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Luigi Sprovieri e Davide Covello (Foto Cecilia Vaccari)

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COSENZA – Si intitola “Non solo un volto” ed è il video reportage che racconta della comunità LGBTQ+ cosentina attraverso cinque storie diverse. Un’idea nata da Mario Gallo che è anche executive producer e coautore del progetto. Tutto nasce da un cambio di vita di Mario Gallo, che rientrato in Calabria dopo molti anni fuori casa, ha iniziato un capitolo nuovo.

«Ho sempre tenuto a Cosenza ed ho sempre detto di voler fare qualcosa per questa città», racconta. «E poi magicamente l’idea: è il mese del Pride mi sono detto, perché non raccontare le storie della comunità LGBTQ+ a Cosenza». Tutto è partito il 3 giugno con la recluta di Alessandra Pulzella, coautrice del progetto, «e in una settimana sono riuscito a tirare su una squadra a costo zero, composta da due cameraman, un regista (Fabio Abate), una giornalista, una storyteller, una fotografa e cinque storie. E sono davvero fiero del team che ha lavorato al progetto. Ci sono state giornate pienissime ma nessuno ne ha sentito il peso, tutti ci hanno creduto sin da subito».

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Le cinque storie raccontate nel video reportage sono quelle di Lavinia Durantini, presidentessa Arci Gay di Cosenza; Federico Cerminara, fondatore Arcigay in Calabria e memoria storica del panorama Lgbtq+ cosentino, Francesco Paese, personalità queer, Eugenia e Raffaella, mamme di una famiglia arcobaleno e la coppia Luigi Sprovieri e Davide Covello. Il video è strutturato in cinque atti più la conclusione.

Si parte con “Casa”, perché le cinque storie sono contestualizzate a Cosenza, e ognuno racconta del proprio posto del cuore nella città. “Allo specchio” è il titolo del secondo atto, ed è il punto di partenza dei racconti, dei coming out e delle storie delle coppie. “Cliché” è invece il terzo atto, un po’ più aspro, perché parla delle violenze e delle discriminazioni subite. “Azioni” spiega invece come nel quotidiano queste personalità diffondono il verbo, come fanno capire che non c’è nulla di diverso, tantomeno di sbagliato. Quinto atto è “Famiglia”, non solo quella in cui si è nato ma anche quella in cui si è scelto di stare, gli amici e chi sta intorno.

Infine la conclusione, che prende il titolo di “Identità”, e racconta chi sono e cosa sono diventate oggi queste personalità. «Non è Cosenza un posto dove ti senti discriminato – ci tiene a precisare Mario Gallo – ma di questa realtà non se ne parla e non si fa nulla per parlarne, nonostante la curiosità sia tanta, l’apertura ci sia, ma c’è anche del timore nel chiedere nonostante la voglia di sapere sia tantissima». «Nelle città più grandi se ne parla di più ma solo perché è più facile rapportarsi con identità diverse. La mentalità provinciale e ottusa invece è uguale ovunque, da Bolzano a Palermo», precisa. «Nel video infatti non abbiamo voluto dare un tono di denuncia, ma di conoscenza delle varie storie».

Non a caso, lo scopo di questo reportage è proprio mostrare alle persone e raccontare queste storie che sono assolutamente normali. Far capire la normalità di queste vite, non una diversità che non esiste.

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