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Giuseppe Falcomatà e Sergio Abramo

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CATANZARO – Superare lo shock per la morte di Jole Santelli (LEGGI LO SPECIALE) è difficile e complesso, ma la politica ha i suoi tempi e le sue regole e tutti sono consapevoli che preparare una candidatura per le prossime elezioni regionali obbliga ad avviare una discussione.

Per questo, i confronti all’interno dei singoli partiti e delle coalizioni sono già iniziati e le valutazioni sul tavolo portano a ragionare sui primi nomi e sulle possibili ipotesi.

LE NORME SULLA DATA DEL VOTO E IL DIBATTITO POLITICO

La denuncia del capogruppo di “Io Resto in Calabria”, Marcello Anastasi, che ha parlato di “squallida” caccia al voto già partita nonostante il lutto dell’intera regione, non è campata in aria, ma il reale risvolto della concezione filosofica legata al “pantarei” (tutto scorre), per la quale comunque bisogna almeno iniziare a parlarne.

Le fibrillazioni nel centrodestra

I problemi maggiori sembrano essere, per assurdo, nel centrodestra. La morte di Jole Santelli ha riaperto quelle lacerazioni che la coalizione aveva già vissuto prima che la scelta caduta sulla stessa Santelli mettesse tutto a tacere. Lega e Fratelli d’Italia sono pronti a chiedere un nuovo confronto che possa rimettere in gioco gli equilibri interni. Forza Italia, invece, difende la sua leadership in Calabria e pretende la riconferma nella scelta del candidato.

Un ragionamento che implica anche i primi nomi sul tavolo. All’interno di Forza Italia nessuno sembra farne un mistero: l’indicazione dell’assessore uscente Gianluca Gallo potrebbe mettere tutti d’accordo, scegliendo un componente dell’esecutivo, cosentino, uscito con buoni numeri dalla scorsa competizione.

Ragionamento opposto nella Lega: occorre avere un candidato di “peso politico” e in questa direzione, come più volte affermato da Matteo Salvini, si potrebbe pescare tra i sindaci di centrodestra impegnati in prima linea. Il nome, ancora una volta, è quello di Sergio Abramo, sindaco di Catanzaro che dalle scorse regionali ha sposato la linea leghista lasciando proprio Forza Italia.

Questo, però, potrebbe alimentare tensioni tra i due partiti, consentendo l’inserimento di Fratelli d’Italia, in crescita nel borsino della coalizione. Giorgia Meloni sarebbe pronta a proporre un nome in “continuità” con l’immagine positiva portata da Jole Santelli. L’indicazione è quella di Wanda Ferro, segretario della Commissione parlamentare antimafia, donna e con una immagine di livello.

Lo schema, al momento, appare chiaro, ma è logico pensare che sul tavolo possano finire altri nomi man mano che la discussione diventerà più serrata.

Il centrosinistra e la nuova classe dirigente

Schema meno complesso nel centrosinistra. La mancanza di una classe dirigente emergente non lascia molti spazi di manovra. Il Partito democratico conosce questo limite e sa di dovere valorizzare una delle poche figure positive che ha nel gruppo dirigenziale dei quarantenni. L’identikit è quello che porta diritto diritto a Nicola Irto, ex presidente del Consiglio regionale, ottimo risultato personale alle ultime elezioni regionali, “figlio” di quel progetto politico che ha consentito di conquistare Reggio Calabria per la seconda legislatura di Giuseppe Falcomatà che, davanti alla candidatura dello stesso Irto, sarebbe impegnato in prima linea nella battaglia.

L’alternativa porta fuori dall’entourage di partito, per scegliere un nuovo nome civico, ma l’ipotesi appare remota se si considerano i mal di pancia di una classe dirigente che già non ha digerito di buon grado la candidatura di Pippo Callipo.

5 Stelle davanti al bivio

La posizione del Movimento 5 Stelle resta, invece, una incognita. Tutto è fermo davanti a un bivio: accettare di aprire alle alleanze o rimanere isolati. La classe dirigente calabrese non sembra orientata verso la prima direzione che riprenda lo schema del Governo. Il nome di Irto potrebbe non dispiacere, ma occorre prima valutare se un possibile accordo con il centrosinistra possa penalizzare un movimento già costretto a fare i conti con le lotte interne.

Le prospettive indicano, comunque, tempi brevi. Nella migliore delle ipotesi le urne per le regionali si apriranno a primavera, anche se più probabile appare una data legata ai primi due mesi dell’anno. Lo spazio per ragionare e trovare i giusti equilibri sembra esserci, ma senza perdere troppo tempo e cercando di evitare ulteriori lacerazioni interne.

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