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Nicola Gratteri

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di ROBERTA SANTELLI

Il giorno dopo il trentesimo anniversario della strage di Capaci mi chiedo, e credo che come me saranno in tanti a chiederselo, se non si stia ripetendo un copione già visto… La clamorosa bocciatura di Giovanni Falcone nel 1991 allo stesso incarico sembra, infatti, molto simile a quella del procuratore di Catanzaro: due magistrati esposti enormemente contro la criminalità organizzata, uscenti entrambi da un maxiprocesso con numeri e imputazioni molto simili….

Il maxiprocesso di Palermo iniziò il 10 febbraio 1986 e fu il più grande processo alla mafia svolto in Italia con 475 imputati, oltre 2600 anni di reclusione inflitti, di cui 19 ergastoli. La sentenza arrivò sei anni dopo nel 1992 e cosa nostra venne colpita come mai prima di allora, arrivarono sentenze di condanna per boss come Totò Riina, Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Michele Greco e Luciano Liggio. Fu costruita un aula ad hoc la cosiddetta Aula Bunker a fianco del carcere di Palermo l’Ucciardone che potesse contenere la mole di imputati e di difensori coinvolti. Quando la sentenza arrivò Falcone si trovava a Roma al Ministero della Giustizia, brindò con i suoi collaboratori probabilmente già sapendo che presto ci sarebbe stata la ritorsione deflagrante di cosa nostra…

Con circa 300 arresti tra boss, membri delle ndrine vibonesi e i loro affiliati nel mondo politico, istituzionale, imprenditoriale e della Massoneria deviata e circa 355 persone rinviate a giudizio e 70 condanne già inflitte con rito abbreviato, il processo “Rinascita Scott” è secondo come dimensioni solo al maxiprocesso di Palermo e come per Palermo è stata edificata un’aula ad hoc a Lamezia Terme che potesse contenere tutte le persone coinvolte…

Le similitudini sono tante, ma c’è una grande differenza tra le storie di questi due grandi servitori dello Stato e cioè l’opinione pubblica. Oggi Nicola Gratteri può contare sull’affetto e l’appoggio di tantissime persone che, rimaste scosse dalla strage di Capaci, non lo lasceranno mai solo nonostante parte della stampa gli sia avversa, nonostante il suo maxiprocesso si stia svolgendo nel silenzio dei mezzi di comunicazione soprattutto italiani, come se non si trattasse della messa alla sbarra delle cosche più potenti della ndrangheta calabrese con ramificazioni in tutta Italia e nel mondo.

Nicola Gratteri avrebbe sicuramente, come Procuratore Nazionale Antimafia, messo mano a quella mole di interessi legati alla Sanità in Calabria, che occupa circa il 90% del bilancio complessivo della regione. Com’ è possibile anche solo pensare che la prima mafia d’Europa resti insensibile al principale flusso di denaro pubblico e privato nella nostra regione. Come si può anche solo pensare che questa incontrollabile e immensa mole di malaffare, di clientele, di speculazioni non sia appetibile alle cosche… Com’è possibile che questo immenso fiume di denaro, che noi tutti sappiamo come spesso vada a confluire   nelle mani dei grandi interessi criminali, resti confinato alle sole investigazioni ordinarie… La Direzione Nazionale Antimafia può essere il solo strumento utile davvero a smantellare questo sistema, infatti, solo attraverso il controllo e il coordinamento delle indagini delle Dda territoriali si può arrivare davvero ad un risultato importante in tale settore. E la Sanità pubblica e la dispersione di denaro “pubblico” è il primo interesse di ogni cittadino onesto che paga le tasse e che vorrebbe tanto che i suoi soldi vengano spesi davvero per le attrezzature e i servizi negli ospedali della regione. Non solo, Gratteri avrebbe ridato slancio anche alla carica e alla Direzione stessa con la sua forte personalità, mettendo in difficoltà tante sfaccettature del malaffare anche attirando su di sé l’attenzione dell’opinione pubblica e forse anche dei mezzi di comunicazione…

Ecco perché la Calabria e noi calabresi abbiamo perso una grande opportunità, mi chiedo se la cosa non sia stata voluta e cercata forse perché Nicola Gratteri fa paura a tanti…

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