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COSENZA – Alla fine la versione di Francesca Immacolata Chaouqui sul processo Vatileaks, in corso presso il tribunale della Città del Vaticano, per sottrazione e diffusione di documenti riservati è arrivata. La pierre di San Sosti ha tenuto la sua conferenza stampa nel suo paese natale dove è arrivata in moto sulle note di “Io non ho paura”, di Fiorella Mannoia, assieme ai familiari e tanti suoi concittadini, ed ha esordito nel suo incontro con i giornalisti ribadendo di essere «imputata in un processo senza prove. Non c’è traccia di una prova nel fascicolo che io abbia consegnato documenti a Nuzzi e Fittipaldi».

Chaouqui ha altresì rivelato che «le uniche prove di accusa sono il memoriale di monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, che scrive alla Segreteria di Stato nel mese di giugno mettendoli in guardia su di me, lo stesso giorno ha incontrato Nuzzi per consegnargli documenti alla mattina mentre nel pomeriggio ha chiamato Fittipaldi per farsi riconsegnare documenti che gli aveva dato in visione». La donna calabrese entrata negli scorsi anni nello staff di Papa Francesco ha accusato il presule di vedere «cose che non vedeva, era completamente scollato dalla realtà» aggiungendo di avergli consigliato una perizia psichiatrica perché non era più mentalmente stabile: «Un giorno l’ho trovato vestito con la mimetica – ha raccontato – e mi ha detto che doveva dare un segnale alla curia. Oppure andava in un bar che frequentava spesso, si toglieva le scarpe e beveva e beveva tanto».

HO PRESENTATO IO I GIORNALISTI A MONSIGNOR BALDA – Parlando di Papa Francesco poi, Chaouqui ha spiegato che «il mio problema era aiutare il Santo Padre, non avere un posto in Curia». Una tesi che la donna riconduce anche a monsignor Balda che «voleva aiutare Papa Francesco quando ha accettato l’incarico come segretario della commissione. La commissione esiste perché è lui che l’ha pensata, ha convinto lui il Papa a crearla per risanare la situazione finanziaria». Per poi aggiungere di essere stata lei a presentare «Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi a Balda» aggiungendo che il prelato era rimasto colpito dal giornalista Nuzzi «per il suo coraggio di pubblicare notizie scomode» e ribadire che «Balda ha consegnato i documenti a Nuzzi non per distruggere la commissione ma per sostenere che è stata messa in pratica solo una parte della riforma. Non c’è stata alcuna vendetta, nessuna ripicca. La situazione generale era talmente grave da indurre un Papa alle dimissioni».

«IO NON VOLEVO UN POSTO IN VATICANO» – «Il Papa è stato informato male, io non volevo alcun posto in Vaticano» ha chiarito Chaoqui leggendo la mail ricevuta dal presidente della commissione della quale faceva parte, datata 29 aprile 2014, nella quale i membri sono stati informati dell’approvazione di tre progetti da parte del C9, organismo composto da cardinali. Uno di questi era la creazione del Vatican Media Center, progetto per il quale la Chaouqui era stata chiamata. «Alla fine della mail – ha sostenuto – scrivo che il mio compito era da ritenersi concluso. Credete che se avessi voluto un posto in curia non sarei riuscita a ottenerlo? Cinque membri di quella commissione oggi sono membri del consiglio dell’economia, loro hanno tradotto il loro ruolo in una posizione di potere. E il presidente dello Ior oggi ha uno stipendio di 250mila euro».

«DA ME NON SI SAPRÁ MAI DELLE MIE CONVERSAZIONI CON IL PAPA» – «Da me non si saprà mai nulla delle conversazioni avute con il Papa o degli atti che ho avuto e letto. Non tradirò mai il mio segreto di Stato, anche se mio figlio dovesse nascere in carcere». Aggiungendo poi che «quando dovevo scrivere i report della commissione per il Papa, per non rischiare che il contenuto venisse modificato li imparavo a memoria».

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