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Il municipio di Rende

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Il Viminale ha riscontrato infiltrazioni mafiose nell’azione amministrativa, il Governo ha sciolto il Consiglio comunale di Rende

COSENZA – Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ha deliberato lo scioglimento del Consiglio comunale di Rende per infiltrazioni mafiose e l’affidamento della gestione del Comune, per la durata di diciotto mesi, a una commissione straordinaria.

Lo scorso ottobre, in seguito alla maxi operazione “Reset” della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro sulle cosche della ’ndrangheta operanti nell’area urbana, si era insediata nel Comune di Rende la commissione d’accesso antimafia. Commissione composta dal prefetto Antonio Reppucci, dal vice questore aggiunto Giuseppe Zanfini e dal tenente colonnello dei carabinieri Dario Pini. Alla fine dello scorso marzo dopo sei mesi di verifiche e accertamenti la commissione aveva consegnato al prefetto Vittoria Ciaramella una relazione di 500 pagine.

La Prefettura bruzia ha poi inviato, a sua volta, un’ulteriore relazione al Viminale. Relazione che ha indotto il Ministro Piantedosi a optare per lo scioglimento del Consiglio comunale. Nell’inchiesta della Dda sono coinvolti, tra gli altri, il sindaco sospeso Marcello Manna e l’ex assessore ai Lavori pubblici Pino Munno. Munno si era dimesso nelle ore successive al blitz del 1° settembre. Ricordiamo che lo stesso Municipio si è costituito parte civile nell’udienza preliminare che è iniziata lo scorso 9 giugno nell’aula bunker di Lamezia Terme.

A novembre il Comune di Rende fu scosso da una nuova inchiesta, questa volta coordinata dalla Procura di Cosenza, sui lavori pubblici. Sono stati mesi incandescenti a Rende con le opposizioni che, a più riprese, hanno chiesto le dimissioni del sindaco e della Giunta. Un passo indietro che tuttavia non è mai arrivato. L’ultimo atto da sindaco di Marcello Manna (prima della sospensione innescata dalla condanna in primo grado per corruzione in atti giudiziari) è stata la nomina del vicesindaco Marta Petrusewicz che ha traghettato l’Ente fino a ieri, quando il Consiglio dei ministri ha sancito lo scioglimento del civico consesso.

È la prima volta che a Rende il Consiglio comunale viene sciolto per infiltrazioni mafiose. Un colpo durissimo per la città dove ha sede l’Università della Calabria e che ospita la più grande area industriale della regione. Esattamente dieci anni fa Rende visse un’attesa analoga che tuttavia in quell’occasione non si risolse con lo scioglimento. Infatti, in seguito al coinvolgimento di alcuni amministratori in un’inchiesta della Dda, si insediò anche in quel caso una commissione d’accesso antimafia. Ma dal Viminale in quella occasione decisero che i tentacoli della malavita organizzata non avevano inficiato l’azione politico-amministrativa.

A distanza di un decennio, con scenari e protagonisti ovviamente differenti, dalla Capitale è giunta la comunicazione dello scioglimento che apre una lunga fase di commissariamento per una delle città più importanti del Mezzogiorno. Nel 2014 Manna aveva messo fine dopo oltre mezzo secolo al dominio dei Riformisti a Rende e aveva ottenuto il bis nel 2019 avendo la meglio al ballottaggio su Sandro Principe. Poi venne l’alba del primo giorno di settembre dello scorso anno con l’operazione della Dda, coordinata da Nicola Gratteri. Ora il Comune di Rende ha la facoltà di presentare ricorso al Tar (ed eventualmente al Consiglio di Stato) contro il decreto di scioglimento.

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