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CHIEDE un rimborso per un elettrodomestico malfunzionante e si ritrova sotto processo per estorsione. Colpa di un’espressione sopra le righe – «Ti tagliu a capu» – che il cosentino di 25 anni, studente d’ingegneria in quel di Milano, avrebbe proferito all’indirizzo del commerciante. «Sei il solito calabrese» gli aveva detto però quest’ultimo, poco prima, innescando così la sua reazione furibonda.

È finita in gloria, con l’assoluzione dell’imputato, ma con qualche patema d’animo.

I fatti risalgono al 9 giugno del 2020, quando il ragazzo scende sotto casa per acquistare un tostapane-griglia dal costo di 120 euro che, alla prova pratica, si rivela non funzionante. Torna in negozio per manifestare il proprio disappunto, ma di cambiargli il prodotto o restituirgli i soldi, il titolare non vuole saperne. Ne scaturisce una lite, durante la quale il meneghino tira fuori il suo pregiudizio antimeridionale al quale il giovane oppone il monito minaccioso; il commerciante chiama i carabinieri che, giunti sul posto, raccolgono la denuncia e ha inizio così la disavventura del Nostro. 

Di breve durata, va detto, poiché il processo si è risolto in una sola udienza. Tanto è bastato al pubblico ministero prima e al giudice poi per convincersi che quanto prospettato in aula dall’avvocato difensore Giampiero Calabrese corrispondeva al vero, che non c’era alcuna estorsione (come dimostrato anche dalle telecamere di sorveglianza che avevano immortalato la lite).

Morale della favola: imputato assolto. Il tostapane rotto, però, è rimasto a lui.

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