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Il fiume Bagni dove vengono scaricate le acque termali

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GUARDIA PIEMONTESE (CS) – Esalazioni sulfuree caratterizzano il corso del fiume Bragni, dove finisce l’acqua termale deviata dalle sorgenti (anziché nella “Condotta Sateca”), documentando così l’enorme danno provocato dal blocco dell’attività degli stabilimenti termali di Acquappesa e Guardia Piemontese, ma anche il rischio di inquinamento, visto che quell’acqua è sempre passata dagli stabilimenti, filtrata, processata e, infine, sversata nel torrente pura, solo dopo innumerevoli controlli.

È una situazione paradossale, quella che si sta verificando sul territorio tirrenico, dove i sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese, spalleggiati dalla Regione Calabria, hanno determinato il blocco dell’attività termale, dopo 80 anni di incessante attività.

Dopo aver violato tutti accordi istituzionali (anche in sede di Prefettura) e sforato date preventivamente programmate, i primi cittadini hanno fermato Sateca e non sono stati in grado di trovare nei tempi tecnici un nuovo gestore, bloccando la stagione termale e senza alcuna garanzia per il futuro, se è vero com’è vero che gli aspiranti nuovi gestori si occupano di sistemare strade, intonacare case, gestire fogne.

Ma il problema dell’acqua termale finita direttamente nel Bagni non è l’unica gravissima anomalia che in questo periodo sta colpendo il compendio. Quell’acqua non finisce più nella condotta Sateca. Quest’ultimo, gestore pro-tempore del compendio, aveva pregato più volte i sindaci affinché consentissero il passaggio dell’acqua nella cosiddetta “condotta speciale Sateca” (viaggia dieci metri di profondità) che, altrimenti, rischierebbe di asciugarsi, finendo otturata dai cristalli che irrimediabilmente la danneggerebbero.

Per riparare quella preziosa risorsa, costruita diversi decenni or sono dalla ditta Dalmine di Bergamo, occorrerebbero svariati milioni di euro. Ma la politica ad ogni livello sembra ormai essere sorda e cieca ad ogni sollecitazione.

Il piano era quello di chiudere ed alla fine hanno chiuso. Raccoglieranno, ora, l’accorato saggio appello del vescovo emerito di Reggio Calabria, Giuseppe Fiorini Morosini? Staremo a vedere.

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