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Domenico Pallaria durante l'intervista a Report

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CATANZARO – «Nella piena consapevolezza di aver fatto quanto necessario alla guida della Protezione Civile, seppure in una condizione difficilissima ed in costanza di una epidemia che ha messo in crisi contesti territoriali ben più organizzati del nostro, tengo a precisare di aver rimesso alla presidente della Giunta regionale Jole Santelli, ogni valutazione in ordine alla guida della Prociv calabrese. Incarico che ho assunto, come ho precisato nell’ormai famigerata intervista, assieme ad altre, gravose responsabilità e non certo per bulimia di incarichi ma in conseguenza di difficoltà che si erano via via manifestate all’interno dell’organizzazione regionale. E’ valso per la Protezione Civile (che afferisce al Dipartimento Presidenza) cosi come per la gestione dei rifiuti (che attiene invece al Dipartimento ambiente)».

Lo afferma Domenico Pallaria dimessosi ieri dalla guida della Protezione civile regionale (LEGGI LA NOTIZIA) al seguito di un servizio della trasmissione Rai Report (QUESTO IL LINK ALLA TRASMISSIONE).

«Ciò premesso – prosegue Pallaria – mi paiono più che opportune, anche sulla scorta dell’esperienza di queste settimane, alcune osservazioni. La condizione del sistema sanitario regionale è nota a tutti da tempo, sulla nostra sanità pesano un decennio di tagli draconiani, programmi scritti ma quasi mai trasformati in progetti concreti, commissariamenti che hanno di fatto “sterilizzato” ogni possibilità di decisione ed indirizzo politico. So che è mediaticamente efficace l’associare alla decadenza di ospedali mai finiti o mai aperti una sequenza di parole in grado di scatenare reazioni indignate, è efficace ma non vuol dire che sia la verità o, ancor più propriamente, che i concetti espressi siano riassumibili in pochi, pruriginosi secondi di parlato. So che è mediaticamente utile e produttivo estrapolare pochissime frasi da un’intervista durata quasi due ore; la verità è che si amplificano frasi che appaiono (e sono) senza senso unicamente per rafforzare il significato di una ricostruzione che mostra solo una parte della realtà. So che è mediaticamente redditizio raccontare della Calabria gli aspetti negativi, che ci sono, tralasciando di mettere in evidenza l’impegno, burocratico ed amministrativo, nella gestione di problemi complessi per non dire incancreniti. So che è mediaticamente conveniente solleticare lo sdegno rispetto ad una frase “non capisco nulla di ventilatori” che non solo è corretta ma che rivendico; compito di chi dirige ed ha funzioni di organizzazione e coordinamento non è quello di avere competenze specifiche nell’analisi e nella scelta dei ventilatori. Da questo punto di vista ho l’obbligo di riassumere ciò che ho detto alla giornalista e che, magicamente, è sparito, voglio pensare solo ed unicamente per questione di tempo e di sintesi. In Calabria su 110 posti letto di terapia intensiva l’85% erano occupati e dunque la Regione ha predisposto un piano di 310 posti letto tra terapia intensiva (TI) e terapia semintensiva (TSI); piano trasmesso al Governo con riferimento alle necessità di attrezzature e strumentazioni. E’ noto che l’impegno nazionale era ed è destinato prioritariamente alle regioni con un alto numero di contagi, per la Calabria le forniture sarebbero state sì garantite ma non prima di 45 giorni, è questa la ragione per cui è stata predisposta la manifestazione di interesse rivolta agli operatori del settore per verificare la disponibilità nei magazzini delle attrezzature (a partire da letti e materassi) e degli strumenti che ci consentissero di avere la possibilità di allestire un pur minimo adeguato numero di posti letto che ci lasciasse tranquilli. La valutazione di merito, in conseguenza della manifestazione di interesse, è affidata ad uno specifico gruppo di lavoro, costituito previo assenso della Protezione Civile Nazionale e del Commissario Arcuri e composto da professionalità tecniche, amministrative e, soprattutto, mediche. La frase “non capisco nulla di ventilatori” è estrapolata da questo contesto argomentativo ed è, mi si consenta, persino rassicurante nella misura in cui ho dettagliatamente spiegato che io e il mio gruppo di lavoro abbiamo definito il percorso burocratico-amministrativo, la valutazione di merito e di dettaglio è affidata, come accade dovunque, a professionisti con competenze specifiche».

«Relativamente alle “mascherine” – spiega ancora Pallaria – a qualcuno è poi forse sfuggito che il tema è nazionale e che a fronte di un fabbisogno pari a 90 milioni di pezzi al mese dall’1 al 29 marzo ne sono state consegnate 39,3 milioni; con un flusso di invii che naturalmente ha tenuto conto delle esigenze specifiche e dell’urgenza in alcuni territori. So che è difficile, infine, opporre la fondatezza dei ragionamenti alla forza dei pregiudizi, ma di questo si tratta, di descrizioni a volte vere ma quasi sempre, purtroppo, stereotipate. Perché vince sempre il racconto della Calabria disorganizzata, colpevole, irredimibile; peccato che questa regione non sia nè tutta, nè sempre così; e mi auguro che sullo sdegno alimentato prima o poi prevalga l’orgoglio consapevole».

«Sono indignato – conclude Pallaria – per la strumentalizzazione della mia figura e addolorato per il tempo che si è perso per chiarire una situazione del tutto secondaria rispetto all’emergenza in corso».

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