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LA CRISI della raccolta di sangue che si è generata nel corso della pandemia sembra essere ormai superata. Ma ancora c’è un grande divario tra le regioni del Sud e quelle del Nord. E la Calabria, purtroppo, nel 2022, ha fatto registrare dati da maglia nera. Eppure i donatori – secondo il presidente nazionale dell’Avis Giancarlo Briola – non mancano, ma il problema maggiore consiste nella mancata organizzazione della raccolta del sangue, sangue che serve tutto l’anno, anche durante i mesi estivi che da sempre sono quelli più critici per la donazione.

“Nel periodo estivo c’è un crollo delle donazioni di sangue a livello nazionale, ancor di più in Calabria e in particolar modo nella provincia di Cosenza”. È un vero e proprio grido di allarme quello lanciato dal professore Francesco Zinno, direttore del Servizio di Immunoematologia e Medicina trasfusionale dell’Azienda ospedaliera di Cosenza, che denuncia la difficoltà a garantire le trasfusioni ordinarie con il trenta, quaranta per cento di calo delle donazioni nei mesi estivi. “Le urgenze – precisa – quelle sì, riusciamo ancora a supportarle ma se non c’è un rifornimento continuo e in temi brevi – nella settimana successiva a ferragosto per essere chiari – c’è anche il rischio di non poter trasfondere i pazienti urgenti”.

Francesco Zinno, direttore del Servizio di Immunoematologia
e Medicina trasfusionale dell’Azienda ospedaliera di Cosenza

La Medicina trasfusionale è il motore di un ospedale e se manca il sangue, non possono essere eseguiti gli interventi chirurgici programmati, né si possono trasfondere i malati cronici come i talassemici. E in un ospedale come l’Annunziata di Cosenza dove vengono eseguite all’incirca settanta trasfusioni al giorno, il problema si trasforma presto in emergenza. “E se io ho solo trenta sacche di sangue – spiega Zinno – devo cominciare a scegliere i pazienti a cui darlo quel sangue. Pensiamo a un intervento di femore che è collocabile tra l’urgente e il programmabile: se oggi si verifica un incidente stradale e ho anche un paziente con la rottura del femore, è evidente che devo dare la precedenza all’incidente stradale”.

Il calo di donazioni, e di raccolta sangue, che si registra inevitabilmente nei mesi estivi è determinato soprattutto dal fatto che i donatori vanno in vacanza e le temperature torride che si sono registrate nei giorni scorsi, non hanno certo invogliato chi è rimasto in città, a sottoporsi alla donazione. Ma c’è anche dell’altro: bisogna promuovere la cultura della donazione e farlo con tutti i mezzi a disposizione. Finché si continuerà a fare affidamento sui donatori abituali, evidentemente non più sufficienti a coprire il fabbisogno giornaliero di sangue, un medico sarà sempre costretto a operare scelte giuste ma pur sempre dolorose perché negare l’assistenza a chi ne ha bisogno, lascia sempre l’amaro in bocca. È necessaria, dunque, da parte delle associazioni e della società civile, la massima attenzione verso la sensibilizzazione soprattutto dei giovani che, se adeguatamente informati e coinvolti, di certo non faranno mancare il loro appoggio e sarebbero ben contenti di partecipare alla raccolta sangue.

“Se vogliamo proprio dirla tutta – continua Zinno – proprio il periodo estivo potrebbe essere il momento migliore per avvicinarsi alla donazione, perché di solito si ha più tempo e la donazione porta via solo mezz’ora”. Già, mezz’ora della propria esistenza che consentirebbe ai medici di salvare tante vite umane e di offrire ai malati cronici condizioni di vita migliori. Il sistema sangue italiano, che a differenza di altri paesi si basa totalmente sulla donazione volontaria e non remunerata, conta al momento circa 1,66 milioni di donatori, di cui 1,38 periodici e circa 284mila alla prima donazione. Nel 2022 il numero di donazioni è stato di circa 3 milioni con un’incidenza sulla popolazione di circa 5 ogni cento abitanti. In media si parla di 5 donazioni di sangue ogni minuto che consente di trasfondere 1.750 pazienti al giorno e di trattare con medicinali plasmaderivati migliaia di persone al giorno.

Bastano questi dati per fornire delle giuste motivazioni alla donazione. “Ricordo, qualche anno fa, un grave incidente stradale in cui rimase coinvolta una ragazza di vent’anni alla quale praticammo oltre cento trasfusioni – ricorda Zinno – quando, dopo molto tempo, uscì dall’ospedale finalmente guarita, venne a ringraziarci e pronunciò delle parole che sono rimaste ben impresse nella mia mente. Ci riferì che aveva sempre pensato di diventare donatrice ma che per anni non aveva mai trovato né il tempo, né lo stimolo giusto per farlo. Invece, in appena quindici secondi si era ritrovata ad essere una paziente alla quale serviva il sangue per continuare a vivere. È brutto fare promozione utilizzando queste argomentazioni ma di certo queste considerazioni vanno fatte ed è per questo che quando vado ai congressi, uso sempre le parole di questa ragazza per far comprendere quanto sia necessaria una presa di coscienza vera verso questo tema”.

VIDEO – I TRE TIPI DI DONAZIONE DI SANGUE

Le associazioni di volontariato che si occupano della donazione del sangue, hanno tra i loro compiti primari la promozione e la sensibilizzazione verso il tema della donazione. Purtroppo, però, dai dati registrati sul territorio appare evidente che ciò che è stato fatto finora non ha prodotto i risultati sperati. “Nei giorni scorsi – continua Zinno – abbiamo firmato delle importanti convenzioni sia con la Croce Rossa che con l’associazione “Donatori nati” della Polizia di Stato che si sono subito rimboccati le maniche per darci una mano così come fanno l’Avis e la Fidas. Ma il problema resta quello della sensibilizzazione che bisogna portare avanti in ogni modo. Bisogna trovare i canali giusti per arrivare a più persone possibili e sfatare anche i dubbi e le preoccupazioni che potrebbero insorgere quando non si hanno le giuste informazioni sulla donazione. Mi sento di affermare con assoluta certezza che la donazione è un’attività priva di qualunque rischio e, anzi, con questa pratica, si diventa addirittura dei privilegiati se si pensa che il donatore è costantemente controllato. L’attività di documentazione di questi percorsi credo sia fondamentale perché se capisco che fare questo atto non mi crea nessun problema, probabilmente mi avvicino con maggiore sicurezza alla donazione. E tutti coloro che possono farlo, soprattutto in questo momento, sono chiamati a fare la loro parte”.

Promozione, sensibilizzazione, sono questi due passaggi fondamentali per costruire relazioni di responsabilità all’interno delle comunità. Dice bene il professore Zinno quando suggerisce di promuovere la donazione andando a parlare anche con i turisti in vacanza se necessario, o proponendo incontri nelle realtà lavorative facendo comprendere quanto sia necessario un atto di generosità e di attenzione verso l’altro, perché lui da medico sa quanto sia prezioso quel liquido rosso che restituisce alla vita esistenze altrimenti perdute. “Un’altra emergenza che abbiamo in Calabria riguarda la raccolta del plasma con il quale si producono le immunoglobuline, i vaccini – conclude Zinno – ma posso dire che in parallelo con le note negative, nel nostro centro trasfusionale così come in altri centri della Calabria, abbiamo iniziato a fare la raccolta cosiddetta “multicomponent” che si fa solo nel Servizio trasfusionale e si raccolgono sia i globuli rossi che il plasma con delle macchine che eseguono le separazioni cellulari. E questo è un passo importante perché a fronte della carenza di donazioni che abbiamo appena denunciato, possiamo dire che con il plasma abbiamo raddoppiato i numeri anche se restano ancora bassi”.

Nell’analisi complessiva del fenomeno del calo della raccolta di sangue, appare fin troppo evidente quanto sia essenziale – per riuscire almeno a mantenere i numeri attuali – il ricambio generazionale. La maggior parte dei donatori sono ultrasessantenni, persone che tra un po’, per raggiunti limiti di età, non potranno più farlo ed è per questo che è fondamentale avvicinare i giovani alla donazione. A loro, dunque, il compito di continuare una pratica nobile quanto preziosa, e alle associazioni quello non meno arduo di avvicinare a una giusta causa più persone possibili perché niente vale quanto una vita strappata alla malattia grazie al contributo di chi ha fatto la sua parte fino in fondo.

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