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Lisa Gabriele

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Omicidio di Lisa Gabriele, assolto, con la formula dell’insufficienza di prove, Maurizio Abate, il gup lo condanna per spaccio di droga

COSENZA – Nessun colpevole per la morte di Lisa Gabriele. Il dispositivo arriva quando sono da poco passate le 18, al termine di una lunga camera di consiglio. Il gup Alfredo Cosenza ha, infatti, assolto con formula dubitativa Maurizio Mirko Abate, ex poliziotto della Stradale, dall’accusa di omicidio in base all’articolo 530 comma 2, ossia perché manca, è insufficiente o è contraddittoria la prova del reato, e lo ha condannato alla pena di 5 anni per spaccio di stupefacenti, con interdizione dai pubblici uffici. Abate era ritenuto dalla Procura di Cosenza l’autore del delitto dell’allora ex fidanzata, trovata senza vita in una località boschiva a Montalto Uffugo nel gennaio del 2005. Accanto a lei, una bottiglia di whisky e, poco più avanti, un’autovettura Fiat 500 di colore bianco con all’interno due confezioni di farmaci e una lettera d’addio.

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OMICIDIO LISA GABRIELE, ASSOLTO ABATE: IL CASO RIAPERTO 15 ANNI DOPO LA MORTE

Il caso, inizialmente archiviato come suicidio, è tornato all’attenzione della Procura che l’ha riaperto 15 anni dopo la morte della ragazza sulla scorta di una lettera anonima. L’inchiesta, dal nome evocativo “Le Malamour”, aveva segnato una svolta a ottobre 2022 con l’arresto dell’ex agente, portando alla luce una relazione tra i due «sbilanciata, ossessiva, connotata da episodi di reiterate violenze e brutalità». Per gli inquirenti la giovane – all’epoca appena ventiduenne – sarebbe stata stordita con una dose massiccia di psicofarmaci, poi soffocata con un cuscino e abbandonata nel bosco.

«Qualcuno ci dovrà dire chi ha ucciso Lisa – questo il commento degli avvocati di parte civile Nunzia Paese e Gianluca Bilotta all’uscita dall’aula -. Riteniamo che non vi sia alcuna pista alternativa e che tutti gli indizi conducano ad Abate. Tuttavia, rispettiamo la sentenza del giudice e attendiamo di leggere le motivazioni. Vogliamo solo la verità».

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L’ACCUSA ANNUNCIA RICORSO IN APPELLO CONTRO L’ASSOLUZIONE

La pubblica accusa, rappresentata in aula dal pm Bruno Tridico, ha già fatto sapere che ricorrerà in Appello contro la sentenza emessa con giudizio abbreviato. Nei mesi scorsi, di concerto con la parte civile, aveva chiesto e ottenuto una perizia sul cellulare della vittima, un vecchio Nokia 8310: tuttavia, nonostante la consulenza di due esperti informatici di fama nazionale, i tentativi di rimetterlo in funzione si sono rivelati vani. A parere dell’accusa, infatti, la riapertura del telefono avrebbe potuto svelare dettagli utili in merito ai contatti intercorsi tra i due, in particolare nei giorni precedenti alla tragica morte della ragazza.

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