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Vincenzo D'Atri premiato dal Comune di Cosenza

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COSENZA – È morto, alla soglia dei 90 anni Vincenzo D’Atri, decano dei giornalisti calabresi (iscritto nell’elenco professionisti dal 1 settembre 1956, era infatti, il più anziano d’iscrizione all’Ordine dei giornalisti della Calabria). e vero e proprio storiografo della squadra del Cosenza calcio cui ha dedicato l’intera sua carriera e la sua professione e in forza del quale ricevette, nel 2014, un premio da parte della Commissione cultura del Comune di Cosenza.

Attivamente impegnato negli istituti di categoria dei giornalisti, è stato tesoriere dell’Ordine dei giornalisti della Calabria, con Raffaele Nicolò presidente, dalla costituzione nel 1975 al 2003. Nel Sindacato Giornalisti della Calabria, costituito nel 1974, è stato tesoriere dal 1974 al 1976, consigliere dal 1976 al 1983, vicesegretario dal 1984 al 1991, consigliere dal 1991 al 2000. È stato anche delegato all’Assemblea nazionale della Casagit e fiduciario per la Calabria dal 1997 al 2009.

Originario di Castrovillari, dove era nato il primo giugno 1931, D’Atri è stata una voce storica della Rai Regionale dove ha lavorato fino al pensionamento ma è stato anche un apprezzato narratore della storia della Cosenza calcistica racconta nei volumi “Cosenza storia in rosso blu (1904-1986 1987-1991)” e Calcio dilettanti in Calabria tutti editi da Pellegrini editore (LEGGI LA PREFAZIONE AL VOLUME)-

Vincenzo D’Atri lascia le figlie Rosa, Gabriella (collega della Tgr Rai Calabria), Alessandra e Roberta (colleghe pubbliciste). I funerali saranno celebrati domani, sabato 26 giugno, alle ore 16.30 nella chiesa di Sant’Aniello, in via Panebianco a Cosenza.

«Molti amici e spettatori televisivi mi hanno confessato – ha raccontato d’Atri durante l’incontro in commissione cultura – che quando si sintonizzavano sul canale della Rai regionale per seguire il telegiornale e, come spesso capitava la domenica, ero io a condurlo, già dal mio buona sera si accorgevano se il Cosenza avesse vinto o perso. Evidentemente la mia espressione tradiva o la felicità della vittoria o lo scoramento della sconfitta o, ancora, una delusione a metà, nel caso di un pareggio».

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