X
<
>

Alfredo Iorio deposita dei fiori per le vittime della guerra

Condividi:
3 minuti per la lettura

«GUARDA qua la guerra è già finita, ora questo è il posto più sicuro del mondo. Per una settimana ci sono stati bombardamenti tutti i giorni, soprattutto da parte delle forze nazionaliste ucraine che fino a ieri hanno bombardato  Lugansk e Donietsk abitate dai russofoni. Ora non c’è più nulla da bombardare. I russi sono entrati in Ucraina come un coltello nel burro, sono già a Kiev e adesso nessuno bombarda più anche perché sono scappati tutti». Alfredo Iorio, cosentino d’origine ma romano d’adozione, si trova a Lugask nel Donbass e lo raggiungiamo via whatsapp. L’impenditore dice che è andato laggiù perché vuole aprire una pizzeria. L’inaugurazione era prevista per i primi di marzo, ma poi è arrivata la guerra.

Nessuno crede però alla storia del ristorantino. O almeno chi lo conosce sa che non è così. Iorio da sempre, infatti, ha una passione verso la politica estrema. Anche se alle ultime regionali in Calabria si è candidato nella circoscrizione Nord con i centristi di “Coraggio Italia” prendendo circa 2000 preferenze. In passato la sua militanza, però, è stata tutta nell’estrema destra. E’ stato   il leader storico di Trifoglio, il gruppo politico che rivendica l’eredità della storica sezione del Msi a via Ottaviano, nella parte settentrionale della Capitale.

Nel 2013, cioè l’immediato post Alemanno, Iorio si candida alle amministrative con Forza Nuova. Quando il Trifoglio si divide in due tronconi, lui sceglie l’ala più estrema “Patria” e con questa formazione si candida a sindaco di Roma prendendo lo 0,22%. Iorio si è segnalato alle cronache anche per un altro episodio: la protesta del 2015 contro il centro d’accoglienza in via Casale di San Nicola, all’estrema periferia nord di Roma, dove la prefettura aveva deciso di accogliere i migranti. Manifestazioni, sit in, qualche tafferuglio. Da qui l’avvicinamento alla Lega che Iorio sostiene alle europee puntando sul giovane Vincenzo Sofo e poi alle regionali, sostenendo Pietro Molinaro. Poi lo strappo con Salvini e l’approdo a Coraggio italia.

Sopra le righe come suo costume, Iorio, sostiene che questa era una guerra evitabilissima, scatenata dai nazionalisti ucraini. «Hanno fatto la voce grossa perché sentivano di avere dietro le spalle gli Usa, l’Europa, il mondo intero – dice Iorio – in realtà sono milizie improvvisate e la 57^ brigata dell’esercito ucraino si è schierata subito con i russi. Il vero problema è che qualcuno li ha finanziati e armati. Hanno in mano fucili da diecimila dollari, con visori notturni. Come se li sono procurati? Far entrare le armi americane in Ucraina è come vendere le sciarpe della Roma sotto la curva nord nel giorno del derby. C’è stata grande irresponsabilità da parte dell’Occidente».

Insomma Iorio ripete che è nel Donbass per affari, ma nello stesso tempo ammette di essere un amante della cultura russa e ortodossa. «Non dimentico le mie radici arberesh – dice – che costituiscono un ponte fra Oriente e Occidente». E fra le due fazioni sembra non avere dubbi su chi schierarsi: «Qui la guerra non la vuole nessuno, gli ucraini sono un popolo che vuole la pace. Sono state solo alcune minoranze, sostenute da forze esterne al Paese, che hanno provocato continuamente i russi». Non a caso una delle prime cose fatte da Iorio nel Donbass è stato recarsi a Donietsk per rendere omaggio alla tomba di Zagarshenko, ex presidente di Donietsk fatto saltare in aria in un attentato dai nazionalisti ucraini.

Come finirà questa storia? «Non lo so, qui adesso è tutto calmo, non credo che Putin farà un passo indietro ormai tutte le sanzioni che potevano essere comminate sono state applicate. Adesso vedremo cosa farà Biden. La verità è che i russi non vogliono missili americani a un tiro di schioppo da loro. Vedremo».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE