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Denis Bergamini

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Al movente passionale ci si arriva per esclusione, se non per sfinimento. Negli anni passati, infatti, tutti i dubbi si orientano altrove: sulla droga, sul Totonero o la criminalità organizzata, grazie anche a un lungo elenco di lettere anonime, testimonianze apocrife e altre mitomanie che nel 2000 confluiscono nel pamphlet di Petrini creando così i presupposti per il decollo del mistero. Sono i tempi in cui la Maserati di Denis ha al suo interno un doppiofondo in cui, all’insaputa del calciatore, qualcuno trasporta stupefacenti.

La circostanza sarà smentita anni dopo dai rilievi effettuati dai Ris sull’auto in questione. C’è Dammatiana De Santis – più immaginifica che mai – a discettare di scatole di cioccolatini alla cocaina che passano dalle mani di un dirigente della squadra in quelle di Bergamini e poi di Isabella per essere consegnate chissà dove; chissà a chi. Si parla dei rapporti borderline dei calciatori con i boss dell’epoca, in particolare con il defunto Antonio Paese; si cerca un collegamento tra queste e altre verità-congetture con quanto accaduto a Roseto. Stringi stringi, però, un collegamento non c’è. E allora, nel 2010, non rimane che la pista sentimentale. La tesi si nutre di dettagli estrapolati, in ordine sparso, dal rapporto tra il calciatore e Isabella. Si fidanzano alla fine del 1985, quando lui arriva in città; si lasciano all’inizio del 1989 e nel mezzo tanti alti e bassi. C’è l’aborto a cui la ragazza ricorre nell’estate ’87, recandosi a Londra proprio in compagnia di Bergamini.

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I familiari del calciatore, oggi, dicono che Denis era pronto a riconoscere il bambino ma senza sposare la Internò. Troppo scandaloso per una realtà del Sud, ragion per cui un anno e mezzo dopo, il calciatore avrebbe pagato quello sgarro con la vita. Un lasso di tempo forse eccessivo per mettere in relazione i due eventi, tant’è che le indagini si concentrano poi su un altro aborto, collocato in epoca successiva, ma rivelatosi di pura fantasia. Roberta Alleati, invece, si presenta come la sua ultima fidanzata e promessa sposa, depositaria dei timori da lui nutriti poco prima di morire.

«Qualcuno mi vuole male» le avrebbe detto, riferendosi proprio alla fine del suo rapporto con Isabella e ai codici d’onore delle famiglie meridionali. Isabella «pressante e ossessiva» è il ricordo che hanno altri compagni di squadra, mentre Tiziana Rota, moglie dell’attaccante Maurizio Lucchetti, sublima ogni suggestione con il discorso della pasticceria.

«Meglio morto che di un’altra» avrebbe vaticinato un giorno Isabella davanti a un bar di Rende, salvo poi tacciarsi al sopraggiungere di due suoi cugini: «Se no quelli lo ammazzano davvero». La moglie di “Lucky gol” ne parla ai magistrati solo nel 2013, a 24 anni dai fatti, circostanza che suggerisce al gip di non valorizzare il suo racconto. Anche la questione dei cugini merita un approfondimento.

La polizia giudiziaria, infatti, tenta di tirare dentro un certo Pippo Internò, facendo leva su un brandello di intercettazione. «Ohi Pì, lo sai… tu c’eri» gli dice al telefono la cugina rievocando il dolore di quei giorni. Secondo i carabinieri significa che l’uomo era presente sulla scena di Roseto. «Ma il corpo era butt… era lanciato lì» è un altro frammento di dialogo tornato d’attualità in queste ore grazie alla tv.

Sulla scorta di questi elementi, i carabinieri propongono la tesi di un omicidio in famiglia che il giudice, però, boccia come «mera congettura autoreferenziale». Anche perché il gip ha in mano km e km di intercettazioni telefoniche e ambientali dalle quali non emerge nulla, se non aspetti privati degli Internò.

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C’è la mamma di Isabella ad esempio, che solo nel 2013 viene a sapere dell’aborto affrontato dalla figlia in giovane età. I carabinieri che la interrogano, riportano nel verbale il malore da lei avvertito una volta appresa la notizia. E ci sono poi i dissapori con il marito, anche lui all’oscuro di diversi particolari dell’adolescenza di sua moglie, rimasti sepolti per trent’anni e poi riemersi grazie alle indagini. Tra le altre cose, si lamenta della «troppa libertà» concessale all’epoca dai genitori.

Tutt’altra cosa, dunque, rispetto al profilo arcaico e conservatore attribuito loro dai rotocalchi per partito preso. Basta pensare che la stessa Isabella, rispetto alle convenzioni del tempo, era una ragazza che oggi avremmo definito emancipata, inserita com’era nell’ambiente dei calciatori fin da bambina. E quando si trova ad affrontare un momento difficile come un aborto, si fa aiutare proprio da un membro della sua famiglia, una zia che vive a Torino. Ma non solo. A quanto pare, nell’ambito della coppia che formava con Denis, non era lei quella – per così dire – all’antica.

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