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Il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla

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CATANZARO – La ‘ndrangheta utilizza la sanità per i propri business, ma questo è possibile grazie alla complicità di interi apparati. Unendo gli interventi di Vincenzo Capomolla, procuratore aggiunto vicario di Catanzaro, e del comandante dei Carabinieri Tutela della Salute, generale di Divisione Paolo Carra, emergono le commistioni tra politica, imprenditoria e organizzazioni criminali, analizzate nel corso del convegno promosso dalla Dia a Catanzaro (LEGGI).

Partendo dal procuratore Capomolla, la prima denuncia evidenzia come la ‘ndrangheta non possa fare a meno «di soggetti che abbiano atteggiamenti accomodanti, rinunciatari», aggiungendo anche «incompetenza nel controllare le pressioni criminali».

«Senza atteggiamenti accomodanti – ha aggiunto il procuratore – la criminalità organizzata non potrebbe infiltrarsi. Accanto ad azioni di repressione deve essere costante e senza sottovalutazioni un recupero del livello di competenza nella pubblica amministrazione con sistemi di reclutamento senza vincoli di clientela».

Tesi riprese, seppur da punti di vista diversi, dal generale Carra: «La ‘ndrangheta – ha affermato – si conferma una organizzazione in grado di esprimersi con elevato livello di infiltrazione, un interesse e un dinamismo con il riciclaggio nel settore sanitario».

L’alto ufficiale si è soffermato anche sulla «latitanza degli enti locali nelle procedure antiriciclaggio», con particolare attenzione ai fondi del Pnrr. Per questo, secondo Carra, diventa fondamentale «supportare le tradizionali attività di polizia giudiziaria con indagini patrimoniali».

Secondo il generale Carra, per contrastare queste infiltrazioni mafiose, «bisogna continuare a operare in perfetta sinergia tra le forze di polizia, cercare di fare dei controlli approfonditi in materia di appalti, forniture ospedaliere, sulle ditte che presentano i loro profili e continuare a seguire il buon andamento della pubblica amministrazione secondo criteri di economicità, efficacia ed efficienza».

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