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COSENZA – “La pandemia ha fatto riemergere problematiche che da sempre vengono ignorate dalla politica a qualsiasi livello. L’isolamento a cui siamo stati costretti, il distanziamento sociale, hanno acuito la sofferenza di molti e fatto insorgere difficoltà anche in soggetti sani. Ci si è preoccupati di tutto in questi due anni, meno che della salute mentale”.

Inizia così un’accorata lettera dell’associazione “Rosa di Gerico” che ha lo scopo di sostenere le famiglie dei pazienti psichiatrici “che sul nostro territorio sono abbandonate a stesse”, scrivono in un comunicato.

Nello stesso comunicato l’associazione fa sapere di aver chiesto un incontro al Commissario dell’Asp di Cosenza ancora senza risposta.

“I Csm locali sono sempre più in affanno – scrivono ancora – si sono moltiplicati i pazienti, ma non il numero degli operatori del servizio e men che meno gli strumenti a disposizione di questi. Gli operatori del servizio lavorano a ritmo incessante per garantire le cure necessarie ai malati pschiatrici, soprattutto in questo tempo che li ha visti più emarginati del solito. I medici hanno fatto un lavoro immane per garantire le vaccinazioni anti Covid ai pazienti. Non li hanno mai lasciati soli durante la pandemia e,spesso, utilizzando mezzi propri. Il tutto nel silenzio assordante delle Istituzioni”.

Qualche giorno fa, però, è successo qualcosa di nuovo: “I locali adibiti ad ambulatorio del Csm sono stati ampiamenti ridimensionati con buona pace della normativa anti Covid. Gli spazi sono stati ridotti al minimo, i pazienti sono costretti ad attendere il loro turno sotto il sole perché non esiste più una sala d’attesa, gli operatori lavorano senza aria condizionata con un serio rischio per la salute. E si sente anche discutere sulla possibilità di adibire ad ambulatorio per il Csm l’ultimo piano della struttura, ma evidentemente chi progetta questo non conosce la realtà dello stabile, visto che si tratta di un piano raggiungibile dopo due irte rampe di scale che renderebbero impossibile l’accesso ai pazienti anziani. Stabile che avrebbe bisogno di una messa in sicurezza, se ne discute da anni ma mai nulla di concreto è stato attuato”.

Ancora: “Non esistono protezioni alle finestre il che rende particolarmente pericolosa la permanenza dei malati pschiatrici. Mancano le misure minime di protezione previste dalla normativa sulla sicurezza negli ambienti di lavoro. E si potrebbe continuare all’infinito! Crediamo sia giunto il momento di svegliare i politici locali e le cariche istituzionali della Sanità calabrese e non solo. Il malato pschiatrico merita la stessa dignità di un qualsiasi altro malato”.

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