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La confluenza tra i fiumi Crati e Busento a Cosenza

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Estate, tempo di viaggi. Ripercorriamo allora alcuni tour ‘eccellenti’ nella città di Cosenza. Dopo quelli di Giacomo Casanova, Alexandre Dumas e George Gissing raccontati nelle edizioni del 7, del 14 e del 21 agosto del Quotidiano del Sud, tocca alla scrittrice inglese Emily Lowe che, accompagnata dalla madre, decise di visitare la Sicilia e la Calabria, annotando il resoconto del suo viaggio in “Unprotected females in Sicily, Calabria and on the top of Mount Aetna”, apparso nel 1859 (in italiano “Donne indifese in Calabria”, edito da Rubbettino).

NEL XIX secolo la Calabria rappresentò una meta ambita per molti viaggiatori non solo per i paesaggi incantevoli, la natura maestosa e il tracimante patrimonio culturale ma anche per quel fascino ribelle e selvaggio che caratterizzava tutta la regione.

Se oltreoceano i cowboys e i pistoleri del Far West accendevano la fantasia di molti europei, nel vecchio continente un effetto simile era generato dalle gesta (poco ammirevoli a dire il vero) dei briganti del Sud Italia. I fuorilegge meridionali (ancor prima della loro politicizzazione filoborbonica in seguito all’Unità d’Italia) suscitavano curiosità e trasmettevano dei brividi a molti viaggiatori che desideravano visitare a tutti i costi i luoghi descritti proprio in quegli anni da Alexandre Dumas. La Gran Bretagna della seconda metà dell’Ottocento era piena di facoltosi che, annoiati dalla solita routine, desideravano avventurarsi in un viaggio nel profondo Sud.

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Emily Lowe

Nel 1859 toccò alla scrittrice inglese Emily Lowe che accompagnata dalla madre decise di visitare la Sicilia e la Calabria annotando il resoconto del suo viaggio nel volume “Donne indifese in Calabria” (titolo originale: Unprotected females in Sicily, Calabria and on the top of Mount Aetna). Il titolo intendeva verosimilmente catturare l’attenzione dei lettori dell’epoca evidenziando, al contempo, che il viaggio fosse stato compiuto da due donne senza la compagnia/protezione di uomini.

Emily Lowe vanta, tra l’altro, il primato di essere stata la prima donna in Inghilterra a ottenere la patente di capitano navale e ad attraversare il Mediterraneo su un’imbarcazione con un equipaggio interamente sotto i suoi ordini.

OSPITALITÀ BRUZIA

«Evviva la Calabria! Terra che pericoli romanzeschi proteggono dall’invasione dei viaggiatori», esclamò Emily Lowe appena mise piede a Reggio Calabria dopo aver visitato la Sicilia. La scrittrice e la madre giunsero a Cosenza il giorno dell’Epifania. «Quale vista, oh lettore, pensi che si aprisse davanti alla nostra casa? Il sito della tomba di Alarico!», annotò con entusiasmo sul suo diario la scrittrice. Le due donne, infatti, alloggiarono in un albergo che affacciava sul letto del fiume Busento dove si ritiene che fosse stato seppellito il re dei Visigoti. L’impatto con il personale dell’albergo fu ottimo. «Chiedeteci tutto ciò che vi serve, siamo all’erta», disse una gentile locandiera alle due signore inglesi. «Alla nostra richiesta di fare colazione ci portarono del buon caffè e diverse prelibatezze locali: latte di bufala, della consistenza di panna rappresa rassodata con uova e chiamato provola , “muzzarelli”  cioè sacchetti di pastella grigliati con pepe e trasformati nei piccoli diavoli del capoluogo; e il formaggio nazionale di capra detto “caciocavallo” (ndr, che l’autrice nel testo chiama erroneamente  “caccia cavallo”)», questo il lusinghiero feedback gastronomico (sebbene con qualche equivoco ed errore di traduzione) di Emily Lowe.

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A SPASSO PER LA CITTÀ

Le due donne, esattamente come capitò ad Alexandre Dumas e alla sua comitiva un quarto di secolo prima, parteciparono a molte processioni ed eventi religiosi. Particolare fu l’ammirazione per i presepi che colpirono Emily Lowe per la straordinaria accuratezza e la solennità.  Lo stile, il portamento e il vestiario delle due gentildonne suscitarono grande curiosità tra i cosentini che, pur senza importunare le due signore, le seguirono e osservarono con stupore. In più di una circostanza le guardie civili dovettero intervenire per “disperdere” la piccola folla di curiosi.

L’autrice mostrò sin da subito grande empatia per i molti perseguitati politici antiborbonici stigmatizzando le pessime condizioni di detenzione: «Cosenza è una città che desidera ardentemente la libertà e il progresso e per questo è stata severamente repressa. Difficile trovare una famiglia che non abbia qualcuno dei suoi membri in prigione».

STRANI RISVEGLI

Il secondo giorno nella città di Telesio coincise con il mercato dei maiali che si svolgeva proprio nei pressi dell’albergo: «Fummo svegliate prima dell’alba da uno spaventoso grugnito sotto le finestre. Ahimè, il mercato dei maiali si teneva sulla tomba di Alarico». Dopo l’iniziale smarrimento Lowe riuscì però a trovare spunti interessanti per il suo diario anche in quello scenario insolito. La locandiera fece presente che il lavoro umile di quei giovanotti non doveva trarre in inganno perché, tre di essi in particolare, erano «ricchi, anzi ricchissimi» indicando le loro magnifiche e appariscenti catene di orologio.

CALABRESI BRAVA GENTE

Il congedo da Cosenza fu denso di emozioni: «Ci dispiacque molto dover lasciare questa città semplice e genuina, dove persino i locandieri sono disinteressati». Nel viaggio verso Paola le due inglesi furono scortate da uomini della guardia civile in borghese armati fino ai denti che, nonostante l’aspetto truce, trasmettevano assoluta affidabilità: «C’è tanta espressività nella faccia dei calabresi che vi si può leggere tutto quello che hanno nella mente, per cui non c’è motivo di considerarli con sospetto».

Dopo la morte di Marianne convolò a nozze con Edith Underwood. Ebbero due figli ma la donna soffriva di violenti attacchi d’ira. Venne dichiarata insana di mente e visse in un manicomio fino alla morte. Gissing fu spesso costretto a dare lezioni private e a lavorare nelle biblioteche per arrotondare le sue magre entrate. Grande estimatore di Charles Dickens e dei veristi francesi, nelle sue varie opere descrisse la miseria dell’Inghilterra proletaria all’alba del XX secolo.

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