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Come nasce Malìa Lab, marchio di moda green di Flavia Amato, la designer che torna in Calabria per creare il suo brand che coniuga tradizione e sostenibilità

GUARDAVALLE – «Il mio sogno è creare una linea di abbigliamento che coniughi stile e benessere. Una scelta etica che abbraccia la vita privata ed il mio lavoro». Da qui nasce Malìa Lab il progetto di Flavia Amato, giovane modellista e designer di Guardavalle, conosciuta a livello nazionale e internazionale. Flavia, ritorna dopo 8 anni nella sua terra natìa, per creare il suo brand di moda, Malìa Lab, un progetto rivolto alla produzione di abbigliamento artigianale e sostenibile.

MALÌA LAB, IL SOGNO IN CHIAVE POSITIVA DI FLAVIA AMATO

«Ho deciso di chiamarlo Malìa, un termine che significa incanto e fascino, per il desiderio di suscitare meraviglia con le mie creazioni. Un termine che in parte riprende anche il nostro “magarìa” seppur in chiave del tutto positiva. Inoltre ero alla ricerca di un nome che fosse orecchiabile anche all’estero, dove sogno di esportare la parte buona del made in Italy».

Dopo gli studi al Liceo artistico di Siderno e da poco compiuti 18 anni, Flavia decide di lasciare il suo paese, per recarsi nelle Marche, dove la aspettano i suoi fratelli maggiori, emigrati qualche anno prima. Guardavalle non poteva offrire spazio ad uno sviluppo personale e alla realizzazione dei suoi sogni.

Si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Macerata e durante il suo percorso sviluppa o meglio riscopre un amore viscerale per il mondo della moda: è una passione che potremmo definire genetica, visto che fin da piccola ha visto sua nonna e sua mamma cucire per adattare gli abiti per il suo fisico minuto. Ottenuta la laurea, decide di frequentare un corso di modellista professionale di abbigliamento e sartoria, per formarsi e coronare definitivamente il suo sogno. Raggiunto anche questo traguardo, avviene il suo primo incontro con il mondo del lavoro e della produzione industriale di abbigliamento. Seppur formativo questo incontro è tutt’altro che piacevole, il mondo della moda è bellissimo se visto da una rivista, ma il backstage è tutt’altro che rosa e fiori.

FLAVIA AMATO E LA GENESI DEL PROGETTO MALÌA LAB

«Ho iniziato a fare la modellista per marchi noti a livello nazionale, e ho visto cosa si nasconde dietro le quinte della produzione dei brand più conosciuti, che seppur dichiarato, di Made in Italy ormai non hanno più niente: bassissima qualità dei tessuti, condizioni di lavoro inaccettabili e poco rispetto in generale del prodotto. Non volevo più far parte di questo meccanismo che non mi rappresentava, e quindi ho pensato fosse arrivato il momento di agire e fare una scelta diversa e radicale – racconta – Sono da sempre attenta alla scelta dei prodotti in relazione al loro impatto sul mio corpo e sull’ambiente. La scelta di unire le mie passioni è stata solo la logica conseguenza».

Per Flavia arriva l’anno della svolta. L’Istao – Istituto Adriano Olivetti – organizza un bando di selezione e di tutoring per 10 startup innovative nella zona del piceno. Flavia con coraggio presenta la sua idea di brand sostenibile di moda e proprio grazie a questa viene selezionata. L’esperienza ha un valore formativo inestimabile, perché come dice lei stessa, «aprire un’azienda, per quanto l’idea possa essere valida è ben altra cosa».

LA SCOPERTA DELLA STORIA TESSILE DELLA CALABRIA

Durante il corso, scopre e approfondisce grazie alle sue ricerche, la storia tessile della Calabria, che conosceva, ma che non pensava fosse così ricca ed importante. Proprio per questo motivo, rinuncia all’incentivo monetario di 10mila euro, ottenuto con la selezione dell’Istao per aprire la sua azienda nelle Marche, e ritorna in Calabria, nel paese che l’ha vista crescere, per fare impresa. Un viaggio di 900 km, portandosi dietro il coraggiosissimo compagno marchigiano Paride, che diverrà poi suo marito, con il quale ha dato vita al brand Malìa. Il suo atelier è una piccola bomboniera di artigianalità, un locale ristrutturato al centro del paese dove un tempo era solita alzare la serranda sua nonna, proprietaria di un piccolo market con merceria.

«Le fibre tessili che utilizza sono tutte di origine naturale, con certificazioni che ne attestano il basso impatto ambientale in ogni fase della produzione, dalla coltivazione/allevamento, fino al finissaggio e alla tintura. Filati antichi come la canapa, il lino, il cotone, la seta, la lana, vengono mixati abilmente ai filati di nuova generazione. Tessuti prodotti in questo territorio in passato possono essere recuperati e realizzati anche ai giorni nostri».

Questo è uno degli obiettivi di Flavia, obiettivi che la spingono a rimanere per crescere professionalmente qui, dov’è nata. L’atelier Malìa Lab è a Guardavalle e lì vi aspetta se vorrete visitarlo, ma non è solo un negozio fisico. Il core business del brand è rappresentato dall’e-commerce e dal negozio online: in ogni parte d’Italia e del mondo. Molto interessante il progetto che Flavia vuole realizzare.

UNA SCUOLA DI ARTIGIANATO A GUARDAVALLE

«Una scuola di artigianato a Guardavalle è un progetto in divenire e non ci vogliamo fermare al brand di abbigliamento. Credo sia fondamentale educare le nuove generazioni insegnando l’importanza del saper fare a mano e dell’artigianato. Proprio per questo motivo, desideriamo aprire una scuola di artigianato nel borgo del nostro paese, un luogo dove non solo insegnare e produrre, ma anche aggregare e crescere. La scuola sarà aperta a chiunque voglia imparare o semplicemente visitarla e fungerà anche da polo di attrazione per il turismo esperienziale, che anno dopo anno porta flussi sempre maggiori nei territori di tutta Italia, da ogni parte del mondo».

«Permetteremo ai visitatori di venire ed imparare a tessere al telaio, portando a casa il proprio lavoro, insegnando al contempo un hobby e la nostra storia artigianale. Si tratta di un progetto ambizioso ed inclusivo, che coinvolgerà tutti, anche le scuole, le associazioni per le categorie protette e perché no, anche gli istituti penitenziari, nella speranza di avere un impatto sociale notevole».

È l’impegno di Flavia, rappresentante di una realtà positiva e innovativa della Calabria, che si sta già muovendo per cercare artigiani disponibili a insegnare l’arte della tessitura.

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