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Ivan Trinni

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COSENZA – Inizialmente non sembrava in pericolo di vita Ivan Trinni, il 46enne cosentino accoltellato alla gola da Giuseppe Vernì, 50 anni, arrestato poi dagli agenti della Mobile (LEGGI). Trinni è ora ricoverato nel reparto di Rianimazione dell’Annunziata. L’evoluzione clinica dell’uomo è peggiorata con il passare delle ore, aggravando le sue condizioni.

Vernì, infatti, sostiene di averlo colpito perché esasperato dalle sue continue richieste estorsive. Sulla carta, dunque, la trama sembra quella della vittima che si trasforma in carnefice del proprio aguzzino, ma al riguardo manca ancora la versione di Trinni.

Da chiarire anche come quest’ultimo abbia potuto incontrare il proprio assalitore dato che era in regime di arresti domiciliari per sequestro di persona. Alcuni mesi fa, infatti, il 46enne era stato arrestato con l’accusa di aver segregato una ragazza a sua volta rea di avergli rubato una bicicletta elettrica. Quella, però, è solo l’ultima di una lunga serie di vicende giudiziarie che lo riguardano.

Trinni, infatti, è da tempo considerato contiguo al clan dei nomadi cosentini, tant’è che in passato è finito sotto processo insieme a esponenti di quella consorteria per una serie di assalti a mano armata eseguiti contro dei furgoni portavalori.

L’assoluzione incassata in quel processo non ha allontanato da lui i sospetti rinverditi da altre e successive indagini antimafia che lo hanno visto indagato per traffico di droga senza però culminare in una sua condanna.

Quella è arrivata prima per le minacce a un automobilista (due anni) e poi per furti d’auto con richieste estorsive ai proprietari, i cosiddetti cavalli di ritorno (tre anni).

Vanta anche un trascorso in politica. Nel 2006, infatti, si era candidato alla presidenza della quarta circoscrizione, quella di via Popilia, con la lista “La rosa nel pugno”, senza però centrare la vittoria.

Già presidente di una cooperativa comunale, è stato tra i protagonisti dell’autunno caldissimo delle coop, con tensioni tra lavoratori e amministratori comunali culminate poi nelle minacce a Mario Occhiuto con tanto di dito in un occhio rifilato all’allora segretario del sindaco, Giuseppe Cirò. Per quei fatti, lo stesso Trinni era finito sotto processo per stalking e minacce e condannato poi con riferimento solo alla seconda accusa a due mesi di pena.

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