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Truffa al Servizio sanitario nazionale, 4 arresti e 15 misure interdittive della professione: coinvolti medici e farmacisti

CASTROVILLARI – I carabinieri del Nas di Cosenza e del Gruppo Tutela Salute di Napoli, con l’ausilio dei militari dei Comandi provinciali di Cosenza e Crotone, hanno eseguito 19 misure cautelari nei confronti di medici e farmacisti, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura di Castrovillari diretta da Alessandro D’Alessio. L’accusa è associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale.

In carcere sono finiti due informatori farmaceutici e un medico di medicina generale. La moglie del medico ai domiciliari. Per gli altri 15 indagati, tra i quali farmacisti della zona di Corigliano Rossano, applicata la misura interdittiva della professione. I provvedimenti sono stati emessi dal Gip su richiesta della Procura.

Numerose le perquisizioni effettuate in abitazioni, ambulatori medici e farmacie nelle province di Cosenza e Crotone con il sequestro preventivo di beni. Le indagini sono state condotte dal Nas di Cosenza attraverso intercettazioni ambientali, telefoniche e telematiche e servizi di controllo e pedinamento che hanno permesso di ipotizzare l’esistenza di un’associazione per delinquere composta da medici, farmacisti e informatori faramceutici finalizzata alla truffa aggravata compiuta mediante la redazione di false ricette mediche relative a costose specialità medicinali, non collegate ad alcuna necessità terapeutica di ignari pazienti, a cui sarebbero state prescritte al solo scopo di percepire il relativo profitto grazie al totale rimborso delle spese da parte del Servizio sanitario nazionale.

Sarebbe di un milione di euro il danno al Servizio sanitario nazionale. Il sistema di frode, secondo quanto ipotizzato dalle indagini, prevedeva che l’informatore farmaceutico indicasse al medico di famiglia l’elenco dettagliato dei farmaci da prescrivere, secondo esigenze di profitto aziendale.

Il medico, con l’aiuto della moglie, avrebbe provveduto a redigere le prescrizioni di farmaci concordate con l’informatore attribuendole a suoi pazienti ignari e recapitandole ai titolari delle farmacie compiacenti i quali provvedevano a rifornirsi dei farmaci.

Una volta ricevuti i prodotti, i farmacisti o i loro collaboratori avrebbero rimosso i bollini identificativi (le cosiddette “fustelle”) dalle scatole dei medicinali e li avrebbero applicati sulle false prescrizioni. Le fustelle delle scatole dei singoli prodotti farmaceutici, infatti, una volta completate costituiscono il titolo con cui ogni farmacista richiede ed ottiene il rimborso del prezzo del farmaco prescritto dal Servizio sanitario nazionale.

Secondo l’ipotesi accusatoria, il farmacista avrebbe avuto anche il vantaggio di incassare dal Ssn il prezzo pieno dei farmaci, anche costosi, quando in realtà li acquistava dall’azienda con sconti superiori al 45%.

Sarebbero state smaltite gettandole in scarpate, nei wc o tra i rifiuti indifferenziati le centinaia di confezioni di farmaci che, ormai privi della “fustella”, non erano più regolarmente commercializzabili.

“Si ha ragione di ritenere infatti – è detto in una nota stampa della Procura di Castrovillari – che, quando si trattava di polveri, liquidi o compresse di piccole dimensioni, i titolari delle farmacie si sarebbero disfatti dei medicinali gettandoli in scarpate o nei wc delle farmacie. Nella maggior parte dei casi invece, sarebbe stato il medico prescrittore, in prima persona o per il tramite dell’informatore farmaceutico, a gettarli tra i rifiuti indifferenziati”.

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