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Il procuratore capo di Castrovillari Eugenio Facciolla alla fine dell'incidente probatorio

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La sorella di Stefano al fianco di Donata Bergamini: «Non bisogna mai smettere di credere nella giustizia»

CASTROVILLARI (COSENZA) – È iniziato in tarda mattinata, davanti al gip del tribunale di Castrovillari Tiziana Reggio, ed è finito pochi minuti fa, l’incidente probatorio per il deposito e la discussione delle perizie sulle cause della morte di Donato “Denis” Bergamini, il calciatore del Cosenza deceduto il 19 novembre 1989 a Roseto Capo Spulico (Cosenza).

Il procuratore capo Eugenio Facciola ha espresso soddisfazione per il confronto sulle perizie dalle quali emergerebbe l’ipotesi della morte per soffocamento del giovane calciatore.

Nelle scorse settimane infatti era venuto fuori che i periti nominati del gip avrebbero attribuito a una possibile soffocamento la causa del decesso che, in origine, era stata attribuita ad un suicidio dato che il corpo finì sotto le ruote di un camion in transito sulla statale 106.

Adesso, nella terza inchiesta avviata sul decesso del calciatore (le altre sono state archiviate, la prima come suicidio), sono indagati l’ex fidanzata dell’epoca del calciatore, Isabella Internò, e l’autista del camion, Raffaele Pisano.

In Tribunale, a Castrovillari, ad attendere la conclusione dell’incidente probatorio anche Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, che affianca la sorella di Bergamini, Donata, che si è sempre battuta per la riapertura dell’inchiesta non credendo all’ipotesi del suicidio. «Sono qui al fianco di Donata Bergamini come associazione “Stefano Cucchi” onlus – ha detto Ilaria Cucchi – e, soprattutto e prima di tutto come sorella di Stefano. Le nostre strade sembrano finalmente in un momento di svolta. Entrambe sappiamo la fatica che è stata arrivare fin qui. Entrambe sappiamo i sacrifici che abbiamo dovuto fare. Questo è sicuramente un momento positivo, nel quale si ha la netta sensazione che è proprio vero che non bisogna mai smettere di credere nella giustizia. Bisogna andare avanti utilizzando tutte le proprie energie ma ne vale assolutamente la pena. È emozionante essere qui nel momento in cui, dopo 28 anni, si riapre la strada della verità su quanto é accaduto al povero Denis Bergamini. Coloro che per 28 anni hanno vissuto la propria vita tranquillamente nell’illusione che mai sarebbero stati chiamati a rispondere delle proprie responsabilità, oggi credo che debbano temere. Grazie al lavoro svolto dalla Procura oltre che dall’avvocato Anselmo si inizia a scrivere una pagina nuova sulla storia di Denis».

 

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