X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

Lo spettacolo è inserito nel cartellone “Radicamenti Off” che prevede altri due spettacoli

MENDICINO (COSENZA) – A Mendicino parte Radicamenti Off, nato da una costola del Festival Radicamenti che prosegue il percorso di Sguardi A Sud, la rassegna teatrale del Teatro Comunale di Mendicino. Si inizia l’8 Dicembre con la compagnia Porta Cenere che metterà in scena “Re Giangurgolo e le arance d’oro”, la divertente maschera del calabrese, in una drammaturgia originale scritta da ELisa Ianni Palarchio, con Mario Massaro, Antonio Arena, Paolo Spinelli e la stessa Elisa Ianni Palarchio. Uno spettacolo per tutta la famiglia, che mette in luce vizi e virtù di una maschera poco popolare, ma molto importante della commedia dell’arte.

Secondo appuntamento -il 13 dicembre-, e qui si tratta di un vero e proprio evento, è l’arrivo sulle tavole del teatro di Mendicino di Paolo Nani, straordinario attore e clown, che porterà un classico della risata, presente da 25 anni sui palcoscenici internazionali con 1200 repliche al suo attivo: “La Lettera”.

Paolo Nani, solo sul palco con un tavolo e una valigia di oggetti, riesce a dar vita a 15 micro-storie, tutte contenenti la medesima trama ma interpretate ogni volta da una persona diversa. Perché non si smette mai di ridere per tutta la durata dello spettacolo, vien fatto di chiedersi. La risposta sta nella incredibile precisione, dedizione, studio e serietà di un artista che è considerato a livello internazionale uno dei maestri indiscussi del teatro fisico. Il tema de “La lettera” è molto semplice: un uomo entra in scena, si siede a un tavolo, beve un sorso di vino che però sputa, essendo chissacchè, contempla la foto della nonna e scrive una lettera. La imbusta, affranca e sta per uscire quando gli viene il dubbio che nella penna non ci sia inchiostro. controlla e constata che non ha scritto niente. Deluso, esce. Tutto qui. La storia de La Lettera si ripete 15 volte in altrettante varianti come: All’indietro, con sorprese, volgare, senza mani, horror, cinema muto, circo, ecc.ecc.

È uno studio sullo stile, sulla sorpresa e sul ritmo, portati all’estremo della precisione ed efficacia comica, nella costante evoluzione dello spettacolo che si replica dal febbraio ’92 ed è liberamente ispirato al libro dello scrittore francese Raymond Queneau “Esercizi di Stile”, scritto nel 1947, dove una breve storia è ripetuta 99 volte volte in altrettanti stili letterari.

Terzo e ultimo appuntamento, il 4 gennaio, è “Zampalesta u cane tempesta”, del Teatro della Maruca, già vincitore del prestigioso premio Otello Sarzi. In un piccolo paese della calda Calabria, un cane lupo ridotto in catene dal suo padrone, scappa seminando il panico in tutta la comunità. Zampalesta incontra gli archetipi che hanno caratterizzato la terra calabra. In un susseguirsi di scene divertenti scopriremo che Zampalesta è il simbolo della paura verso la diversità o mostruosità degli animali. Sarà proprio il colpo di scena finale che ridarà il giusto equilibrio alla storia. Quando il pubblico capirà che le “buone maniere” non sono ridurre alla catena un uomo o un animale ma è l’insegnamento del rispetto per se per gli altri e per la natura. Tre appuntamenti da non perdere, insomma nell’attiviso Teatro Comunale di Mendicino, diretto da Mario Massaro e gestito dalla compagnia Porta Cenere.

 

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE