fratello) passando poi per gli omicidi di Daniele Scalise (fratello di Luciano e figlio di Pino) e Luigi Aiello.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE