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L'ospedale "Pugliese" di Catanzaro

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CATANZARO – «Non esiste, al momento, alcuna prova oggettiva che possa far propendere per la correlazione tra il ricovero e la somministrazione del vaccino anti-Covid». È la precisazione della direzione aziendale dell’ospedale “Pugliese” di Catanzaro sul caso di un giovane di 15 anni che – secondo quanto denunciato dalla madre – si è sentito male dopo l’inoculazione della prima dose.

«Spaventati dal peggioramento delle condizioni di nostro figlio, abbiamo velocemente raggiunto l’ospedale – ha raccontato la donna –, dove è stato subito sottoposto a ossigeno terapia. Adesso noi vogliamo fare emergere la verità, perché i fatti vanno raccontati per come si sono verificati».

Pur smentendo il collegamento diretto con il vaccino, il “Pugliese” parla di «caso soggetto ad ulteriori approfondimenti clinici, strumentali e di laboratorio; solo al loro completamento potrà essere emessa una diagnosi definitiva».

«Dopo il ricovero avvenuto in Pediatria il 28 novembre (a 5 giorni dalla somministrazione del vaccino) per comparsa di astenia e febbre non sensibili al trattamento con antinfiammatori ed antibiotici – precisa il nosocomio – il ragazzo veniva trasferito in terapia intensiva per monitoraggio e somministrazione di ossigeno; non si sono mai rese necessarie né l’intubazione oro-tracheale né la ventilazione meccanica».

«Il giovane paziente – conclude il “Pugliese” – respira discretamente con ausilio dell’ossigeno, è sveglio, lucido e collaborante, per cui si ritiene che, a breve, non necessitando di terapia intensiva, possa fare rientro in Pediatria».

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