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Il caldo che imperversa da diversi giorni mette in ginocchio l’agricoltura calabrese, un killer silenzioso che falcidia le coltivazioni

COSENZA – «Piove sul bagnato, anche se di bagnato non è rimasto niente». È un’ironia amara quella di Demetrio Stancati, presidente del Consorzio “Terre di Cosenza Dop“. Prima le piogge incessanti, poi il caldo eccessivo hanno messo, infatti, e stanno mettendo a serio repentaglio i vitigni. Quelli suoi e dei colleghi viticoltori che rappresenta.

IL CALDO KILLER DELL’AGRICOLTURA CALABRESE

«I danni sono pesanti – continua Stancati – Nel mese di maggio abbiamo avuto, nel Cosentino, ben 23 giornate di pioggia e in quello di giugno 15: a causa delle grandinate non abbiamo potuto proteggere al meglio i vitigni, aggrediti dalla peronospora e cioè dal fungo che secca tutti i grappoli».

E così agli effetti drammatici del maltempo oggi si affiancano le conseguenze, altrettanto negative, del gran caldo.

«Si tratta – dice sempre il presidente del Consorzio – di una combinazione letale. Conclusa la stagione (anomala) delle piogge, con questo caldo e soprattutto con questa umidità è venuto fuori l’oidio, un ulteriore fungo che sì, si può curare con lo zolfo in polvere ma mette a rischio la qualità del prodotto finale».

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Il risultato?

«Danni alla produzione – ribadisce Demetrio Stancati – intorno al 70 per cento in tutta la Calabria. Ci sono alcune zone, anzi, soprattutto quelle pianeggianti, dove la percentuale arriva fino al 90 per cento. Forse – continua l’esperto – a “salvarsi” potrebbero essere le aree sopraelevate, quelle in cui il vento, riuscendo a penetrare tra i filari, dà un po’ più di sollievo».

Tutti motivi, questi ultimi inerenti ai deterioramenti delle vigne a causa dei cambiamenti climatici in atto, che hanno portato la Regione Calabria, su richiesta di Coldiretti, a chiedere lo stato di calamità per il settore della viticoltura.

«Da Catanzaro la richiesta al ministero – dice ancora Demetrio Stancati -, così come accaduto in altri territori, ad esempio la Puglia e la Campania. Adesso aspettiamo che Roma determini, decida sul punto e, in caso positivo, attendiamo qualche incentivo, qualche misura a nostra tutela e salvaguardia: tuttavia i soldi sono pochi e i nostri danni, come dicevamo, assai ingenti».

Se, dunque, la temperatura ideale per i vitigni, in estate, sarebbe quella che varia «dai 30 ai 32 gradi», cosa potrebbe (ulteriormente) accadere se il caldo record non si arrestasse subito?

«Le piante potrebbero andare in stress idrico – continua Stancati -. Se le temperature diminuissero, di certo, potremmo andare a raccogliere quello che è rimasto, sperando di riequilibrare la situazione. Insomma, siamo in bilico tra il semi-disastro e il disastro totale. Tra una quindicina di giorni – prosegue il presidente del Consorzio “Terre di Cosenza Dop” – sapremo a che tipo di annata, nel complesso, siamo andati incontro. Per adesso – conclude Demetrio Stancati – posso dire che da un punto di vista prettamente quantitativo è, lo ripeto, un disastro. Da quello qualitativo invece bisogna, appunto, capire se riusciremo a salvarci».

L’ottimismo per la vendemmia, dunque, c’è ma è poco: un grande peccato per la filiera della produzione del vino, per chi ha fatto e fa della vigna il centro della propria esistenza.

Caldo killer dell’agricoltura calabrese, i danni ai raccolti di albicocche, pomodori e lattughe

«Le alte temperature sono un problema per tutti i tipi di coltivazione». Parola di Francesco Cosentini, direttore regionale di Coldiretti. «A causa di questo caldo record – aggiunge Cosentini – la pianta va in stato di blocco e se non venisse idratata in modo adeguato raggiungerebbe di certo il punto di appassimento permanente. In altre parole, morirebbe. Se, dunque, si continuasse con queste temperature, nonostante l’acqua ci sia e non manchi sul nostro territorio, qualche rischio in più, per le nostre piante appunto, ci sarebbe».

Mentre, pertanto, si spera che il caldo killer nelle prossime settimane si attenui e, ancora per il bene dell’agricoltura calabrese, che non si vada incontro alle violente piogge che stanno flagellando il Nord Italia, Cosentini fornisce qualche numero.

«Se la produzione di vino quest’anno – spiega sempre il direttore regionale di Coldiretti – sarà contenuta, per quanto attiene agli oliveti, in alcune aree, la perdita sarà totale. D’altronde – chiosa Cosentini – la combinazione pioggia-caldo è risultata devastante».

E poi ci sono gli ortaggi.

«Anch’essi – prosegue Francesco Cosentini – stanno subendo dei “danni”: le lattughe, per esempio, potrebbero seccare; i pomodori, i peperoni e le melanzane, invece, potrebbero scottarsi. Lo stesso vale per angurie e meloni. Ecco perché – continua Cosentini – la richiesta dello stato di calamità da parte della Regione al ministero risulta molto importante: siamo fiduciosi che la richiesta stessa venga accolta, d’altronde, a seguito dei dati che abbiamo fornito, la Calabria rientra pienamente nei parametri di accesso».

I cambiamenti climatici, in virtù di tutto ciò, stanno quindi causando non pochi problemi alle coltivazioni.

«Gli agricoltori – afferma Cosentini – devono e dovranno imparare a dominarli questi cambiamenti, riducendone al minimo le conseguenze, gli effetti dannosi. Al momento – dice – ciò che bisogna fare è idratare le piante, proteggerle in questo modo».

E per gli altri prodotti? Qual è e quale sarà il loro destino?

«Ebbene, per le albicocche si registra – spiega Francesco Cosentini – una riduzione pari al 60 per cento; per le pesche tra il 20 e il 40 per cento. Analoghi i numeri, per quanto in Calabria ce ne siano poche, riguardanti le ciliegie».

Meno prodotto si raccoglie, in ultimo, meno manodopera viene impiegata nelle attività quotidiane relative al settore dell’agricoltura e delle coltivazione.

«Questo – conclude il direttore regionale di Coldiretti – rappresenta un altro, grave, gravissimo problema».

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