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Il carcere di Paola

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PAOLA (COSENZA) – Un cittadino marocchino detenuto nella casa circondariale di Paola ha ricevuto una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere con l’accusa di avere fatto “proselitismo” per l’Isis in una decina di carceri italiane, con violenze e minacce su altri detenuti.

L’uomo è accusato anche di avere esaltato gli attentati più eclatanti, dalle Torri Gemelle a quello a Charlie Hebdo, affermando di essere un «terrorista» e «che gli italiani erano dei maiali», che li avrebbe «uccisi tutti tagliandogli la gola, cavandogli gli occhi e facendo la guerra».

Per questo, con le accuse di associazione terroristica e istigazione a delinquere con finalità di terrorismo, Raduan Lafsahi, marocchino, ha ricevuto nel carcere di Paola (Cosenza) un’ordinanza cautelare nelle indagini dei pm Alberto Nobili e Alessandro Gobbis.

Sono molte le frasi intercettate dagli inquirenti nell’indagine coordinata dalla Procura di Milano, tra queste «Allah Akbar, vi ucciderò tutti, appena esco da qua, vi taglio la testa a tutti».

Nelle 57 pagine dell’ordinanza vengono elencati, uno ad uno, gli «atti di danneggiamento, le aggressioni verbali e fisiche negli istituti di pena» e i suoi «messaggi di minaccia e intimidazione», oltre a quelli di «apologia» dell’Isis e di «istigazione» nei confronti degli altri detenuti.

«Io appartengo alla famiglia dell’Isis, vi ammazzo tutti», avrebbe detto sempre in carcere e già nel 2015 e poi ancora, detenuto a Torino nel 2017, «primo o poi vi uccido», rivolto a «personale della Gdf».

Un detenuto che era recluso con lui nel 2019 ha raccontato a verbale: «Diceva che dovevamo fare cose contro gli agenti, ci diceva di buttare addosso a loro qualsiasi cosa o di insultarli e creare disordini (…) di essere aggressivi».

Secondo gli atti, tra l’altro, l’uomo ha anche una «rete di contatti che ben potrebbero dare realizzazione concreta» alla espressione della sua «ideologia violenta e estremista». Nelle intercettazioni, infatti, il marocchino fa riferimento a «cugini stanziati nel territorio di Milano», soggetti che lui stesso definiva «pericolosi».

Il 35enne, scrive il gip, ha «predicato la paura diffusa come mezzo di dominio dell’Occidente, ha istigato gli altri detenuti alla commissione di atti di violenza volti a destabilizzare la disciplina e l’ordine carcerario».

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