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Il questore di Cosenza Luigi Liguori

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Secondo Luigi Liguori il sistema di telecamere è venuto meno da tre anni e non sono state più trovate soluzioni»

COSENZA – È allarme criminalità a Cosenza. I reati commessi negli ultimi mesi in una città notoriamente tranquilla stanno creando diverse preoccupazioni nei residenti. Non è solo la quantità dei furti e delle rapine ad angosciare i cittadini, ma anche la metamorfosi che i comportamenti criminali hanno subito.

Non sempre si aspetta la notte per agire, né si scelgono luoghi periferici per mettere in atto azioni criminose, oggi si delinque sul corso principale, nelle strade più frequentate e in orari insoliti come le dieci del mattino o le otto di sera. L’impressione è, dopo aver assistito negli ultimi tre mesi a circa una decina di reati compiuti in posti e orari inconsueti, che manchi il timore delle conseguenze di una qualsivoglia azione criminale.

L’impunità è un dato di fatto e i cittadini hanno paura, vogliono sapere quali sono le cause dell’attuale situazione di insicurezza che stanno vivendo e come si può limitare il fenomeno. Lo abbiamo chiesto al questore di Cosenza, Luigi Liguori, che ha descritto ciò che sta accadendo in città come la sommatoria di diverse problematiche convergenti, spesso acuite «dai ritardi delle indagini, perché occorre che queste siano fatte in maniera scrupolosa. Le indagini – ha spiegato il questore – durano mesi con tutte le difficoltà annesse, specialmente sotto il profilo delle misure cautelari. Qualche tempo fa, abbiamo arrestato un cittadino rumeno che aveva commesso due furti. La prima volta è stato sottoposto all’obbligo di firma e la seconda non è nemmeno andato in galera, questo è un problema grave».

C’è una ripresa del fenomeno criminale che crea grande allarme sociale: «Ciò che sta accadendo a Cosenza è fisiologico, non patologico, siamo a pochi reati rispetto ad altre realtà. Ho fatto lo screening della criminosità delle province calabresi e Cosenza si attesta sotto le altre. È importante, però, ricordare che in città è venuto meno, ormai da tre anni, il sistema di videosorveglianza. È un grave vulnus, perché le telecamere costituiscono un ottimo deterrente per chi vuole compiere delitti nei centri cittadini. A Cosenza, il sistema di videosorveglianza constava di cento telecamere ed era difficile sfuggire, ma non è più attivo. C’è un tavolo permanente con la Prefettura e una interlocuzione col Comune, ma non ci sono state finora soluzioni. Purtroppo, quando si è venuti a conoscenza della mancanza delle telecamere sono aumentate le azioni più spregiudicate».

Si parla ultimamente di “criminalità liquida”. «Paradossalmente, il fatto che molti dei capi della criminalità organizzata siano in stato detentivo affievolisce il controllo. Quando essa era più forte, il fenomeno era più contenuto. Venendo meno il controllo della criminalità organizzata, chiunque può sentirsi legittimato a compiere azioni criminose. Chi delinque in città usa tecniche rudimentali, sono stranieri o italiani o italiani di provenienza rom, ma non sono organizzati, né usano metodi sofisticati. La crisi sociale ed economica, inoltre, fa anche la sua parte». Che fare dunque? «I cittadini devono collaborare di più e segnalare i movimenti e le auto sospette. Sono diminuite queste segnalazioni, viviamo troppo sui social, attaccati e distratti dai cellulari, quindi la signora che non si fa più i “fatti suoi” telefonando al 113 ogni qualvolta nota qualcosa di sospetto fa mancare un controllo sociale importantissimo. Il cittadino non deve allarmarsi solo quando aumentano i reati, ma collaborare per evitare che certi reati vengano nuovamente commessi. Per esempio, il cavallo di ritorno è un grave incentivo all’aumento dei crimini, non bisogna pagare altrimenti si innesca un meccanismo infinito».

Ma i controlli sono aumentati? «Sì, ho messo 4/5 volanti sulla strada, ma occorrono indagini, prevenzione, collaborazione, telecamere, descrizione dei soggetti, segnalazione dei comportamenti sospetti, controllo sociale, perché chi fa una rapina in una casa nei giorni precedenti ha fatto sicuramente un sopralluogo nella zona. Dobbiamo tutti avere un occhio attento, ben vengano le persone che segnalano al 113 ogni situazione sospetta».

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