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Il comune di Lamezia Terme

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Imputato intercettato parla di un candidato poi effettivamente eletto nel 2019 a consigliere comunale di Lamezia Terme che avrebbe chiesto voti ai Galiano

PER i 39 imputati che saranno giudicati con il rito abbreviato, l’udienza è slittata al 26 febbraio. In quella data il pm inizierà la sua requisitoria nei confronti degli imputati coinvolti a febbraio 2023 nell’inchiesta “Svevia”. Inchiesta coordinata dalla Dda che ha portato all’arresto di 46 persone (40 in carcere, 6 ai domiciliari mentre per 3 il gip dispose l’obbligo di presentazione alla Pg).

Le indagini (coordinate dei pm Elio Romano e Chiara Bonfadini, furono eseguite dal Nucleo Operativo e Nucleo Mobile della Guardia di Finanza di Lamezia. I militari erano guidati rispettivamente dal tenente Rosario Marzullo e dal maresciallo Vito Margiotta, dirette dal Comandante del Gruppo, capitano Valentino Luce, sotto il coordinamento della Dda di Catanzaro, allora alla guida del procuratore Nicola Gratteri). Le fiamme gialle smantellarono una presunta organizzazione dedita allo spaccio di droga, fortemente radicata nel quartiere Capizzaglie di Lamezia. Al vertice ci sarebbe stato Antonio Galiano della cosca Giampà, con saldi canali di approvvigionamento che dal Reggino, passando da San Luca e Rosarno, arrivavano fino alla Capitale grazie alla collaborazione con il clan dei Casamonica.

Il sodalizio poteva contare anche su di un’ampia disponibilità di armi. I ruoli di promotori e organizzatori sarebbero riconosciuti a Giorgio Galiano e ai figli. Il primo sfuggì a un agguato mafioso nel 1997, ritenuto dominus assoluto del sodalizio. Stando alle accuse, dettava direttive ai propri figli Antonio e Angelo di 33 anni. Un contesto che emerse dalle migliaia di intercettazioni.

Con il rito ordinario saranno giudicati (prima udienza al tribunale collegiale di Lamezia) il 6 febbraio altri 12 imputati rinviati a giudizio a dicembre scorso. E dal fascicolo dell’operazione “Svevia” emerge che i Galiano ricevevano richieste di voti da parte di politici locali. Sarebbe accaduto nel corso della campagna elettorale del 2019 per il rinnovo del Consiglio comunale di Lamezia Terme.

Nello specifico gli inquirenti il 2 novembre del 2019 intercettavano una conversazione intercorsa tra Antonio Galiano e la convivente Maria Giovanna Curcio (entrambi imputati ed attualmente detenuti), nel corso della quale il primo confidava che un tale gli aveva chiesto appoggio elettorale per un candidatura a consigliere comunale di Lamezia Terme: Antonio Galiano: “qua e la, a destra e sinistra… un amico è… cosa ti prendi…?
Gli ho detto, sono passato per prendere due birre, ho gli operai ehh… Dice un amico… se lo possiamo favorire per i voti… Gli ho detto… guarda io non è che sono esente gli ho detto… però la famiglia gli ho detto… un paio di voti… non siamo impegnati con nessuno… te li diamo! Dice… grazie… che noi vogliamo… Gli ho detto…. forse non hai capito? Non m’interessa niente… tanto Lamezia non cambia quella è…! Quella rimane… che entri tu che entra un altro che entra… due voti te li do, ma te li do perchè ha parlato Vincenzo sennò… Se mi fermavi tu da solo ti dicevo di andare a farti una zuppa di cetrioli… la verità!»

Secondo gli investigatori l’appoggio elettorale era stato richiesto per sostenere un candidato consigliere comunale con un partito di centrodestra. Candidato poi eletto e quindi attualmente consigliere comunale di Lamezia Terme. Un aspetto, ad ogni modo, che non ha avuto alcuna rilevanza penale.

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